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Runningsofia.. il podcast che racconta la corsa 

di - 28/01/2023

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Il nostro direttore Daniele Milano Pession ha intervistato Claudio Bagnasco, ideatore di Runningsofia, podcast dedicato alla corsa, ma non solo…

 

A proposito di runningsofia

Dal 24 maggio chi ama la corsa può ascoltare “Runningsofia”, il podcast sul podismo nato da una doppia esigenza del suo ideatore, Claudio Bagnasco.

La prima esigenza di Claudio era quella di soddisfare la sua curiosità verso uno strumento di comunicazione nuovo e antico, il podcast. Nuovo perché, almeno in Italia, si sta affermando sempre di più solo in questi ultimi anni. Antico perché si basa su quanto di più semplice e primitivo ci possa essere: una voce che racconta una storia.

La seconda esigenza era quella di dare in qualche modo seguito a un fortunato volume sul podismo, scritto dallo stesso Claudio per la casa editrice “il melangolo” nel 2019, che si intitolava proprio “Runningsofia”.

Ma questo podcast ha anche un sottotitolo, “E la corsa e la vita”, che oltre a essere un gioco di parole dovrebbe già dare una prima idea dell’argomento, o meglio degli argomenti, che tratterà.

 

Il podcast 

“Runningsofia” è il bollettino settimanale di un podista amatore che, nella vita, deve (e vuole) fare anche tante altre cose. Si parlerà di allenamenti, gare, alimentazione, della gioia e della fatica di correre. Ma anche di come sono abili i podisti amatori a incastrare la corsa tra le mille incombenze quotidiane. A volte riuscendo, a volte no perché in “Runningsofia” i piccoli fallimenti avranno la stessa dignità dei piccoli trionfi.

 

Da runner, amante della comunicazione a creatore di un podcast…

Il collegamento è più stretto di quello che possa sembrare. Sentivo di avere ancora qualcosa da dire sulla corsa. Vedevo uscire tanti libri, e non troppi mi piacevano. Così mi sono chiesto se la scrittura fosse davvero ancora il mio canale per comunicare “di corsa”.  Nel frattempo mi erano stati commissionati due articoli sul mondo del podcasting e ho iniziato a conoscerlo e ad amarlo. Mi sono accorto che si trattava soprattutto di una comunicazione primitiva, una voce che narra una storia, e oltretutto mi sembrava simile al gesto primitivo della corsa. Così mi sono messo a studiare, a cercare una formula, un nome, ed ecco qua il podcast.

 

Che cosa hai fatto di particolare per renderlo unico?

Ci sono altri podcast che parlano di podismo, ma secondo me trattano l’argomento in maniera troppo verticale. La cosa che io so da amatore medio è che quella del podista è una comunità che aveva bisogno di qualcuno che raccontasse senza insegnare. Io narro esattamente quello che capita a me, senza parlare unicamente di corsa, e chiedendo anche agli altri di fare altrettanto. Questo, secondo me, rende più orizzontale e più umano il mio podcast, più vero, più sincero.

 

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Se facciamo un confronto con l’estero, il numero dei podcast è inferiore. Perché?

Ci sono da fare due considerazioni. Noi siamo penalizzati dal tempo di ascolto medio di un podcast. In Italia è inferiore, per esempio, agli americani, ma pensa alle lunghe strade americane e ai lunghi trasferimenti per andare a lavorare, rispetto alla maggior parte delle nostre vie di comunicazione. Infatti nel nostro Paese si dice che l’ascolto dei podcast sia per l’80% domestico, ovvero li si ascolta in casa mentre ci si occupa di qualcos’altro.

Il “minutaggio” ci frega un po’, e per questo si afferma che in Italia la durata media di un podcast debba essere di 18-20 minuti e non di più. Per quanto riguarda la diffusione, invece, stiamo solo patendo un ritardo rispetto agli Stati Uniti, ma sono convinto che nel giro di pochi anni esploderà anche da noi.

 

Il passaggio è stato da runner a giornalista, a scrittore, a esperto in comunicazione, a podcast. Cosa prevede il futuro?

Non lo so prevedere! L’avventura del podcast è talmente nuova che spero avrà le gambe lunghe, e secondo me sarà così. Per adesso sono solo all’inizio, ma sono convinto di poter sviluppare nel tempo una bella comunità. Vedo che tanti ideatori di altri podcast allargano il discorso, monetizzano, fanno merchandising, podcasting con video di YouTube e altro. Cosa mi riserva il futuro non lo so ancora. Per adesso la scrittura rimane il primo amore, e quello non si scorda mai, si vedrà…

 

Quanto c’è di “autoreferenziato” nel tuo podcast, ovvero è tutto sulla tua esperienza o prendi anche spunto da quelle di altri runner?

Il podcast, prima di tutto, deve partire da chi lo sviluppa, da chi racconta, per essere onesto. C’è uno studio interessantissimo su una fake news fatta passare su video, audio e carta stampata. Sul video se la sono “bevuta” tutti, sulla carta stampata già un bel po’ di lettori l’hanno “sgamata”, e sull’audio tutti hanno capito che si trattava di una “balla”. Questo significa che l’audio non mente. Se uno non parte da sé, non dice cose sincere, viene subito “sgamato” e non lo ascolta più nessuno. Per esempio, nella prossima puntata racconterò come mi alleno nel periodo fuori dalle gare senza voler insegnare nulla. E lo farò leggendo le mail degli altri ascoltatori che condividono la loro esperienza. Io parto da me per arrivare agli altri e poi, come per un effetto boomerang, voglio che gli altri arrivino da me.

Scopri “Runningsofia” qui

Corro quanto basta, pedalo a giorni alterni, parlo troppo. Nelle pause mangio. Instancabile sostenitrice di quanto lo sport ti salvi. Sempre. Le mie giornate iniziano sempre così: un caffè al volo e il suono del GPS che segna l'inizio di un allenamento. Che corra, pedali o alzi della ghisa poco importa: l'importante è ritagliarmi un momento per me che mi faccia affrontare la giornata nel modo migliore.