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‘The Dawn Wall’ visto sul grande schermo

di - 22/11/2018

Ieri, 21 novembre, è uscito nelle sale italiane ‘The Dawn Wall‘, il documentario di Josh Lowell e Peter Mortimer che racconta dell’impresa d’arrampicata più significativa dell’ultimo anno. Noi non potevamo mancare ed oggi ci ritroviamo a ragionare sul film; ecco le nostre impressioni.

Nessun colpo di scena, perchè la storia la conoscevamo bene tutti. Si era visto tanto, si era parlato tanto, e si aveva già letto della prima salita in libera della Dawn Wall ad opera di Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson. Fatta questa doverosa premessa è tutto in discesa, perchè il documentario tiene attaccati allo schermo nonostante si cononosca già il lieto fine.

Non si tratta di un lungometraggio incentrato solo su la scalata: viene approfondita la vita dei protagonisti fino ad arrivare alle ragioni che hanno portato in primis Tommy – poi Kevin – a dedicarsi così profondamente a questo progetto futuristico.

Dal dolore di Tommy nasce un’ossessione: la prima salita in libera della Dawn Wall su El Capitan. Si può trovare una linea in quel liscio intrigo strapiombante? la risposta è nella sua mente e Kevin decise di farsi trasportare dalla sua determinazione.

Nel film (come nella realtà), il rapporto tra i due è fondamentale per il successo. Arrampicano veramente in due e non solo per il proprio ego, e questo è un elemento caratterizzante di tutta l’impresa. Più che la riuscita in sé, la cosa che stupisce di più è proprio questa. La massima condivisione del progetto. O lo si fa insieme oppure non ha più senso.

Con ostinazione e fede i due hanno fatto qualcosa di enorme. Che rimarrà per sempre nella storia dell’alpinismo.

Inoltre è da sottolineare il fatto che è questo film è il primo del genere ad essere pensato per il grande pubblico: anche chi non scala può godersi la visione.

Unica pecca: la traduzione dei sottotitoli lascia un po’ a desiderare.

Se avete perso l’anteprima, potete vedere il film su youtube.

 

Eva è nata e cresciuta a Roma, dove ha studiato giurisprudenza per capire che è una persona migliore quando non indossa un tailleur. Ha lasciato la grande città per lasciare che il vento le scompigliasse i capelli sulle montagne delle Alpi e presto ha scoperto che la sua passione per l’outdoor e scrivere di questa, poteva diventare un lavoro. Caporedattrice di 4outdoor, collabora con diverse realtà del settore outdoor. Quando ha finito di lavorare, apre la porta della baita in cui vive per sciare, correre, scalare o per andare a fare altre gratificanti attività come tirare il bastone al suo cane, andare a funghi o entrambe le cose insieme.