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UTLO | La nostra race experience

di - 06/03/2023

UTLO

Daniele, Federico, Paolo, una vera e propria race experience, raccontata da tre amici con la stessa passione. Scopriamo dai loro racconti una visione a 360° della loro UTLO, la gara di casa ormai famosa in tutto il mondo. 

 

La gara di casa

È metà ottobre quando sul lago d’Orta, un sole tiepido accende i colori di un autunno che sembra non arrivare mai. Per noi trail runner ha il profumo particolare della UTLO, l’attesissima gara di casa!

Appuntamento fisso di fine stagione ormai per centinaia di runner. Quest’anno i numeri parlano di 1.600 iscritti da ben 33 nazioni diverse. Merito del lavoro negli anni da parte di tutto lo Staff, degli sponsor, tra cui spicca Vibram, e ancor prima dalla popolazione del luogo, che nei secoli ha sempre mantenuto e reso percorribili e custodisce questi boschi con un affetto quasi sentimentale.

 

La UTLO di Federico, Paolo e Daniele

Siamo noi che nel corso della lettura vi racconteremo emozioni di gara e retroscena, questa è la nostra terza partecipazione a UTLO. Federico, graphic designer e natural runner, proiettato da sempre su distanze che strizzano l’occhio al mondo “ultra”, conosce a memoria il percorso da 55 km e 3.000 m di dislivello positivo.

Paolo, enologo, tra vendemmia e allenamenti più lunghi del suo solito, si fa convincere da Fede e si butta nella mischia, curioso di superare per la prima volta la distanza “Marathon”. Daniele, medico di professione, gran motore soprattutto in salita, è abbonato alla formula più montuosa e veloce di UTLO, cioè la 30 km x 1.800 m D+.

 

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Federico, Paolo e Daniele scelgono Vibram

Daniele ha avuto ai piedi le HOKA Speedgoat 4, Fede le nuovissime TOPO Pursuit e Paolo le Dynafit Alpine, scarpe molto diverse così come i loro possessori, ma accomunate dalla suola Vibram, una vera garanzia. 

 

Il FUORI-UTLO

Come nelle precedenti edizioni, si organizza il FUORI-UTLO: con amici e fidanzate ci si ritrova per il fine settimana a casa di Daniele a Omegna, per condividere eccitazione e ansie pre-gara. Ritirati i pettorali, ci riuniamo il venerdì sera, cena leggera e a letto presto. I festeggiamenti arriveranno la sera dopo, terminata la gara di Fede e Paul, con una pizza in compagnia, o forse due…

 

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Sabato: il giorno di Fede e Paul

In lontananza sentiamo le voci dello speaker che annuncia lo start della 100 km: sono le 5:00, i grandi stanno partendo e per noi è ora della sveglia. Corriamo ancora parzialmente avvolti dalle coperte sul balcone a tifare i nostri amici e beniamini. “Ma quanto vanno forte?! Non mancano ancora 95 km?”. Sembravano i primi metri di una gara da 3h, non certo una 100 chilometri! Qui capiamo che sarà tosta, e tra poco tocca a noi, la tensione sale. Manca solo la colazione, per me – Paolo – riso in bianco e bresaola. Così di solito funziona, anche se preferisco yogurt magro e burro di arachidi, ma in gara sai, lo stomaco. Federico invece solo fette biscottate e marmellata, ma non troppe per non innescare una digestione faticosa inutile. La mattina della gara non serve ingolfarsi di cibo, è molto meglio stare leggeri, il carico necessario è già stato fatto nei giorni precedenti.

 

Sabato, ore 7:15. la nostra partenza per OTLO

Zaino pronto, un piccolo riscaldamento e ci siamo. Paolo: Quando entro in griglia è come se si formasse una bolla intorno a me. Siamo tanti, più di 400, eppure percepisco ogni suono in sottofondo, ovattato. Sono teso ma anche conscio di essermi allenato bene, devo solo rispettare i programmi fatti e tutto andrà bene. Satelliti agganciati, manca 1’, do una pacca sulla spalla a Fede e mi posiziono un passo indietro rispetto agli atleti ufficiali.

