Pubblicità

Mondiali di mezza, Kenya pigliatutto

di - 26/03/2016

In Kenya molti avevano visto con sospetto la scelta della Federazione di schierare la miglior squadra possibile, almeno in campo maschile, ai Mondiali di mezza maratona a Cardiff. A conti fatti è stata la scelta giusta perché la rappresentativa africana ha vinto contro gli eterni rivali etiopi per 4-0, portando a casa anche due argenti e un bronzo e dimostrandosi la prima forza assoluta del pianeta sui 21,097 km. La giornata gallese, con un clima tipicamente… gallese con freddo e pioggia finale, ha avuto tanti protagonisti, e anche lo sparuto contingente azzurro ha recitato la sua parte con indicazioni importanti in proiezione futura.

KAMWOROR, UN BIS DA CAMPIONE

Geoffrey Kipsang Kamworor si conferma il re della distanza a due anni dal trionfo di Copenhagen, ma questa volta la sua vittoria è stata ben più difficile, sin dalla partenza quando gli è mancato il primo appoggio ruzzolando per terra. E’ stato un miracolo tornare rapidamente in piedi con la calca di 20 mila concorrenti che spingevano, eppure dopo pochissimi km era già nel gruppo di testa, inutile l’azione immediata dell’etiope Ayele che si era messo a tirare su ritmi da millecinquecentista.

Nella prima metà gara Kamworor è rimasto a controllare un gruppetto di testa che andava progressivamente assottigliandosi, poi ha preso l’iniziativa con il suo rivale interno Bedan Karoki per staccare il grande nemico, il padrone di casa Mo Farah che per la prima parte ha fatto l’elastico, poi ha lasciato andare i primi per correre di rimonta. Dal 16° km la pioggia ha preso intensità fino a trasformarsi in diluvio, ma Kamworor ha fatto il vuoto andando a chiudere in un sensazionale 59’10” (chissà che tempo avrebbe fatto in altre condizioni climatiche e senza la caduta iniziale). Per Karoki l’ennesimo argento a 26”, come lo scorso anno ai Mondiali di cross sempre dietro Kamworor, mentre la battaglia per il terzo posto premiava la volata imperiosa di Farah, sotto l’ora per un secondo.

Il solitario arrivo di Geoffrey Kamworor (foto Giancarlo Colombo/Fidal) Il solitario arrivo di Geoffrey Kamworor (foto Giancarlo Colombo/Fidal)

FARAH CONTENTO A META’

Il pubblico locale ha accoltolo sprint del britannico con un’ovazione come se avesse segnato un gol. In effetti il Farah visto a Cardiff era solo una pallida copia del pluricampione olimpico ed europeo e ciò non si deve alla distanza, ma a una condizione fisica minata da qualche allenamento saltato per infortunio, un “work in progress” proiettato verso i 5 e 10 mila di Rio. Con tutto ciò, Farah è stato capace di staccare il record europeo dei 15 km di passaggio, in 42’03” e nel finale mettere alle spalle gli etiopi Ayele (suo stesso tempo) e Tamirat Tola (1h00’06”) vera delusione di giornata dopo i successi in serie raccolti nell’inverno del cross. Kenya oro a squadre su Etiopia ed Eritrea, tutto secondo pronostico.

Unico italiano in gara, Stefano La Rosa ha corso nella prima parte proiettato verso un tempo sotto 1h03’, ma la pioggia finale lo ha mandato in riserva, con l’azzurro dei Carabinieri che ha perso qualche posizione negli ultimi 5 km chiudendo 25° in 1h04’05”.

LA SORPRESA DELLA INGLESE

Più ricca la presenza italiana in campo femminile e la prova iridata di mezza maratona ha ancora una volta esaltato Veronica Inglese, 22esima due anni fa a Copenhagen e questa volta miglioratasi fino al 16° posto finale che significa anche miglior europea al traguardo. 1h10’59” il tempo conclusivo, a soli 2” dal suo personale ma in una gara molto più difficile, anche perché nella seconda parte è rimasta per lunghi tratti sola controvento. La 25enne pugliese si conferma talento puro, con un possibile grande futuro in maratona ma che è ancora attaccata alla pista, infatti vuole preparare i 10 mila per gli Europei di Amsterdam con un pensierino al minimo per Rio. In Olanda c’è anche la mezza e potrebbe ambire a un podio, ma i 21,097 km non sono distanza olimpica, quindi la sua scelta è legittima.

Buona prova per la rientrante Rosaria Console, 38esima in 1h13’45”, subito davanti ad Anna Incerti, debilitata dalla nausea (1h14’00”) mentre Laila Soufyane chiude 48esima in 1h15’05” con Silvia La Barbera ritirata dopo metà gara. Azzurre alla fine settime e prime europee, un risultato forse leggermente inferiore alle aspettative.

Il gruppetto delle azzurre guidato dalla Inglese (foto Giancarlo Colombo/Fidal) Il gruppetto delle azzurre guidato dalla Inglese (foto Giancarlo Colombo/Fidal)

KENYANE PADRONE

La gara femminile ha visto subito le africane andare via e le altre remare dietro. Le kenyane hanno fatto gioco di squadra per togliersi di torno le etiopi e quando ci sono riuscite si sono giocate la vittoria. A trionfare è stata non senza sorpresa Peris Jepchirchir, che nel finale ha mostrato un passo doppio rispetto alla favorita Cynthia Limo rimontandola per chiudere in 1h07’31” con 3” sulla rivale, detentrice del miglior tempo dell’anno, terza Mary Wacera Ngugi, seconda due anni fa, in 1h07’54”. Ai piedi del podio le migliori etiopi, Netsanet Gudeta (1h08’01”) e Genet Yalew (1h08’15”). La sorpresa della giornata è la peruviana Gladys Tejeda, prima non africana, nona con il nuovo primato continentale in 1h10’14”. A squadre dietro Kenya ed Etiopia c’è il solido Giappone.