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Con ASICS e Alessandro Pegoraro a Verona

di - 22/05/2023

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Oggi vi raccontiamo un’altra race experience di Alessandro Pegoraro, che ha corso a Verona la Giulietta e Romeo Half Marathon con le ASICS Novablast 3.

 

Oltre 8.000 runner a Verona

È una fresca mattina dei primi di febbraio, sono a Verona che, grazie a Giulietta e Romeo, è considerata la città dell’amore, ma oggi, con oltre 8.000 partecipanti, è la città dei runner. Chi per la 10 km e chi, come me, per la 16ª Giulietta e Romeo Half Marathon, siamo in tantissimi sulla griglia di partenza. 

 

Il calore di Verona

Nella zona di partenza c’è un grande fermento, tutti, o quasi, sono impegnati nella loro routine pre gara. Per molti raggiungere i 21 km è un traguardo enorme e percepisco distintamente l’aumentare dei loro battiti. Io sono lì e osservo questo grande movimento di persone. Mi piace. Mi riscaldo, faccio qualche allungo e, come spesso accade, le mie aspettative sono vicine allo zero…

Qualche giorno prima un buon 38.4 di febbre mi aveva lasciato con un naso gocciolante e con poca potenza polmonare. Lo sento, ma sento anche che in qualche modo arriverò in fondo. 

 

 

Abbasserò il mio PB?

In accordo con Marco Facci, il mio preparatore, abbiamo inserito questa competizione nel programma di allenamento, consapevoli di non aver lavorato in pianura, né tanto meno su una distanza specifica. In cuor mio ho solo un piccolo obiettivo: riuscire ad abbassare anche solo di un minuto il mio precedente tempo sulla mezza maratona,1:37:06. 

 

Una partenza ponderata

Il tempo scorre veloce, mi avvicino allo start, sono le 9:29 e 50 secondi. Io mi trovo in fondo alla prima griglia di partenza perché non ho voglia di stare dentro la calca di gente. Poi i secondi si fanno ancora più piccoli, 5, 4, 3, 2, 1… si parte! Mi infilo al limite esterno sinistro e inizio la mia lenta rimonta. In realtà non sono in lotta con nessuno se non con me stesso, ma il voler guadagnare posizioni è pur sempre uno stimolo. I primi metri sono concitati, guardo il mio Garmin Forunner 955 dove, con la funzione Pacer Pro, ho impostato l’obiettivo di tempo, e sono qualche secondo sotto il ritmo consigliato, ma sento che sto bene e proseguo. In testa ho tre blocchi in cui fare un check, fino al 7° chilometro, dal 7° al 14° e dal 14° a 21 chilometri. 

 

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Ecco l’Arena!

Sorpasso, alle volte salendo sul marciapiede, altre intrufolandomi tra gruppi di persone unite. Passano i chilometri e piano piano il gruppo si dilata. Siamo in Corso Porta Nuova, un lungo viale che ci conduce dritti in uno dei monumenti più incredibili e apprezzati al mondo, l’Arena di Verona. 

 

Il fascino di Verona

In questo tripudio di monumenti storici, lascio velocemente il Palazzo della Gran Guardia alla mia destra e, dopo poco, raggiungo la Chiesa di San Fermo prima e Piazza delle Erbe poi. 

Controllo il mio Garmin: il ritmo è ancora buono, sono costantemente sotto il timing prestabilito, mi sento bene e anche i miei piedi oggi si sentono alla grande. A correre insieme a me un paio di ASICS Novablast 3, non una scarpa per “super tempi”, neppure l’ombra di piastre in carbonio integrate, ma un’ottima ammortizzazione e un’incredibile leggerezza. Due caratteristiche che mi stanno permettendo di mantenere il giusto ritmo. 

Esco dal centro storico, e da qui so che, con una leggera pendenza, inizia il lungo argine che costeggia il fiume Adige, che mi porterà prima alla Diga del Chievo e successivamente al “giro di boa” dei 10 chilometri e mezzo. 

