E’ il numero 2 delle classifiche mondiali per le Marathon, ma la sua crescita esponenziale nella seconda parte del 2015, unita alla sua ancor giovane età, ne fanno l’atleta più atteso dalla nuova stagione. Samuele Porro è pronto per la sfida e ha già nel mirino i prossimi Mondiali di specialità, dove confermare la sua nuova dimensione internazionale. Nel pieno della preparazione, il campione piemontese, disponibile come pochi altri (e in questo si vede l’essere campione…) ha accettato di buon grado di rispondere a una serie di domande.
Un finale di stagione ricco di vittorie: fra titolo tricolore, Forestiere e Roc Marathon quale ti ha esaltato di più?
Penso che la vittoria più sofferta sia stato l’Italiano Marathon ma la più esaltante è stata sicuramente la Roc Marathon. Arrivavo da un ottimo periodo di forma ma purtroppo solo cinque giorni prima, alla Prevostura, sono caduto facendomi parecchio male. Forse per colpa dei postumi ho avuto un po’ di febbre il lunedì dopo la gara e sono arrivato a Frejus parecchio giù di corda. Penso che le vittorie inaspettate siano sicuramente le più belle!
Chiudi il 2016 sul podio del ranking Uci, un risultato che mancava all’Italia da molto tempo: a che cosa si deve questa tua crescita quasi prepotente nel corso del 2015?
Credo si tratti di una crescita molto graduale nel corso degli anni. Ho iniziato a dedicarmi alle lunghe distanze dopo l’italiano di Schio del 2012 ed ogni anno riesco a migliorare qualcosina, ponendomi sempre obbiettivi più ambiziosi.
Molti addetti ai lavori indicano come una delle cause del tuo progresso il metterti in gioco nelle Marathon estere: è davvero così?
Credo che quest’anno sia stato fondamentale decidere di correre gare all’estero. Ho anche potuto prendere parte alla mia prima gara a tappe, l’Alpentour in Austria, una bellissima esperienza.
Le marathon internazionali sono davvero così diverse dalle nostre?
Non si possono definire diverse, non c’è uno standard di gara nazionale. Certamente la maggior parte delle marathon italiane sono troppo “facili”, all’estero capita spesso di spingersi al limite e misurarsi su percorsi tosti, quasi fossero dei cross-country di quattro ore!
I grandi come Lakata, Sauser, Huber fanno quasi vita da zingari con gare disputate in Nord Europa, America, Sud Africa: ti metterai anche tu alla prova in gare come Cape Epic, Leadville 100 e altre simili?
Nel 2016 proverò qualcosa di nuovo, sarò alla partenza delle due corse a tappe più importanti, Transalp e Cape Epic, ma non mi metterò certo a fare una vita da zingaro! Anche perché credo che in Italia possiamo vantare uno dei calendari gare più fitti di qualsiasi altra nazione, con un livello che negli ultimi anni sta crescendo molto grazie anche a molti atleti stranieri che oramai sono degli habitué.
C’è qualcosa che invidi ai grandi nomi sopra citati?
Sicuramente li ammiro molto per quello che fanno e per come lo fanno, sono tutti grandi campioni ma allo stesso tempo persone “alla mano”. Qualcosa da invidiare forse ci sarebbe se penso a come il nostro sport viene maggiormente considerato all’estero, ma resto comunque fiducioso del nostro movimento italiano che è in continua crescita!
Gabriele Gentili