di Gabriele Gentili
La gara maschile dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro è stata la perfetta sintesi di quello che è il triathlon contemporaneo, dove bisogna nuotare forte, tenere il passo nel ciclismo e fare la differenza nella corsa, dove si tirano le somme delle prime due specialità. La doppietta dei britannici, o per meglio dire dei fratelli Brownlee non è casuale. I due sudditi di Sua Maestà erano stati primo e terzo quattro anni fa a Londra per una delle vittorie più volute e applaudite dal popolo inglese nelle Olimpiadi di casa, nel quadriennio sono stati protagonisti ma tornando un po’ nel mucchio, assistendo alla prepotente esplosione della scuola spagnola e a Rio hanno messo le cose in chiaro.
La frazione a nuoto aveva visto uscire per primo dall’acqua lo slovacco Varga davanti al russo Polyanskiy e a un bravissimo Alessandro Fabian, lesto a indossare caschetto e scarpette per inforcare la bici. Velocissimi però anche i due Brownlee come anche il francese Luis, risultato: un gruppo di una decina di unità che si andava a comporre per guidare la gara. Sui 40 km circa della frazione ciclistica i dieci hanno lavorato di comune accordo per scavare un solco con gli inseguitori, solco rivelatosi decisivo perché il podio finale è scaturito proprio dal gruppo di testa. Gli iberici hanno perso qui la gara, incapaci d’impedire che il vantaggio superasse la soglia del minuto.
Al cambio i due britannici sono stati i più veloci a ripartire insieme a Luis mentre l’italiano Fabian ha perso troppo tempo ed è scattato per decimo, ma le tossine della fatica iniziavano già a farsi sentire e la prova di corsa nella quale ci si attendeva una sua progressione è stata oltremodo sofferta, fino a un 14° posto finale che non lo soddisfa, anche perché peggiora il 10° posto di quattro anni prima e non è in linea con le aspettative destate dalle prime due frazioni.
Davanti Jonathan ed Alistair Brownlee ci hanno messo poco a liberarsi della presenza di Luis per giocarsi la vittoria in famiglia (nel vero senso della parola…). Nella seconda parte dei 10 km conclusivi Jonathan è andato via per conquistare il suo secondo oro olimpico in 1h45’01” con 6” sul fratello e 42” sul giovane sudafricano Henri Schoeman, vera rivelazione della gara che ha contenuto il ritorno del connazionale Richard Murray, a 49”, che ha rimontato molte posizioni dopo la frazione in bici nella quale era nel secondo gruppo. Per lo spagnolo Mario Mola, leader delle World Series, solo l’ottavo posto a 1’25”, mentre Fabian ha chiuso a 2’34”. L’altro azzurro Davide Uccellari, vittima di una caduta nella frazione in bici che gli ha fatto perdere molto terreno, ha chiuso 34° a 6’05”.