Fede: Recupero il chip GPS per il tracking del tracciato allo stand dei cronometristi, si chippa il pettorale e siamo oltre le transenne in griglia di partenza. C’è tensione, certo, ma sorrido perché l’ansia e tutte le paranoie su attrezzatura, materiale, alimentazione e strategie sono passate. Mi riscaldo con qualche minuto di corsetta blanda e qualche allungo leggero, la testa ora è libera e non pensa ad altro che al viaggio da affrontare.

 

 

Primi 26km, 2.000 d+

Proprio così, in meno di metà gara c’è quasi tutto il dislivello, spalmato neanche troppo uniformemente su tre salite. Quella al Monte Mazzuccone, un verticalone da 1.200 m D+, seguita dall’ascesa al Monte Croce, resa più dura quest’anno dalla scelta di un sentiero direttissimo, e infine il Monte Novesso, a cavallo con la Valsesia. 

Paolo: Che carica! Parto tranquillo, devo correre al medio. Ci sono circa 2 km di asfalto in leggera ascesa prima di imboccare il sentiero, eppure mi sfilano tanti atleti, troppi! Devo rimanere calmo, dannazione! Di solito a quel ritmo corro una 30. Arriviamo alla frazione di Quarna Sopra, bellissimo balcone sul lago, e i primi 500 m D+ sono andati. Credo di essere intorno alla 30esima posizione, non quello che mi ero prospettato, sono perplesso, sto facendo il mio, ma continuano i sorpassi.

Inizia ad aleggiare un pensiero negativo: forse questa distanza non fa per me. Tutto mi scorre sotto ai piedi velocemente. Un tratto in paese e poco dopo il sentiero si fa ancora più ripido. Aumento leggermente il passo, il cuore mi segue e le gambe sono leggere, ogni tanto mi giro a guardare il lago, il sole ha fatto breccia da poco e la foschia mattutina crea un’atmosfera da favola, mi rilasso un po’ e, come per magia, finalmente qualcuno rallenta in cima all’Aquila (soprannome locale del Mazzuccone, per via del monumento sommitale). Ho dimezzato le mie posizioni, ma ora calma, che in discesa devo risparmiare i quadricipiti, mi ripassano una manciata di atleti… mah.

 

Uno sguardo verso il monte Rosa

Tutto procede invariato, in cima al Monte Croce cerco con lo sguardo il Monte Rosa, c’è anche lui, timido tra le nuvole quasi a rassicurarmi. Mi gusto poi la salita al Novesso, sto bene e mi sto divertendo. Nascondo un po’ le carte ai tre ragazzi con cui mi trovo ora, due dei quali erano scappati via a inizio gara, mentre uno spettatore mi dice che sono 15°.

 

Verso Arola, 7,6km molto veloci

So che anche qua dovrò trattenermi, i ragazzi con cui sto correndo mi sembrano troppo lenti però! Sto frenando troppo. Decido quindi di accelerare un pochino, in realtà cerco di farmi solo spingere dalla forza di gravità, rimango da solo.

Fede: La gara è partita e nei primi chilometri di asfalto sono insieme a un altro Federico, il mio socio di Pisa, anche lui allievo di Personal Running Coach, alias Roberto Martini. Abbiamo circa lo stesso livello e giochiamo per gli stessi tempi di gara, decidiamo di fare almeno la prima parte insieme, quella più montuosa e tecnica. Sono consapevole che non devo sforzare con il ritmo, soprattutto nella prima salita, errore che ho commesso l’anno precedente. Non mi interesso della posizione, dovrei essere attorno alla 100esima, in linea con quello che mi aspetto, ma tengo sempre l’occhio sul cronometro per rispettare il piano. Cerco di stare più largo di circa 10 minuti sulla vetta del Monte Mazzuccone, sul primo ristoro all’Alpe Camasca e sulla vetta del Monte Croce, per poi avere più margine e più energie per spingere la seconda parte di gara, molto più corribile e veloce. 

