Matteo Della Bordella torna in Patagonia per la sua stagione invernale. “La Patagonia è il tempio dell’alpinismo, il mio appuntamento più importante dell’anno. Qui trovo stimoli sempre nuovi, e la voglia di mettermi alla prova con sfide impegnative e obiettivi sempre più importanti”. Per lo scalatore, membro dei famosi Ragni di Lecco, in Patagonia si trovano le montagne più belle del mondo.
Durante l’ultima avventura trascorsa in Patagonia, Matteo ha aperto una nuova via sul Cerro Torre: Brothers in arms, dedicata a tutti i compagni caduti sul campo. Questa via è stata la realizzazione di un sogno che aveva insieme agli amici e compagni di cordata, Matteo Bernasconi e Matteo Pasquetto, scomparsi in due incidenti nel corso della primavera ed estate 2020.
Il ritorno in Patagonia
Matteo ha confessato che trovare la motivazione per tornare in Patagonia, dopo l’esperienza sul Cerro Torre, è stato difficile. Per questo motivo ha deciso di intraprendere un’esperienza nuova, con un compagno di cordata motivato ed entusiasta: Leonardo Gheza.
Leonardo e Matteo si sono conosciuti proprio in Patagonia, grazie all’amicizia comune con Matteo Pasquetto, nell’anno dei primi tentativi lungo il Diedro degli Inglesi. “Insieme abbiamo ripetuto Groucho Marx, sulla est delle Grandes Jorasses” mentre Gheza, insieme a Federica Mingolla, ha effettuato la prima ripetizione di Il giovane guerriero, via aperta da Della Bordella con Luca Moroni e Matteo Pasquetto.
Gheza, 31 anni ed un curriculum di primordine, ha un’ottima esperienza su montagne e pareti impegnative di tutto il mondo, oltre a ripetizioni importanti ed estreme sulle Alpi. “Per noi il range sono le montagne nell’area del Fitz Roy. Abbiamo in mente un progetto, ma al momento preferiamo non svelarlo”. Matteo conosce molto bene queste montagne, nel corso degli ultimi dieci anni ha scalato tre volte il Fitz Roy: nel 2014, con Luca Schiera e Silvan Schüpbach, per la via Californiana; con gli stessi compagni nel 2015, aprendo una nuova variante al Pilastro Goretta; l’ultima volta nel 2016, con David Bacci, realizzando la prima ripetizione della via dei Ragni sulla parete est.
Perchè il Fitz Roy
La decisione di andare verso il Fitz Roy è anche una scelta legata alla sicurezza oggettiva della montagna. “Con le temperature alte che si stanno registrando nelle ultime stagioni una montagna come il Fitz Roy offre maggiori margini di sicurezza presentando meno pericoli oggettivi rispetto al Cerro Torre, con il suo fungo di ghiaccio” spiega Matteo. “L’assunzione di una certa percentuale di rischio fa parte dell’alpinismo: non possiamo portare questo valore a zero, e lo sappiamo bene. Quello che possiamo fare è limitare il più possibile la nostra esposizione ai pericoli oggettivi”.