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MaverX Superleggero, la storia

di - 09/10/2012

Come vi avevo detto, CLICCA QUI, al Windfestival sarebbe stato presentato in anteprima mondiale il nuovo Superleggero di MaverX.

È dal 2004, grazie alla collaborazione di Cesare Cantagalli, che collaboro con il team MaverX e continuo tutt’ora. Di alberi e di prototipi quindi sotto le mie mani ne sono passati molti. Questo progetto però aveva un fascino particolare, creare l’albero RDM più leggero in commercio.
La prima cosa che viene in mente quando si parla di “leggerezza” per un albero è associare la parola “fragilità”. Infatti proprio su questo punto si sono concentrati gli sforzi del team di Reglass divisione Windsurf (MaverX) capitanata dall’Ing. Claudio Cazzara.
Nel settembre 2011 ho ricevuto il primo prototipo di questo nuovo progetto da mettere sotto torchio sulle mie vele. Non mi era stato detto nulla, nè da dove partiva il progetto, nè dove si voleva arrivare. In mano avevo semplicemente un “tubo nero di carbonio” un po’ più sottile dei classici alberi RDM. La prima sensazione, facilmente riscontrabile da chiunque, è stata quella della estrema leggerezza. Ma veniamo ai dettagli più tecnici. La curva andrà bene sulle mie vele (utilizzo le NP)? Montato l’albero la curva dichiarata costant curve si abbinava perfettamente alle mie FireFly, Combat e Atlas. E per quanto riguarda la resistenza? Inizialmente avevo potuto provare solo l’albero in sessioni di freestyle con vento più o meno forte.
Questo prototipo rendeva il rig estremamente leggero ed esplosivo, forse un po’ troppo, e tendeva a far aprire la penna. Iniziamo a correggere con il team di R&D di MaverX alcuni dettagli ed ecco che poco prima della mia partenza per Maui ricevo dei nuovi prototipi da testare a Hookipa.
Il flex in penna e l’esplosività era stata corretta e ora avevo tra le mani un rig molto comodo che mi permetteva esclusivamente di concentrarmi sulla surfata. Nelle sessioni di freestyle invece mi dava quell’impulso necessario di cui avevo bisogno per tutte le power move e non apriva più la penna come la versione precedente, garantendomi la giusta potenza e velocità per le manovre clew first come il Toad.
Tornato da Maui ho continuato a usare quello stesso prototipo sia al Lago che al mare nelle mareggiate liguri e poi arrivato gennaio sono partito nuovamente per una destinazione estera: Sudafrica. Il prototipo non era cambiato, le onde erano pesanti uguali, l’unica cosa che era cambiato è che non uscivo più mure a destra ma mure a sinistra e quindi potevo alzare l’asticella del livello dei miei salti. Ancora una volta andava tutto bene. Dalle Canarie contemporaneamente arrivavano anche i feedback di Valter Scotto e dall’Italia quelli degli altri team rider nazionali come Federico Infantino e Andrea Franchini, e tutto procedeva verso la direzione giusta.
Non riuscivo a rompere questo prototipo, nemmeno dopo le frullate più pesanti. Uno degli ultimi giorni in Sudafrica faccio provare il proto a un mio amico spronandolo ad entrare in profondità nella sezione più critica dell’onda (ci trovavamo ad Hakgat). Bene dopo un po’ di titubanza finalmente si decide ad affrontare il lip (tanto l’aereo di ritorno ci attendeva dopo pochi giorni), ed ecco finalmente la sua prima vera “entrata” della vacanza… e bum… l’onda massiccia gli chiude in faccia. Risultato vela disintegrata (da buttare via), ma albero tutto intero, sano e salvo.
Anche con i test sull’affidabilità da parte di “surfisti normali” avevamo quindi ottenuto degli ottimi riscontri.

Ho continuato ad usare quello stesso prototipo tra una session di freestyle e di wave fino all’altro giorno quando finalmente ho ricevuto il primo Superleggero di serie.
Questo Superleggero è quindi la Lamborghini del windsurf, albero RDM a sezione leggermente più ridotta sul top (permette il perfetto trimmaggio delle nuove vele come la Wizard NP o la Volt NS che hanno una tasca d’albero in penna leggermente più stretta), perfetto per un utilizzo wave e freestyle, disponibile nelle misure da 340 a 430.
La grafica è semplice e accattivante, e finalmente verrà distribuito con una sacca protettiva all’altezza della situazione!

CLICCA QUI per maggiori dettagli.

PS: MaverX ha voluto ringraziare i sui team rider che hanno contribuito alla realizzazione del progetto Superleggero mettendo il loro numero velico sulla grafica dei loro alberi personali. Tutti gli altri alberi non avranno questo particolare.

@foto_Emanuela Cauli
@testo_Fabio Calò