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PUMA IGNITE DUAL, le mie impressioni di guida

di - 24/08/2016

150, questi sono i km percorsi con ai piedi le nuove PUMA IGNITE DUAL tra luglio e agosto, tra Milano, Issime, Gressoney e Cervinia in Valle d’Aosta. Un rodaggio più che sufficiente per provare la nuova proposta di PUMA per l’autunno-inverno 2016 e individuarne pregi e difetti.

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Dopo averle indossate un paio di giorni ai piedi per raggiungere l’ufficio, a fine luglio la prima uscita seria di running, oltre 15k di corsa facile che mi ha lasciato positivamente impressionato. L’IGNITE DUAL si è dimostrata incredibilmente comoda e leggera, quasi come non averla ai piedi.  La scarpa permette una rullata decisamente facile e naturale, permettendo al piede di sentire molto il terreno. Ma questo è soggettivo, ovvero a me piace sentire sotto alla pianta del piede l’asfalto, piuttosto che il pavé o lo sterrato delle strade bianche perché mi dà un miglior feeling in fase d’appoggio e spinta, cosa però che può non piacere a tutti.

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Dopo le prime uscite fatte a Milano, quindi su asfalto e pavé del centro, mi sono trasferito in Valle d’Aosta, dove la Valle di Gressoney è stata teatro di una serie di uscite a cui ho alternato asfalto a sterrato facile. Lo so, la PUMA Ignite Dual, per conformazione della tomaia seamless o quasi e morbidezza di suola e intersuola non è adatta a sterrati troppo aggressivi, ma un po’ di strade bianche non le hanno fatto certo del male.

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La PUMA cita”scanalature flessibili sull’avampiede e tomaia in rete flessibile
per una libertà di movimento ottimale”…non posso che concordare pienamente! La scarpa è morbidissima e permette la massima mobilità del piede. Nella rullata viene quasi spontaneo aprire le dita per migliorare la fase di spinta finale. Se la suola non fosse così morbida questo non sarebbe possibile a scapito della sensibilità. Una citazione particolare va fatta per il tipo di scanalature della suola a spina di pesce che hanno lo scopo di direzionare la spinta del piede in avanti.

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Non si tratta di una scarpa votata per lunghe distanze perché stanca un po’ il piede, soprattutto se non si è abituati a far lavorare l’avampiede. Si tratta di un tipo di corsa che io amo molto e che può rivelarsi molto redditizia, ma bisogna farci un po’ il callo. La mia impressione è che la PUMA Ignite Dual sia adatta a distanze non superiori ai 15k, massimo 20k. Io ho fatto uscite non superiori ai 18k, proprio per verificare fino a che punto la si può spingere.

Nei piani asfaltati si è comportata molto bene e si spinge con facilità, in salita stesso discorso, mentre in discesa bisogna fare un po’ l’abitudine alla grande libertà che viene data all’avampiede. La comodità di alloggiamento delle dita può dare la sensazione di instabilità, ma è solo una sensazione che va interpretata uscita dopo uscita.

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Le mie impressioni di guida, come dicevo, sono proseguite su terreni non troppo idonei per la IGNITE DUAL, proprio per capire meglio i limiti di una scarpa che mi è piaciuta da subito su asfalto. Le strade bianche della Valle di Gressoney, hanno segnato un ulteriore punto a favore, ma non si deve andare troppo oltre il limite, ovvero strade con ghiaia pesante che mettono le PUMA Ignite Dual in difficoltà perché non sono state prodotte per quel tipo di terreno e, a lungo andare, suola ed intersuola particolarmente morbide possono dare un po’ fastidio…ma quello è il prezzo da pagare per una scarpa così comoda.

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Le uscite sono poi proseguite a Cervinia, luogo abituale dei nostri test per le scarpe da Trail, dove ho alternato tranquillamente l’asfalto allo sterrato facile dove le PUMA Ignite Dual hanno segnato altri due punti a favore. Ho voluto verificare se dopo una quindicina di uscite le sensazioni erano le stesse della prima a Milano e devo dire che, pur avendole strapazzate su terreni non sempre idonei, le scarpe hanno tenuto sempre egregiamente, dimostrando di essere minimali il giusto, efficaci in fase di spinta e ricezione e robuste.

Ho voluto lasciare per ultimo il discorso relativo all’Ignite Foam, l’intersuola brevettata  di Puma, visibile sul tallone e nascosta a livello dell’avampiede, che garantisce un ritorno di energia su tutta la lunghezza del piede senza pari. A parità di spinta, la scarpa spinge più dell’EVA tradizionale, allo stesso tempo, ti invita a spingere di più, aumentando naturalmente il ritmo di corsa. Non è assolutamente una trovata pubblicitaria e devo dire che la sensazione di corsa è veramente buona!

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Durante alcune uscite ho avuto modo di utilizzare la linea di abbigliamento dedicata in dryCELL che affianca la linea di calzature IGNITE DUAL. Il dryCELL ha lo scopo di mantenere la pelle sempre asciutta e anche in questo caso ho avuto ottime sensazioni. I test tra luglio e agosto sono stati fatti spesso con temperature piuttosto alte e il materiale ha reagito più che bene. In condizioni invece di temperature in montagna più fresche, soprattutto al mattino, il materiale si è dimostrato valido e protettivo, mantenendo comunque le proprie condizioni di ottima traspirabilità.

Daniele Milano Pession

Daniele Milano nasce una buona cinquantina di anni fa in Valle d’Aosta. Cresciuto con la montagna dentro, ha sempre vissuto la propria regione da sportivo. Lo sci alpino è stato lo sport giovanile a cui ha affiancato da adolescente l’atletica leggera. Nei primi anni 90 la passione per lo snowboard lo ha letteralmente travolto, sia come praticante che come giornalista. Coordinatore editoriale della rivista Snowboarder magazine e collaboratore per diverse testate sportive di settore ha poi seguito la direzione editoriale della testata Onboard magazine, affiancando sin dal lontano 2003 la gestione dell’Indianprk snowpark di Breuil- Cervinia. Oggi Daniele è maestro di snowboard e di telemark e dal 2015 segue 4running magazine, di cui è l’attuale direttore editoriale e responsabile per il canale web running. Corre da sempre, prima sul campo di atletica leggera vicino casa e poi tra prati e boschi della Valle d’Aosta. Dal 2005 vive un po’ a Milano con la propria famiglia, mentre in inverno si divide tra la piccola metropoli lombarda e Cervinia. “La corsa è il mio benessere interiore per stare meglio con gli altri”