La quasi impercettibile, ma presente, leggera salita sembra non finire mai. Mi rincuora il pensiero che, una volta terminata, ci sarà di controparte un’altrettanto leggera discesa. 

 

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7k, il mio primo check

Ho superato il mio 7°, il mio primo check mentale, e mi sto avvicinando al 10°. Tutto prosegue bene, i piedi e le gambe reggono il ritmo, il fiato è un po’ corto ma non così tanto da invitarmi a rallentare. 

 

Giro di boa, tutto va alla grande!

Vedo il ponte Diga Chievo e poco dopo il ristoro del 10° chilometro: sono al giro di boa, prendo al volo una bottiglia d’acqua, ne bevo qualche sorso, la lancio dentro gli appositi bidoni e proseguo. La nuova leggera pendenza mi rende felice. 

 

14k, il mio secondo check

Al 14° chilometro, il mio secondo check: sono ancora sotto il mio Pacer Pro. Provo sensazioni piacevoli e mi sento bene. Due giorni prima ero a letto con la febbre e adesso corro così, benissimo!

 

Verona, una sorpresa continua

Più i chilometri passano e più le case e le strutture iniziano nuovamente a cambiare. Vedo il Castello di San Martino in Aquaro, oggi Castelvecchio, costruito tra il 1354 e il 1356 da Cangrande II della Scala. Le strade si stringono e ricompare la pavimentazione del Liston realizzata con il tipico marmo rosa della Valpolicella. Ora l’Arena con il suo splendore è sulla mia sinistra. Ritorna anche la folla di curiosi e supporter, e con essi l’incitamento, le urla e i “vai, vai” danno nuova linfa vitale al ritmo, so che manca poco. 

 

19k, ancora due ed è fatta!

Stringo i denti, il mio Garmin segna 19 km, ne mancano poco più di 2 e avverto salire un insolito stupore. Scorgo lo stadio dove poche ore fa tutto è iniziato. Attraverso la piccola porta di accesso, metto i piedi sulla pista di atletica. Sono gli ultimi 300 metri, do tutto quel che mi è rimasto, stringo i denti. Le Novablast sembrano farmi volare e di colpo tutto si ferma: sono sotto la scritta “ARRIVO”. È fatta! Le gambe si fermano e con loro anche il mio Garmin; piano piano il cuore rallenta, è ora di concedermi la calma. 

 

1h30’01”, favoloso!

Guardo il tempo: 1:30:01, 4 minuti e 15 secondi la media al chilometro. Rimango sorpreso, quasi incredulo, non ho mai corso a questa velocità. Mi accingo a uscire dallo stadio e velocemente ripercorro l’ultima ora e mezza, ma soprattutto ripenso a come sono arrivato allo start, senza aspettative, né di carattere fisico né di carattere tecnico, e credo forse sia stato questo a rendere tutto così magico ed emozionante. 

 

L’emozione di fare bene, l’emozione di essere vivi!

Ad attendermi fuori c’è Linda, mia moglie, felice di avermi visto entrare allo stadio e di avermi portato il suo supporto. Con lei ci dirigiamo verso la macchina. Mi chiede com’è andata, ma in realtà non ho molte parole, salgo in auto e ripercorro ancora una volta quell’ora e mezza. E ancora una volta ho la conferma che il non avere aspettative, il lasciarsi portare dal flusso e fare solo quelle poche cose che ci fanno sentire vivi può regalarci emozioni inaspettate. Oggi sento proprio di averne ricevute molte.

Di Alessandro Pegoraro

Corro quanto basta, pedalo a giorni alterni, parlo troppo. Nelle pause mangio. Instancabile sostenitrice di quanto lo sport ti salvi. Sempre. Le mie giornate iniziano sempre così: un caffè al volo e il suono del GPS che segna l'inizio di un allenamento. Che corra, pedali o alzi della ghisa poco importa: l'importante è ritagliarmi un momento per me che mi faccia affrontare la giornata nel modo migliore.