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Chi trova un amico trova un tesoro

di - 13/01/2023

Storie in Sella - Con amici come questi - cover

Tutti abbiamo quell’amico che ci incita a fare cose che preferiremmo evitare. E se siamo fortunati, abbiamo molti di questi amici. Nel bene e nel male.

C’è quell’amico che ha sempre un’avventura appena estratta dal cappello a cilindro, che si tratti di un road trip che arriva a toccare dislivelli a cinque cifre o scialpinistiche nel ben mezzo di una bufera di neve. È anche quell’amico che non batte ciglio nel fare serata fino a tardi prima di uscire in bici il mattino presto.

Quella che state per leggere è una storia di fantasia, ma neanche troppo

Una volta stavamo mangiando un boccone nello stesso pub dove sono state partorite molte delle nostre migliori e peggiori idee, quando l’amico ha casualmente buttato fuori il suo ultimo fantasioso piano.

“Dovremmo andare a fare un bel giro domani” ha detto. Era il suo primo giorno in cui si sentiva relativamente bene dopo un periodo di convalescenza. Normalmente non l’avrei preso sul serio, ma ho più che familiarità con la troppo ambiziosa sensazione di scambiare fatalmente il non sentirsi morire con il senso di onnipotenza e invincibilità.

Non andavo in bici da mesi e avevo giù consumato abbastanza birre medie e snack per sapere che la mattina dopo avrei rimpianto amaramente di aver accettato. Annuivo in modo convinto mentre fantasticavo un’abbondante colazione a letto, intanto che cercava di collegare più sentieri che già presi singolarmente erano in grado di cuocere i miei quadricipiti.

“Inizieremo a pedalare e interromperemo il giro quando ne avremo voglia”, mi assicurava mentre ordinavamo un’altra birra. Avete presente quegli amici che parlano di grandi piani, ma poi trovano qualche scusa per evitare di metterli effettivamente in pratica?

Ecco, non è quel tipo di amico

Quando ha chiamato il mattino dopo, ho sperato non troppo segretamente che fosse per annunciare una cancellazione dell’ultimo minuto. “Sarà una giornata dura” ha detto. “Partiamo fra un’ora”.

La temperatura è scesa costantemente mentre ci avvicinavamo alle montagne in auto, e sono stato eternamente grato per aver portato con me un altro strato protettivo prima di correre fuori di casa. Nel pieno stile delle Alpi, il sole freddo del mattino era destinato a salire verso una mitezza di 20 gradi, solo per essere eclissato da un temporale la sera stessa. L’aria pungente invadeva i miei polmoni, sfrattando la nebbia dal mio cervello molto più abilmente di una tazza di caffè doppio.

Le mie mani tremolavano avanti e indietro tra pugni stretti e dita tese nel tentativo di evitare quel doloroso intorpidimento seguito da un dolore estremo che gli arrampicatori su ghiaccio conoscono così bene. Quando siamo partiti e il sentiero ha svoltato verso l’alto, il mio sangue si è lentamente riscaldato e gli strati protettivi si sono fatti strada dal mio corpo al mio zaino.

Siamo saliti fino a quando la sensazione di freddo pungente è stata quasi dimenticata, sostituita da un timido sole che era una strana giustapposizione di caldo e fresco. Soffro il freddo, e raggiungere il momento in cui indosso le maniche corte in una giornata da oltre 30 gradi, come una sorta di supereroe dallo strano potere di regolare la temperatura corporea, è una sensazione a dir poco spettacolare.

Anche se mi sentivo meglio del previsto, era evidente che il mio regime di allenamento ciclistico non aveva accelerato la mia forma fisica nel modo che avevo sperato. Non sarebbe stata una giornata da libro dei record, ma avevo messo gli occhi sul sentiero che correva tra i grandi massi. È una bestia da scalare, con lastre di roccia che ti fanno fare chilometri extra invogliandoti a superare una sezione dopo l’altra, cercando di capire se questa voglia può da sola mettere insieme il puzzle. Una volta girata la bici verso valle, quegli stessi affioramenti di granito diventano una sorta di “scegli il modo in cui farti male” nella discesa conclusiva.

Non immaginavo che avrei completato questo percorso senza errori evidenti, mettendo in pratica il mix perfetto di determinazione e follia, come spesso capita.

Dopo aver interrotto la mia corsa finora perfetta su un particolare gradone roccioso su cui stavo lavorando da anni, sono arrivato in cima esausto e felice, con più chilometri nelle gambe di quanto pensassi possibile quella mattina. Ora tutto ciò che mi separava da una birra e un hamburger era una rapida discesa per tornare alla macchina.

Trans Varaita 2022 - black and white
foto: Trans Varaita Bike

“Da che parte si torna?” chiesi

Il suo sguardo confuso si trasformò nella faccia che fa il tuo amico quando si rende conto che pensi che i petauri siano animali immaginari, come gli unicorni. Non che io conosca quello sguardo, e inoltre, chi ha mai visto un petauro? Sono ridicoli e non sono ancora sicuro che la loro esistenza non sia solo un enorme scherzo della natura.

In ogni caso, potevo sentire le parole ronzargli in testa. “Ehm, siamo su un’andata e ritorno. Siamo solo a metà strada”, disse.

Dopo aver posto il veto al mio suggerimento di provare a chiamare un taxi in mezzo al nulla, ci siamo girati e abbiamo iniziato e pedalare in un esercizio di dejà vu carico di endorfine. Sapere che c’erano ancora ore di pedalata e qualche migliaio di metri di salita davanti a noi ha fatto sembrare i prossimi chilometri quasi facili, ma sapevo che non sarebbe stato così per tutto il giro.

Dopo tutto, è sempre l’ultima parte del viaggio la più fastidiosa e lenta a passare, indipendentemente dal fatto che si tratti di un tragitto di qualche ora o un’escursione di tutto il giorno. Le nostre chiacchiere costanti sono diventate intermittenti mentre guardavamo la distanza tra il sole e le cime delle montagne diminuire con crudele costanza. L’aria è diventata silenziosa, tranne che per il suono dei mozzi che giravano.

Con l’oscurità e le prime gocce di pioggia che ci salutavano mentre ci avvicinavamo alla macchina, le mie mani ancora una volta hanno fatto la loro danza per tenersi calde mentre caricavo la mia bici nel bagagliaio.

Ho scoperto che il grande giro, a cui ho accettato di partecipare solo perché non avrei mai pensato che sarebbe successo, è diventato una sofferenza di una giornata intera che sarebbe stata classificata come una delle escursioni in MTB preferite di sempre.

Mentre al pub ci concedevamo hamburger e birra duramente guadagnati, il mio amico mi guardò e disse: “Penso che dovremmo fare quel tour di cui ti ho parlato”.

Cristiano Guarco - 4bicycle - portrait 211127

Ciao a tutti, sono Cristiano Guarco, appassionato da una vita di mountain bike ma anche del movimento ciclistico in ogni sua forma. Da circa 20 anni ho fatto della mia passione la mia professione, una grande fortuna raccontare questo mondo, per parole e immagini, che tanto mi ha insegnato e continua a insegnare ma anche ispirare.