 

I polpacci bruciano..

All’attacco della prima salita ho qualche dubbio sul ritmo, i polpacci bruciano un po’, forse non mi sono riscaldato bene, poi mi assesto sul mio passo ottimale e il resto trascorre in fretta. Nel frattempo Federico mi stacca in salita. I passaggi più tecnici con rocce e catene fisse nei pressi del Monte Mazzuccone, il mio terreno ottimale, e in un attimo sono al primo ristoro. Ricarico acqua e carboidrati, qualche pezzo di frutta e scappo. Voglio essere costante il più possibile ed evitare troppe variazioni di ritmo. Preferisco alimentarmi durante la gara piuttosto che restare fermo a un ristoro. Se mi fermo sono perduto. La seconda parte di salita passa senza che me ne accorga, in breve tempo sono al Monte Croce. Gran parte del dislivello è coperta, ma ci sono ancora 42 km di gara, una vera maratona da correre per davvero. La discesa dal Croce si fa sentire, molto tecnica, il terreno è umido e molto smosso. Nonostante io la conosca decisamente bene, avendola fatta parecchie volte, devo fare attenzione a controllare il ritmo e a non lasciar correre troppo le gambe. Uscito da questo tratto tecnico, il percorso si trasforma in strade forestali in discesa e sentieri molto più scorrevoli; sono da solo sul tracciato, e fino al secondo ristoro all’Alpe Sacchi mi sembra di essere abbastanza veloce; recupero anche qualche posizione. 

 

Pit stop velocissimo

Carico sempre acqua e maltodestrine, bevo del succo di frutta e riparto. Ora mi aspetta il tratto tecnico e insidioso del Monte Novesso che, seppur breve, un paio di km e soli 250 m D+ circa, non va sottovalutato, soprattutto con il terreno un po’ umido. Uscito dallo stretto sentiero del Novesso, mi immetto sulla lunga strada forestale in discesa di circa 7 km che porta ad Arola. In questo tratto mi sento bene e so che da qui bisogna iniziare a correre davvero per riprendere piano piano i minuti di gara persi nelle prime salite. Nel frattempo recupero anche Federico sulla strada e proseguiamo insieme.

 

Seconda parte, 29km per 900 d+

Arola, km 26. Attenzione a non farsi ingannare dai numeri, qua inizia la gara vera. O meglio, è qui che iniziano a farsi i conti in tasca, bisogna averne per correre, perché da qui in poi è tutto un vallonato sulla sponda ovest dell’onnipresente lago d’Orta, le salite leggere non possono più essere una scusa per camminare.

Paolo: “Ciao Simo!”. Incontro un mio amico e già socio della fortunata staffetta del Trail del Mottarone di inizio anno. Mi informa sui distacchi e mi indica un punto acqua poco più avanti. Meno male, fa caldissimo e avevo quasi finito le flask.

 

KM 34, 36, 38. La UTLO è una sfida

Comincio ad avvertire le gambe pesanti, mi sento un po’ legato e mi raggiungono in tre, ma solo uno fa parte del gruppetto di qualche km prima, sono confuso e non so quanti atleti siano a caccia della mia posizione. Scherzo con loro cercando di capire quanto fossero effettivamente stanchi: “Oh, ciao ragazzi, dai che manca solo una mezza maratona!”. Ridono e accelerano, penso: “Forse se la sono presa…”. Vado in difficoltà ma devo tenerli. Come per miracolo, nel bosco incontro Davide (il Coach): “Dai Paolo, stai correndo bene e gli altri sono lì, è ora di soffrire!”.

