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Piolets d’Or 2024: l’alpinismo che esplora l’ignoto torna protagonista nelle Dolomiti

di - 05/11/2025

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La cerimonia internazionale premia tre ascensioni che incarnano lo spirito più puro dell’avventura verticale. Sullo sfondo, San Martino di Castrozza celebra la sua storia e il futuro dell’alpinismo.

Per la seconda volta, San Martino di Castrozza è il cuore dei Piolets d’Or, il più prestigioso riconoscimento mondiale dell’alpinismo. Nel 2024, la giuria internazionale ha individuato tre imprese simbolo dei valori più autentici della disciplina: esplorazione, leggerezza, difficoltà tecnica e attenzione all’ambiente. Una scelta tutt’altro che semplice: “Questi principi appartengono a molte nazioni e a tante diverse avventure verticali”, ha sottolineato la giuria, evidenziando la ricchezza delle candidature.

L’evento — sostenuto da Trentino Marketing, Comune di Primiero San Martino di Castrozza, Comunità di Primiero, FPB Cassa di Fassa Primiero e Belluno, ACSM Group, Aquile di San Martino e numerosi partner locali — gode del patrocinio della Fondazione Dolomiti UNESCO e della collaborazione con il Trento Film Festival.

Kaqur Kangri, Himalaya occidentale

Prima assoluta sulla cresta sud-ovest + traversata in discesa (Nepal, 6.859 m)
Team: Spencer Gray, Ryan Griffiths (USA) — ott. 2024

Il Kaqur Kangri (o Kanti Himal), montagna remota al confine tra Nepal, Tibet e Cina, era stata raggiunta una sola volta, nel 2002, dal versante nord. La parete sud, esplorata nel lontano 1998, era stata giudicata “inaccessibile”.

Ventidue anni dopo, gli statunitensi Spencer Gray e Ryan Griffiths hanno saputo leggere una possibile via sulla cresta sud-ovest: gneiss solido, ghiaccio e misto sostenuto, lontano dai seracchi instabili. Dopo un primo tentativo interrotto da un guasto al fornello e l’abbandono del compagno Matt Zia, i due hanno proseguito in stile minimale, arrivando al tratto chiave: la parete sommitale, otto tiri tecnici completati sotto nevicate intense.

Il 31 ottobre hanno raggiunto la vetta attraversando poi l’intera montagna con una discesa lungo la cresta nord-ovest, fino allora mai percorsa. Una prova fisica e mentale che rilancia l’esplorazione dei grandi spazi ancora ignoti dell’Himalaya occidentale.

Gasherbrum III, Karakorum

Terza ascensione assoluta — nuova via sulla cresta ovest (Pakistan, 7.952 m)
Team: Aleš Česen (Slovenia), Tim Livingstone (UK) — lug/ago 2024

Il Gasherbrum III è una montagna-simbolo: la vetta inviolata più alta del mondo fino al 1975, quando quattro alpinisti — tra cui Wanda Rutkiewicz — firmarono una storica prima ascensione al femminile.

Le ripetizioni sono state rarissime. Eppure, nel 2024, Česen e Livingstone sono tornati su una linea tentata nel 1985: la sottile cresta ovest. Il vento impetuoso — reale padrone della montagna — ha reso ogni bivacco una scommessa, fino a costringere i due ad un pernottamento “appesi” a 7.800 metri.

La sezione superiore, con passaggi fino a M6, ha richiesto lucidità e continuità tecnica. La discesa dall’altro versante, lungo la via normale del Gasherbrum II, ha completato una grande traversata himalayana in pieno stile alpino: leggera, veloce, pulita.

Yashkuk Sar I, Karakorum

Prima ascensione del pilastro nord — “Tiger Lily Buttress” (Pakistan, 6.667 m)
Team: August Franzen, Dane Steadman, Cody Winckler (USA) — sett. 2024

Per tre giovani americani, questo è stato il debutto assoluto nel Karakorum. Ma l’ambizione non è mancata: il pilastro nord del Yashkuk Sar I, 2.000 metri di parete verticale e minacciata dai seracchi.

La salita è stata un crescendo di rischi calcolati: bivacchi espostissimi tra i 5.600 e i 5.900 metri, deviazioni improvvise per crolli improvvisi di ghiaccio, fino al celebre “bivacco più aereo della nostra vita” a 6.200 metri. Il 22 settembre hanno raggiunto la cresta sommitale, completando poi una complessa discesa su un itinerario misto tra parete ovest e nord.

Un’avventura che dimostra come lo spirito esplorativo sia ancora vivo e capace di guardare oltre le rotte più note delle grandi catene montuose.

San Martino di Castrozza: culla storica dell’esplorazione dolomitica

“Chi non conosce San Martino di Castrozza non conosce le Dolomiti”, scriveva l’alpinista Gunther Langes. Qui, nel cuore selvaggio delle Pale di San Martino — le montagne del “Cervino delle Dolomiti”, il Cimon della Pala — è nata la leggenda delle Aquile di San Martino, guide che tra Ottocento e Novecento portarono in vetta generazioni di pionieri.

Questa località, scelta oggi come capitale dei Piolets d’Or italiani, continua a rappresentare un punto di incontro tra tradizione e futuro dell’alpinismo, una base privilegiata per arrampicata, trekking, ski mountaineering e grandi esplorazioni.

Un’ode all’avventura

Dalle creste incontaminate dell’Himalaya alle pareti simbolo del Karakorum, i Piolets d’Or 2024 celebrano l’alpinismo che non si limita a salire:
va alla ricerca di ciò che ancora non è stato toccato.

Camilla cresce a Torino dove si laurea in giurisprudenza, frequenta un master in Sport e Business management, ma capisce ben presto che la sua strada la porta in montagna. Dopo anni di Sci club, diventa maestra ed allenatrice di sci alpino e comincia a frequentare sempre di più le montagne che oggi sono casa. Sci alpinismo, alpinismo, trail running ed arrampicata sono le attività in cui spende ogni singola energia e, grazie alle quali, l’ha portata a scrivere ed a collaborare con le diverse aziende del settore outdoor.