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Roma e Milano, i numeri della sfida

di - 03/04/2017

Il grande giorno della maratona italiana, con la contemporaneità delle gare di Milano e Roma, ha portato grandi risultati e motivi d’interesse, ma ha anche confermato come questa scelta dei due comitati organizzatori, incapaci di parlarsi per trovare un punto d’incontro, sia un autogol che coinvolge anche la Federazione, incapace di far sentire la sua voce. Il prossimo anno l’episodio si ripeterà, solo – forse – dal 2019 si potrà trovare un punto d’intesa. E’ un problema mediatico, d’immagine del movimento italiano all’estero (siamo gli unici che hanno due maratone contemporanee nello Iaaf Road Label e non è che di maratone italiane presenti nel massimo circuito ce ne siano molte altre…), da più parti si sono levate voci contrarie, ma si sa che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire…

Tecnicamente le due gare hanno avuto un valore inusitato per il panorama italiano: a Milano sono finalmente riusciti nel “sorpasso”, grazie a Edwin Koech, kenyano che correndo in 2h07’13” ha stabilito non solo il record della corsa, ma anche la miglior prestazione mai ottenuta su suolo italiano. Una prestazione tanto più considerevole se si pensa che per tutta la seconda parte di gara Koech ha corso da solo, senza stimoli di avversari visto che il connazionale Kenneth Mungara, vincitore nel 2015 ha chiuso in 2h09’37”, tempo ancora di altissimo valore per un atleta 43enne. Muro delle 2’10” sfiorato per 5” dall’etiope Abela Godana, terzo davanti ai kenyani Henry Chirchir (2h10’20”) e Eliud Kiplagat (2h10’23”). Splendido esordio sulla distanza per Yassine Rachik (Atl.Casone Noceto) che in 2h13’22” stacca il pass per i Mondiali di Londra e stabilisce la seconda prestazione italiana dell’anno dietro 2h12’26” ottenuto a Treviso da Stefano La Rosa, che a Milano ha fatto da pacer nella prima parte per Rachik, bravissimo a tenere nella seconda parte senza avversari vicino. Fra le donne impresa sfiorata da Anna Incerti (FF.AA.) al comando per gran parte della corsa e superata solo nel finale dalla kenyana Sheila Chepkoech, prima in 2h29’52” ma capace comunque di tornare sotto il muro delle 2h30’ con 2h29’58”.Pass mondiale anche per lei e pianto liberatorio alla fine per aver scacciato i fantasmi del ritiro olimpico. Terza l’etiope Waka Chaltu (2h31’38”) mentre dietro si migliora di un minuto abbondante Giovanna Epis, sesta in 2h34’13”.

Koech felice al traguardo (foto organizzatori)

A Roma la pioggia ha fortemente influito sui responsi della corsa, tecnicamente il 2h07’28” dell’etiope Shura Tola Kitata, secondo tempo nella storia della corsa, ha forse anche maggior valore del tempo di Koech a Milano. Anche l’etiope ha corso tutta la parte finale da solo, staccando nettamente i kenyani Dominic Ruto, secondo in 2h09’08” e Benjamin Bitok, terzo in 2h09’13”. Sotto le 2h10’ anche il kenyano Mathew Kipsaat (2h09’19”) e l’etiope Werkuneh Aboye Seyoum (2h09’25”). Due italiani nei primi 10, il campione tricolore Ahmed Nasef (Atl.Desio) 7° in 2h16’39” e Carmine Buccilli (Atl.Casone Noceto, 8° in 2h19’34”. Conferma nella gara femminile per l’etiope Rahma Tusa, che firma una grande prestazione con il suo personale di 2h27’21” pur con una crisi nella parte finale di gara. Alle sue spalle le connazionali Mestawot Tadesse in 2h31’38” e Abeba Tekulu Gebremeskel in 2h32’06”, prima italiana Eleonora Bazzoni (Runner’s Academy) decima in 2h45’37”.

L'arrivo dell'etiope Tusa, prima anche nel 2016 (foto organizzatori)

Le prestazioni dei primi non dicono però tutto sulle due gare: dal punto di vista degli arrivati scontato predominio romano a dispetto del maltempo, ma la perdita di arrivati rispetto allo scorso anno è stata contenuta rimanendo sopra la soglia dei 13 mila con 13.372. A Milano il progresso è stato sensibile, 5.303 contro i 3.719 del 2016, ma come si vede la distanza è ancora ampia. Le differenze sono molto ridotte se analizziamo i tempi sotto le 3 ore: a Roma sono stati 334 fra cui 12 donne, a Milano 247 e le donne 11, quasi lo stesso numero della Capitale. L’impressione è che siamo di fronte a due gare e città dalle grandi prospettive, ma solo con un lavoro di concerto si potranno raggiungere numeri all’altezza delle altre grandi maratone mondiali e questi porteranno anche i grandi nomi. Sarebbe ora di ragionarci sopra.

Il vincitore di Roma Shura Kitata (foto organizzatori)