La cerimonia internazionale premia tre ascensioni che incarnano lo spirito più puro dell’avventura verticale. Sullo sfondo, San Martino di Castrozza celebra la sua storia e il futuro dell’alpinismo.
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Per la seconda volta, San Martino di Castrozza è il cuore dei Piolets d’Or, il più prestigioso riconoscimento mondiale dell’alpinismo. Nel 2024, la giuria internazionale ha individuato tre imprese simbolo dei valori più autentici della disciplina: esplorazione, leggerezza, difficoltà tecnica e attenzione all’ambiente. Una scelta tutt’altro che semplice: “Questi principi appartengono a molte nazioni e a tante diverse avventure verticali”, ha sottolineato la giuria, evidenziando la ricchezza delle candidature.
L’evento — sostenuto da Trentino Marketing, Comune di Primiero San Martino di Castrozza, Comunità di Primiero, FPB Cassa di Fassa Primiero e Belluno, ACSM Group, Aquile di San Martino e numerosi partner locali — gode del patrocinio della Fondazione Dolomiti UNESCO e della collaborazione con il Trento Film Festival.
Kaqur Kangri, Himalaya occidentale
Prima assoluta sulla cresta sud-ovest + traversata in discesa (Nepal, 6.859 m)
Team: Spencer Gray, Ryan Griffiths (USA) — ott. 2024
Il Kaqur Kangri (o Kanti Himal), montagna remota al confine tra Nepal, Tibet e Cina, era stata raggiunta una sola volta, nel 2002, dal versante nord. La parete sud, esplorata nel lontano 1998, era stata giudicata “inaccessibile”.
Ventidue anni dopo, gli statunitensi Spencer Gray e Ryan Griffiths hanno saputo leggere una possibile via sulla cresta sud-ovest: gneiss solido, ghiaccio e misto sostenuto, lontano dai seracchi instabili. Dopo un primo tentativo interrotto da un guasto al fornello e l’abbandono del compagno Matt Zia, i due hanno proseguito in stile minimale, arrivando al tratto chiave: la parete sommitale, otto tiri tecnici completati sotto nevicate intense.
Il 31 ottobre hanno raggiunto la vetta attraversando poi l’intera montagna con una discesa lungo la cresta nord-ovest, fino allora mai percorsa. Una prova fisica e mentale che rilancia l’esplorazione dei grandi spazi ancora ignoti dell’Himalaya occidentale.

Gasherbrum III, Karakorum
Terza ascensione assoluta — nuova via sulla cresta ovest (Pakistan, 7.952 m)
Team: Aleš Česen (Slovenia), Tim Livingstone (UK) — lug/ago 2024
Il Gasherbrum III è una montagna-simbolo: la vetta inviolata più alta del mondo fino al 1975, quando quattro alpinisti — tra cui Wanda Rutkiewicz — firmarono una storica prima ascensione al femminile.
Le ripetizioni sono state rarissime. Eppure, nel 2024, Česen e Livingstone sono tornati su una linea tentata nel 1985: la sottile cresta ovest. Il vento impetuoso — reale padrone della montagna — ha reso ogni bivacco una scommessa, fino a costringere i due ad un pernottamento “appesi” a 7.800 metri.
La sezione superiore, con passaggi fino a M6, ha richiesto lucidità e continuità tecnica. La discesa dall’altro versante, lungo la via normale del Gasherbrum II, ha completato una grande traversata himalayana in pieno stile alpino: leggera, veloce, pulita.
Yashkuk Sar I, Karakorum
Prima ascensione del pilastro nord — “Tiger Lily Buttress” (Pakistan, 6.667 m)
Team: August Franzen, Dane Steadman, Cody Winckler (USA) — sett. 2024
Per tre giovani americani, questo è stato il debutto assoluto nel Karakorum. Ma l’ambizione non è mancata: il pilastro nord del Yashkuk Sar I, 2.000 metri di parete verticale e minacciata dai seracchi.
La salita è stata un crescendo di rischi calcolati: bivacchi espostissimi tra i 5.600 e i 5.900 metri, deviazioni improvvise per crolli improvvisi di ghiaccio, fino al celebre “bivacco più aereo della nostra vita” a 6.200 metri. Il 22 settembre hanno raggiunto la cresta sommitale, completando poi una complessa discesa su un itinerario misto tra parete ovest e nord.
Un’avventura che dimostra come lo spirito esplorativo sia ancora vivo e capace di guardare oltre le rotte più note delle grandi catene montuose.

San Martino di Castrozza: culla storica dell’esplorazione dolomitica
“Chi non conosce San Martino di Castrozza non conosce le Dolomiti”, scriveva l’alpinista Gunther Langes. Qui, nel cuore selvaggio delle Pale di San Martino — le montagne del “Cervino delle Dolomiti”, il Cimon della Pala — è nata la leggenda delle Aquile di San Martino, guide che tra Ottocento e Novecento portarono in vetta generazioni di pionieri.
Questa località, scelta oggi come capitale dei Piolets d’Or italiani, continua a rappresentare un punto di incontro tra tradizione e futuro dell’alpinismo, una base privilegiata per arrampicata, trekking, ski mountaineering e grandi esplorazioni.
Un’ode all’avventura
Dalle creste incontaminate dell’Himalaya alle pareti simbolo del Karakorum, i Piolets d’Or 2024 celebrano l’alpinismo che non si limita a salire:
va alla ricerca di ciò che ancora non è stato toccato.








