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RRD Wavecult 2016

di - 30/11/2015

Ecco tornato sulle frequenze di 4Windsurf.it il nostro amico e collaboratore “spagnolo” Matteo Muraro. Con tre figli di cui due gemelle nate dopo un solo anno dall’arrivo del primo figlio, e una solida azienda in espansione (bravo!!!) il tempo per scrivere di windsurf si è drasticamente ridotto, ma Matteo ha voluto comunque proporci le sue impressioni di guida sui nuovi RRD Wavecult 2016.

LE TAVOLE
A gennaio avevo provato il prototipo semidefinitivo della 90 litri a Sunset Beach, South Africa. Come dire, poco tempo per il windsurf passivo ma sempre sul pezzo per la vera Action, di Talmana memoria. Le prime sensazioni in down the line erano state buone ma non eccezionali dato che non riuscivo ad essere fluido nel rail to rail. Ai miei commenti, Jem Hall, collaudatore RRD assieme a John Skye, rispondeva che il biconcavo del custom sarebbe stato ridotto nella produzione in serie per mantenere la tavola più veloce e direzionale.
Curioso di testare le tavole in condizioni europee, ai primi di ottobre mi sono fatto spedire la 90 e la 104. Ad oggi ho inanellato 9 uscite con la 90 e 3 con la 104, con vele tra la 4.2 e la 5.3 passando per 4.7 e 5.0 in condizioni sideon e sideshore, onda da 1 metro a logo high.
Sto felicemente skippando le uscite con la 3.7, quando prevedono 50 nodi non vado a Pals e rimango a Barcelona a fare surf.
Vi lascio con le foto a secco per le vostre analisi estetiche e sul numero di scasse a disposizione. Dimentichiamoci le foto in azione, da quando José Piña segue fedelmente il Marc Parè in PWA. La 90 viene di serie con pinne thruster MFC 18+11, la 104 con 19+11. Effettivamente la carena presenta un v che si trasforma in biconcavo non così accentuato come il prototipo provato. Il passo delle straps é ampio, ma non tanto come le Hardcore, le tavole, corte ma non troppo, presentano scassa e straps spostate verso poppa rispetto ai predecessori Wavecult.

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WAVECULT 90 litri
In condizioni nostrane la tavola risponde esattamente agli obiettivi per cui è stata sviluppata: planare presto e carvare stretto su onde ripide, senza perdere assolutamente velocità nel bottom. Il volume è bello presente, ed in condizioni di chop ravvicinato è meglio piegare bene le gambe tanto nel surf come in strambata. Con il vento forte mi son trovato molto bene sostituendo la pinna posteriore con una misura inferiore come da consiglio del mio teammate Francesco Cappuzzo. Sono in attesa di provarla con la configurazione quad ma mi sa che aspetterò il prossimo viaggio a Cape Town in vere condizioni down the line.

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WAVECULT 104 litri
5 anni fa non mi sarei mai comprato un wave sopra i 92 litri, ma, ahimè, alcune uscite onshore con la 5.3 e onda “coprivento” mi hanno fatto cambiare idea. Vero è anche che 5 anni fa un wavone era lungo almeno 240 cm, non pochi se volevi curvare radicale e stare alto sull’acqua durante la planata. Di primo acchito la tavola è grande, un bel marciapiedone stabile che non affonda neanche se vuoi. L’ho provata per bene in condizioni da 5.0 e 5.3 quando molti waver stavano in spiaggia a guardare. Che dire, plana bene e gira, va dove vuoi e ti permette di colpire il lip senza tanta paura. Al termine del cut back la prua mozzata ti fa credere di ingavonarti, ma, al contrario il volume ben distribuito permette di piantare tutto il rail, punta inclusa, e tornare fuori con un bello slash.

Pinne: ottime per il vento leggero, durante la prossima uscita voglio provare a sostituire la centrale da 19 con la 18 del 90. Tanto per incasinarci ancora di piú, John Skye mi ha confessato di usare i suoi nuovi giocattoli in versione twin con poco vento… apposto!

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In generale le tavole sono cosí stabili e plananti che ci si puó permettere di abbassare il volume di qualche litro rispetto alle proprie abitudini. Anche con vele poco potenti come le Gamma 3 stecche, lo spunto sotto raffica è assicurato.

Cosa posso aggiungere? Firewave per i waver occasionali, Hardcore per i downtheliners, Wavecult per i tuttofare e per gli amanti del monotavola. Per i prossimi tre anni, shape e grafica rimarranno invariati, insomma, sembrerebbe un buon “investimento”.

Un abrazo e alla prossima.
Mat
RRD – AL360 – DrWind – Openonsunday.es

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Ciao a tutti, sono Fabio Calò (ITA-720), ho iniziato a fare windsurf all’età di 13 anni e da quel momento è diventata la mia più grande passione, poi la mia vita e il mio lavoro. Campione Italiano Wave nel 2013 e 2015. Vivo a Torbole sul Garda e respiro l’aria del windsurf 365 giorni all’anno.