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Morbelli, nuova impresa negli Usa

di - 01/09/2017

Lo scorso 19 agosto ha avuto luogo la 35ma edizione della Leadville 100, che si disputa ogni anno in Colorado: una delle competizioni tra le più affascinanti nel calendario statunitense e tra le più importanti nordamericane sulla distanza delle 100 miglia. Leadville è una delle 4 gare da 100 miglia che compongono il “Western Slam”, insieme alla Western States 100 nel Nord della California, alla Wasatch Front 100 nello Utah e la Angels Crest 100 nel Sud della California.

Nell’edizione 2017 ottime notizie sono giunte sul fronte dei risultati azzurri: l’atleta SALOMON Simona Morbelli, con un’impresa decisamente di alto livello, è riuscita a conquistare il secondo posto! Ma a rendere di rilievo il risultato è che Simona si è classificata nei 15 assoluti, insomma è arrivata lì dove mai nessun italiano (uomo e donna) finora era riuscito.

La prima edizione risale al 1983, il suo fondatore, l’ex-maratoneta Kenneth Chlouber, aveva ideato la corsa come una soluzione per rendere famosa Leadville in un periodo di recessione economica. E in effetti, come racconta Simona: “La cittadina della Contea di Lake, per diversi giorni diventa la Chamonix americana per l’affluenza di runners e bikers”.

La gara, by Simona Morbelli

La gara è quasi tutta da correre, fondo misto, single track tecnici in altura e lungo lago, alternanza con sterrati e passaggi molto veloci.

La caratteristica che rende questa competizione unica è la quota. Chiunque voglia fare risultato o anche solo portarla a termine deve avere tempo per prepararla sul posto. Il doppio 4.000 mt D+ da fare due volte è il vero pezzo selezionatore. Il percorso arriva alla base del 4.000 mt dopo circa 65 km di corsa continua, in fartlek single track e sterrato. A quel punto non sei nemmeno a metà gara, ma devi affrontare per ben due volte 1.000 mt di ascensione con un meteo schizofrenico a una quota che arriva a sfiorare i 4000 mt. Durante entrambe le ascensioni sono passata dal sole cocente alla pioggia, e poi neve e grandine.

Era un continuo spogliarsi per poi subito rivestirsi. Il vento a quelle quote non consente di commettere errori. L’altura inoltre non fa sentire il bisogno di bere e se dimentichi di farlo qui, più che altrove, non hai possibilità di avere le forze necessarie per proseguire nei km successivi.

Portata a casa, con successo!

Un leggero infortunio nei giorni precedenti e la mancanza di acclimatamento mi hanno fatto temere di non riuscire a tenere i tempi stabiliti. In realtà, senza forzare il ritmo, mi sono trovata subito in seconda posizione e a ogni check point, fino al 65 km, i tempi erano sotto quelli della vincitrice dello scorso anno. Tra il 65 e il 70 km ho superato la prima donna purtroppo però, dopo la prima discesa di 1.000 mt da quota 4000, ho iniziato ad avvertire il dolore. Ho dovuto diminuire il ritmo gara in quanto non riuscivo più a distendere correttamente la gamba e piegare la caviglia.

Ho mantenuto la prima posizione per circa 30 km per perderla nuovamente nella lunga discesa di 1.000 mt. Dopo le ascensioni dei due “4.000” e relative discese, ho patito molto il mal di montagna. Capogiri, nausea, impossibilità di mantenere un normale battito cardiaco e respiro affannoso. Non avevo mai corso con un pacer. Il mio crew era composto, oltre che dall’assistenza in gara a ogni AID Station, anche da 4 pacers che si sono alternati coordinandosi tra loro e l’assistenza e correndo con me per 20 km circa l’uno.

Correre con un pacer non significa solo avere qualcuno che controlli per te il percorso o ti assista con i cambi e cibo, un pacer può farti guadagnare minuti o farteli perdere se non è in grado di gestirti e farsi ascoltare.

Per me è stata un’esperienza memorabile, un viaggio all’interno del mondo del trail Running americano. Qui tutto è vero, sentito, tutti, dal top elite all’ultimo runner sono trattati nello stesso modo, non esistono attenzioni particolari per nessuno e si respira quella libertà che non provoca uno stress eccessivo proprio perché non avverti nessun “circo” intorno a te nonostante. Fantastico.

Il passaggio di Simona Morbelli dopo i 100 km di gara (foto FB)

Il risultato finale

Per la cronaca, la Morbelli ha coperto la distanza in 21h16’22” terminando alle spalle dell’americana Devon Yanko in 20h46’49”. Terza l’altra statunitense Christy Burns in 21h43’15”. Podio tutto a stelle e strisce in campo maschile con Ian Sharman primo in 17h34’51” davanti a David Teirney (18h32’34”) e Michael Hewitt (18h59’45”).

Comunicato stampa