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Michele Boscacci, lo sci alpinismo è una questione di famiglia

di - 08/02/2023

Abbiamo incontrato tra i boschi di Albosaggia, paesino della Valtellina a meno di 500 m sul livello del mare, paese in cui vive attualmente, Michele Boscacci, talentuosissimo atleta di sci alpinismo, con un palmarès da far rabbrividire chiunque. Atleta in forza nel Centro Sportivo Esercito di Courmayeur dal 2008.

 

 

Intervista di: Daniele Milano Pession

Ciao Michele vuoi farci una tua breve presentazione?

Certamente! Mi chiamo Michele Boscacci, sono nato a Sondrio il 4 gennaio 1990 e vivo ad Albosaggia. Già quando ero piccolo seguivo le gesta di mio papà nello sci alpinismo che è attualmente la mia professione. Sono arruolato come atleta dal 2013 nel Centro Sportivo Esercito e faccio parte della Squadra nazionale di Sci alpinismo dal 2008. Nella mia carriera ho vinto tre Coppe del Mondo Overall, 3 Trofei Mezzalama, 3 Pierra Menta, 2 Patrouilles des Glaciers, 2 Tour del Rutor, 3 Sella Ronda Skimarathon. Sono queste le gare un po’ più rappresentative dove sono riuscito a primeggiare.

Foto: Matteo Pavana

Vita Privata?

Mi sono sposato l’anno scorso con Alba De Silvestro, il 18 di settembre, e condividiamo sia la vita che il lavoro, e anche la grande passione per ciò che facciamo: Anche lei fa parte del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur ed è atleta della Squadra Nazionale.

 

Sponsor?

Sono Total Look con La Sportiva, un brand con cui riesco a lavorare davvero molto bene, usando scarponi, che considero la loro punta di diamante. Per gli sci utilizzo sempre La Sportiva, ma sviluppati in modo specifico dall’azienda Sky Trab di Bormio, mentre per gli attacchi utilizzo gli ATK, azienda 100% italiana di Modena. Per lo zaino utilizzo sempre uno zaino marchiato La Sportiva, ma sviluppato da Camp.

 

In ogni famiglia, avere qualcuno che “mastica” di sport può essere un enorme vantaggio. Tu in famiglia hai dei veri professionisti, Che rapporto hai con i tuoi genitori?

Senza dimenticare il nonno Umberto! Non agonista, ma un vero e proprio pioniere. Papà Graziano sì che è stato un pioniere. Con Ivan Murada ha vinto nel 2001 il primo Campionato mondiale di sci alpinismo a coppie. Lui per me è sempre stato un grandissimo punto di riferimento e prima di lui il nonno Umberto che mi portava regolarmente a vedere le gare di papà. Mi piaceva l’ambiente, la gente, le gare, un mix favolososo, che mi ha portato ad arrivare dove sono adesso.

 

E propri partendo dalla famiglia. Ti ricordi le prime volte che hai inforcato gli sci da sci alpinismo, con gli amici, con i genitori, o per te sono sempre state gare o stare da solo?

Nella mia famiglia si è sempre masticato molto di sport. Le prime uscite con mio nonno, che mi aveva modificato degli sci e a volte mi tirava con un cordino adattato, le ricordo molto bene. A volte si trattava di piccoli accorgimenti, anche solo per vedere punti delle gare più spettacolari. Era una bella fatica, ma che mi guadagnavano volentieri scendendo poi da solo e godendomi quattro curvette. Il mio è sempre stato un avvicinarmi allo sport molto semplice, senza strafare. Certo mi piacevano le cose leggere e non certo sci larghi e pesanti o grossi zaini. Volevo un po’ per imitazione quello che usava mio papà.

 

E Alba, tua attuale moglie?

Con Alba dovevamo già sposarci nel periodo della pandemia, poi abbiamo posticipato di un anno, a settembre del 2021. Per me non è cambiato assolutamente nulla, sappiamo bene che cosa comporta essere atleti, vivevamo già insieme e quindi è stata quasi solo una formalità, eravamo preparati.

Cosa vi accomuna?

Sicuramente la passione per lo sci alpinismo, Per gli animali, io ho una piccola azienda agricola, lei ha due gatti, e poi la testardaggine negli allenamenti. Se vogliamo ottenere qualcosa la dobbiamo fare a tutti i costi e poi la possibilità di poterci allenare all’aria aperta con scenari unici…

 

Sei molto legato al tuo terittorio?