Km 36, Santuario della Madonna del Sasso. Un posto incantevole, con la vista più bella sul lago, che ti fa per un attimo dimenticare le fatiche della UTLO. Qua mi aspetta Daniele, che offre supporto alimentare ma soprattutto psicologico, sono stanco e fatico a tenere il ritmo di chi è con me.

Rimaniamo io, Samuele e le sue treccine. E’ un ragazzo che ho conosciuto a una gara di snowrunning quest’inverno, quando ci siamo sfidati in volata correndo gli ultimi 300 m per le vie asfaltate di Cogne ai 3’ al km con i ramponcini, una cosa certamente singolare. Gli altri con noi sono “saltati” e poco prima si sono fermati a camminare. “Sono in crisi ma almeno corro”, penso, e mi rincuoro.

 

La mia prima crisi..

Siamo a Pella sul lungolago asfaltato, Samuele cambia passo e si corre sotto i 4’30”. Penso: “Che gamba che ha ancora, ma è il mio terreno, ora posso correre forte!”. Purtroppo solo nella teoria. Scopro che manca elasticità e il gesto atletico è macchinoso, devo rallentare. Lo vedo allontanarsi piano piano, ma non scomparire. Devo resistere, questa è la mia prima lunga, tutti raccontano delle loro crisi, ecco la mia. Calma, devo superarla, ripenso ai consigli del Coach e gestisco.

 

KM 44 – Grassona, ultimo ristoro

Vedo di nuovo Simo che mi conforta. Lui l’anno prima ha corso la stessa distanza e i crampi hanno rallentato la sua ottima gara proprio negli ultimi chilometri. Ricordati i sali, fa caldo e sei in giro ormai da più di 5h!

Riparto con una Coca nella flask sinistra, magnesio e potassio nella destra, le bevo avidamente. Poco dopo le gambe iniziano a sciogliersi e torno a correre come piace a me, accelero, sto di nuovo bene. Ma non potevo pensarci prima?! Mancanza di esperienza o semplicemente un calo fisiologico che sarebbe arrivato comunque, nessuno potrà mai rispondere.

Fede: Arrivo ad Arola dove mi aspetta un ristoro intermedio fai-da-te. Nella via del paesino è presente una fontanella d’acqua tramite la quale mi ero già prefissato di ricaricare la borraccia con le maltodestrine, visto che per il ristoro successivo, il terzo di gara, mancano ancora un po’ di km.

 

MANGIA-E-BEVI

Da qui inizia una sezione molto scorrevole, il cosiddetto mangia-e-bevi fatto di continui saliscendi e sentieri molto corribili che portano al ristoro di Boleto. Questo tipo di tratti li trovo sempre molto selettivi perché richiedono notevoli energie, ritmo e gambe brillanti, condizione ardua da ritrovare ora dopo tutto il dislivello della prima parte del percorso. In questa fase riesco a staccare Federico che si trova costretto a rallentare un po’ a causa di un problema alla schiena. E’ un peccato perché le risate e le chiacchiere scambiate con il suo accento toscano mi hanno fatto passare più in fretta l’ultima ora di competizione. 

 

Boleto, l’eterno terzo posto

Pit stop velocissimo a Boleto, il terzo ristoro che non arrivava più. Ricarico acqua e carboidrati e scappo in fretta, la mia strategia alimentare sta funzionando alla grande, ma mi trovo al 34esimo km e sono consapevole che il muro su cui sbattere contro sta per arrivare. 

 

Il muro, il maledetto muro!

Anzi, arriva subito, esattamente al 35esimo km al Santuario della Madonna del Sasso, una balconata panoramica sul lago d’Orta dove mi aspettano Stefania, la mia compagna, Dani con la sua compagna Valeria e Alessia la compagna di Federico. Tutti organizzati ad attenderci per il tifo, un istante di conforto e un ristoro di emergenza. Questo ristoro mi è stato davvero di aiuto perché ho avuto modo di gustare qualcosa di salato dopo ore di maltodestrine.

