Un team composto da Matteo Della Bordella, Symon Welfringer, Silvan Schüpbach e Alex Gammeter ha recentemente completato l’apertura di una nuova via sull’inviolata parete nord-ovest del Drøneren in Groenlandia. La salita, che ha richiesto ben quattro tentativi, ha portato i quattro alpinisti a superare una parete di 1200 metri con 35 tiri, raggiungendo una difficoltà massima di 7b.
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“Dopo tutti i tentativi andati a vuoto avevamo quasi perso le speranze, invece finalmente le cose sono andate per il verso giusto”, il mio commento di Della Bordella al suo ritorno.
La spedizione ha affrontato numerosi ostacoli, tra cui condizioni meteorologiche avverse e una pericolosa scarica di sassi. Alla fine, grazie a una breve finestra di bel tempo, il gruppo è riuscito a completare la salita in cinque giorni. La via è stata scalata interamente in libera, senza l’uso di spit e lasciando in parete solo le soste.
L’ascesa
“La parete è bellissima, con una roccia fantastica. In totale la salita è durata 5 giorni e raggiunge difficoltà fino al 7b” spiega Matteo. “Sono 1200 metri di dislivello su cui abbiamo aperto 35 tiri, tutti scalati in libera. In parete abbiamo lasciato solo le soste e non abbiamo utilizzato spit. Ci sono molti tiri veramente belli, co difficoltà di 7a. Un tiro è invece nettamente più difficile: un 7b su pecker, molto psicologico”. Ai quattro alpinisti è stata concessa una brevissima finestra meteo, che li ha portati alla decisione di “scalare il più velocemente possibile. Per questo ci siamo alternati al comando: solo il primo scalava, mentre gli altri risalivano con le jumar”. Al termine della conquista, il team non ha avuto minuti liberi per riposare. Il viaggio di ritorno infatti, è stato altrettanto impegnativo, con i quattro che hanno dovuto percorrere 300 chilometri in kayak attraverso l’oceano Artico, dopo aver esaurito quasi tutte le scorte di cibo.
La parete
Lo scalatore americano Mike Libecki, nel 2015, aveva anch’egli tentato di avvicinarsi alla parete in barca, ritrovandosi poi bloccato dal ghiaccio, e costretto quindi a rinunciare all’avventura.
Organizzare infatti un viaggio simile è stato piuttosto complicato, racconta il team. “Ci siamo basati su pochissime informazioni, solo una fotografia”. Oltre a questo l’organizzazione del viaggio in kayak attraverso l’oceano artico, per ben 300 chilometri all’andata e altri 300 al ritorno, con l’ambizione di “realizzare una spedizione a basso impatto ambientale, contando solo sulle nostre energie”.