Moltissimo. Albosaggia è casa mia, ma non solo perché c’è la casa, ci sono le radici, tanti ricordi e lo sento mio nel più profondo. Penso che in un altro luogo farei fatica ad esprimermi così bene.

 

Chi ti conosce come atleta sa che sei uno che sa soffrire molto anche quasi senza farlo vedere, come fai, quasi come ti stessi sempre divertendo…

Per noi che facciamo sport di endurance la sofferenza è un punto da tenere ben presente e in forte considerazione, confrontandoci spesso. Per ottenere un risultato dobbiamo soffrire, ma si tratta di una piccolissima parte, se paragonata al raggiungimento dell’obiettivo finale. Si soffre, certo che si soffre e anche parecchio, ma ricordo molto di più il benessere che ho provato dopo aver raggiunto un obbiettivo, la sofferenza passa in secondo piano. Se uno di noi si ricordasse solo il momento della sofferenza, di atleti che fanno sport di fatica ce ne sarebbero veramente pochi.

 

Tu devi convivere con sponsor differenti, a seconda che si tratti di eventi in cui corri per il Centro Sportivo Esercito, rispetto ad altri eventi in cui corri al 100% per La Sportiva.

Diciamo che Karpos è lo sponsor del Centro Sportivo Esercito e della Nazionale Italiana e quindi quando sono alle gare della nazionale o ai ritiri ufficiali vesto Karpos. Mentre per tutto il resto il mio sponsor personale è La Sportiva. Ciò che mi piace è che ogni sponsor con cui collaboro mi apprezza per quello che sono e mi permette di essere sempre me stesso al 100%, senza assolutamente essere un attore, ma un semplice atleta, uno sportivo che ama fare ciò che fa. Io sono Michele Boscacci, punto!

 

Quando corri per la tua nazione e hai sul petto a lettere cubitali la scritta Italia, che cosa cambia, come ti senti?

Certamente il Centro Sportivo Esercito è stato uno degli unici corpi quando siamo diventati disciplina olimpica, e io ho avuto l’immensa fortuna di entrarci e di realizzare il sogno facendo l’atleta di professione a tutti gli effetti. Un piacere immenso. Posso fare quello che mi piace, posso guadagnare uno stipendio e grazie al Centro Sportivo Esercito posso allenarmi al meglio per poter ottenere il massimo dei risultati, come il Trofeo Mezzalama, gara a cui il Centro Sportivo tiene davvero molto. Siamo una grande squadra, ci stimoliamo molto l’uno con l’altro e questo è molto bello. Quando competo per eventi come i Campionati Mondiali assoluti, indossando la divisa dell’Italia è una spinta ulteriore a fare ancora meglio perché rappresento a tutti gli effetti la mia nazione.

 

I brand spesso approfittano delle vostre conoscenza di atleti per sviluppare nuovi prodotti. La cosa ti stimola?

Sicuramente quando un mio sponsor mi chiede consigli e suggerimenti nello sviluppo di nuovi prodotti mi dà veramente grosse soddisfazioni e riuscire a far esattamente capire all’azienda che cosa intendo dire, questo è un aspetto importantissimo.

Il ricordo più bello?

Il più indelebile è anche il più fresco con l’ultima vittoria Overall questa primavera, perché il mentale era messo a dura prova, sapevo che si poteva vincere la gara singola, ma non la terza Coppa del Mondo. All’arrivo io e Alba aspettavamo il risultato della prova sprint del francese, che mi tallonava a pochi secondi e quando il risultato è arrivato, è stata una gioia immensa.

 

I tuo messaggio finale ai più giovani?

Io mi sento di dire a tutti gli atleti e soprattutto ai più giovani che lo sport è un gioco, bisogna crederci, sognare , ma non deve diventare una malattia né per gli atleti, né per i genitori. Deve essere preso dal giusto punto di vista. Nei miei ricordi da giovane ricordo sempre sorrisi e non grandi pianti, perché non avevo ottenuto qualcosa. A volta basta avere piccoli obiettivi che ti danno già soddisfazioni e non avere solo obiettivi giganti che si fa fatica ad ottenere. Poi aumentando il livello, tutto sarà più difficile, ma siccome sarà sempre uno e solamente uno a vincere, anche lì bisogna accettare la sconfitta.