 

 

Verso il lago e l’arrivo UTLO

Dopo 4 sorsate piene di brodo di verdura, mi metto in tasca un cubetto di parmigiano e scappo alla volta dell’ultima vera discesa verso il lago. Sono di nuovo da solo in questa sezione, cerco di risparmiare un po’ le gambe nella discesa ripida e tecnica perché sento che sto per andare in crisi, il muro è lì davanti a me e in un attimo sono sul lungolago di Pella. Eccoci qua, rivedo il lago da vicino, quasi al 40esimo km circa della mia UTLO, è qui che sbatto contro il muro e inizio a soffrire, ma è anche qui che inizia la gara, quella vera. D’ora in poi i km restanti sono tutti da correre tra tratti asfaltati attraverso i paesi, stradine sterrate e facili sentieri, con poco dislivello, la maggior parte condensato in una breve salita. 

 

La testa comanda sempre

Qui si fa la differenza, sempre che sia rimasto qualcosa nelle gambe. I tratti su strada li corro lentamente, mi sto trascinando, ma devo restare costante e resistere, il caldo non aiuta. Ultima salita che porta all’abitato di Grassona dove si trova l’ultimo ristoro. Non è nulla di difficile ma la soffro parecchio, sono ufficialmente saltato per aria, la frequenza cardiaca non sale più come dovrebbe e mi è rimasto solo del miele che faccio un po’ fatica a mandare giù. Al quarto ristoro mi fermo qualche minuto in più, mi dico più volte di essere quasi arrivato e che sono alla fine ormai, ma mi aspetta ancora quello che poi si è rivelato un’ora e mezza di gara sofferta. Bevo e mangio due pezzetti di formaggio perché il sapore dolce inizia a darmi un po’ fastidio, ricarico solo acqua e riparto.

 

Il lungolago e gli ultimi 2.000 m della UTLO

Paolo: Mi diverto perché gli ultimi 20-30’ li ho corsi davvero bene, più o meno come Samu e più forte di altri ragazzi davanti a me. Ma ormai è troppo tardi e i distacchi si assottigliano senza mai colmarsi, tra me e il 6°, un certo Sean Van Court (patron di Instinct e forte ultrarunner), ballano solo 5’. Wow!

 

Mi commuovo

Arrivo sul lungolago, la posizione è inattaccabile, mi godo gli ultimi metri, commosso per essere arrivato alla fine di questo mio primo, meraviglioso viaggio. Ripenso alla UTLO, alla stagione che sta per tagliare il traguardo con me, a quanto bene interiore faccia questo sport. Chiudo in decima piazza. Un dettaglio che fa piacere, ma il vero premio sono le emozioni che mi porto a casa e costituiranno, ne sono certo, un solido tassello per il mio futuro in questa disciplina.

Fede: Dall’ultimo ristoro riesco a mantenermi costante fino ai laghetti di Nonio, dove recupero anche una posizione o due, che decretano veramente la fine del viaggio. Percorro in discesa le stradine dell’abitato di Nonio che mi portano al famigerato centro sportivo di Bagnella, frazione di Omegna dove inizia il lungo lago finale. Circa 2 km o poco più di asfalto e marciapiede, in piano, lungo la bellissima e ridente Promenade di Omegna, alberata, con le barchette nel porticciolo e le persone che passeggiano e prendono il sole, ma che quel sabato di ottobre diventano il tuo incubo preferito. Sono al 53esimo km, sono praticamente arrivato e quei due chilometri li voglio correre come se fossi almeno a una 10k.

 

Il supporto degli amici

È così che Daniele giunge a salvarmi mentre combatto con i miei demoni e mi scorta affiancandomi in bici dal centro sportivo fino al traguardo con tanto di musica dallo speaker portatile. Chiudo in 8 ore e 16 minuti e in 95esima posizione assoluta, gara gestita al meglio delle mie possibilità. Ho usato la testa e la strategia alimentare è stata azzeccata. Forse il paio di piccole deviazioni e modifiche del percorso di questa edizione mi ha rallentato un po’. Ho chiuso circa 15 minuti più lento rispetto all’anno precedente, ma nettamente meglio in classifica. Colmo di gioia, maltodestrine ed endorfine, il tuffo nel tiepido lago d’Orta insieme ai boys è un toccasana meritatissimo.

 

Domenica, è tempo di UTLO per Daniele

Daniele: Il weekend UTLO è un’altalena di emozioni. Quando ormai la tensione per la corsa dei miei amici è scesa, tocca a me schierarmi in griglia di partenza. Insieme a più di 400 runner, domenica mattina alle ore 10. Il percorso ricalca esattamente la prima parte della 55 km, con le salite a Monte Mazzoccone e Monte Croce di seguito, terreno a me congeniale, e successivamente l’impegnativa discesa dal Monte Croce. Da qui inizia la parte per me più dura della gara, la lunga discesa su una strada forestale che sembra tuffarsi nel lago, in direzione Omegna. 

 

 

Corro bene

Corro la prima salita cercando di tenere il passo della donna prima classificata al traguardo, riuscendoci fino alla cima del Monte Mazzoccone. Nella discesa che porta all’Alpe Camasca ne perdo definitivamente la scia. Fortunatamente, qui trovo il “support team”, con Fede e Paul e le nostre fidanzate a darmi la carica, così come noi avevamo fatto con loro il giorno precedente alla Madonna del Sasso.

 

La bellezza delle faggete

Veleggio intorno alla tredicesima posizione, correndo senza grandi intoppi il tratto che mi separa dalla cima del Monte Croce. Da qui in poi mi aspetto di correre in difesa, limitando i sorpassi, che invece puntualmente arrivano. Dopo il secondo ristoro, in località Alpe Sacchi, trovo finalmente la “ruota buona” da tenere. Un ragazzo con una corsa pulita e veloce che seguo in discesa fino alla fine del tratto sterrato del percorso di gara. Nonostante per me sia il più difficile, non posso non apprezzare la bellezza delle faggete che mi circondano, nei loro caldi colori autunnali.

 

Il temutissimo lungolago, ultimo tratto della UTLO

Arrivo così al temutissimo tratto finale: il lungolago asfaltato di Bagnella, due km di pura agonia su bitume. Un’altra tradizione del fine settimana UTLO è il supporto in questo tratto decisivo: Fede mi viene incontro in bici e mi carica, con urla e musica ad alto volume, fin sulla linea del traguardo, che taglio in 21ª posizione, migliorando di un secondo il tempo dello scorso anno.

Dopo un bagno ristoratore nelle limpide e inusualmente temperate acque del lago d’Orta, segue il tradizionale pranzo in riva al lago presso un locale di Omegna, a chiusura di un weekend ricco di emozioni e seguito da altrettante “bevande luppolate”, leggasi vino!

 

 

Grazie UTLO!

Paolo: Potrei parlarvi delle emozioni che lascia una gara così, ma per quelle vi consiglio di venire a Omegna l’anno prossimo. Preferisco concludere facendo un plauso ad organizzazione e sponsor, che rendono possibili giornate come queste, momenti di aggregazione sana e felice, vera linfa vitale per noi fortunati appassionati di questo sport. E poi il lago d’Orta in autunno, un romantico e misterioso gioiello del nostro Paese che vi riempirà gli occhi per ore. Ci vediamo nel 2023!

Di Daniele Gozzi, Federico Iovanovich e Paolo Dellavesa  |  foto: Comitato Organizzatore

Corro quanto basta, pedalo a giorni alterni, parlo troppo. Nelle pause mangio. Instancabile sostenitrice di quanto lo sport ti salvi. Sempre. Le mie giornate iniziano sempre così: un caffè al volo e il suono del GPS che segna l'inizio di un allenamento. Che corra, pedali o alzi della ghisa poco importa: l'importante è ritagliarmi un momento per me che mi faccia affrontare la giornata nel modo migliore.