“Forse non è così pericoloso, ma scegliere di correre una maratona pochi giorni dopo una gara trail con 1.200 m d+ è sicuramente un po’ rischioso. I rischi però, si sa, fanno parte del gioco, e alle volte vale la pena correrli!”. E’ con queste parole che Alessandro Pegoraro ci ha raccontato la sua maratona di Parigi, che ha corso dopo un essersi impegnato nel Borc Trail. Vi lasciamo sotto il suo racconto.
Niente NYCM.. ci aspetta la Maratona di Parigi
L’ultima settimana di settembre è stata molto particolare. Da mesi si aspettava l’ok da parte dei New York Road Runners per poter correre la 50ma maratona di New York. A causa dello stop forzato da COVID, sono stati due anni di attesa.
Un grande evento che per me avrebbe coinciso con la prima, vera, grande maratona! M’immaginavo già di correre tra le strade della Grande Mela, e se chiudevo gli occhi ne sentivo l’energia. Ma poi, un venerdì mattina arriva la comunicazione da parte dei Vicenza Marathon che non si partirà per New York a causa delle restrizioni imposte dall’organizzazione americana.
Un weekend con la famiglia diventa l’opportunità per correre una maratona
Ma proprio in quelle stesse ore si è aperta l’opportunità di andare a Parigi un weekend di metà ottobre con la famiglia. Proprio il weekend della 45ª Paris Marathon. Non restava che iscriversi.
Preparare la Maratona Parigi, correndo tra i sentieri del Borc Trail
Non avevo assolutamente una preparazione adeguata. Nell’ultimo periodo stavo passando parecchio tempo su sentieri e colline, tanto che mi ero iscritto per la settimana prima di Parigi alla Short del Borc Trail. Giusto una ventina di chilometri e oltre 1.200 metri di dislivello positivo!
E la cosa non mi spaventava, ne vedevo la sfida. Trovavo affascinante poter cambiare specialità in così poco tempo. Anche perché sapevo quanto può essere “arricchente” dover adattare corpo e mente a dinamiche e contesti diversi.
Una nuova pianificazione, si va al Borc Trail
Dopo un “brief” con il mio preparatore Marco Facci, definiamo una strategia di gara pre-maratona: non strafare al Borc Trail e non avere grosse aspettative sui 42,195 m.
Nel primo caso, piani completamente saltati. Il percorso del Borc Trail mi piace e, ovviamente, mi faccio prendere dalla foga della gara. Per la voglia di recuperare qualche posizione, spingo bene lungo tutti i 10 km della discesa e metto a dura prova i miei “poveri” quadricipiti. Ma, si sa, le gare son gare!
Si vola alla Maratona di Parigi
Giunge il giorno della partenza, l’arrivo in un aeroporto dopo due anni e mezzo di stop ci fa riguadagnare a buon diritto una piacevole sensazione di normalità. Anche se… di poco normale c’è sempre qualcosa. Sono proprio le mie gambe, ancora belle doloranti dopo la sfiammata della domenica precedente al Borc Trail. Nonostante tutto sono sereno, sebbene le aspettative per la gara si riducano ulteriormente.
“Vada come deve andare”
Ho la voglia di gustarmi la gara senza particolari ambizioni, e questo è lo spirito con cui atterro all’aeroporto di Paris-Beauvais. Vada esattamente come deve andare, io sono sereno! Ora però ci aspettano bus e metro, una lunga trafila per arrivare in zona Place de La Republique, dove c’è l’appartamento di famiglia che ci ospiterà per le prossime 3 notti.
Pettorale Preso
La sveglia suona presto, il sole inizia a riscaldare i tetti di Parigi, e in tarda mattinata vado a ritirare il pettorale. L’organizzazione è ottima e tutto scorre liscio. La folla di persone mi fa già presagire che l’evento di domani sarà un gran bell’evento! E con lo stesso carico di energia che ho riportato al ritiro pettorali, la giornata scivola via piacevolmente. Alla sera do un ultimo sguardo al materiale, ed è tutto pronto. Adesso posso anche andare a dormire, domani ci sarà da correre.
Al via della 45ª Maratona di Parigi
Ore 7:00 di domenica 17 ottobre, mi sveglio. La mia partenza è per le 10:11, ho tutto il tempo per la colazione e per raggiungere Avenue Champs-Élisée. L’aria è fresca e il cielo limpido quando verso le 9:40 arrivo al gate viola. Il gate viola è quello dei corridori con obiettivo 3:45.
La mia precedente esperienza su questa distanza è di 3:35 ma, non sapendo bene cosa aspettarmi, ho preferito rimanere nelle retrovie. I minuti passano e si percepisce un’emozione crescente, mentre gli speaker incitano corridori e spettatori, è il nostro momento. Un ultimo sguardo all’Arc de Triomphe, attivo la funziona Peacer Pro di Garmin che ho settato sulle 3 ore e 28 minuti. Se rimango sotto, anche solo di 5 minuti, dal mio crono precedente, sarò comunque felice. Giusto il tempo di far partire l’orologio e mi ritrovo sotto la linea dello start. Ora non ho davvero più nulla a cui pensare, devo solo correre, nutrirmi, idratarmi e respirare.
Parigi è magnifica
Questa città è magnifica. La folla e la grande aria di festa fanno scorrere i chilometri facilmente. Mi sento sereno e centrato, non so se sia l’emozione, ma non avverto più l’affaticamento alle gambe. Non so bene come muovermi tra tutte queste persone, molte hanno un passo più lento del mio, mi sposto all’estrema sinistra e da lì comincio a tenere il mio ritmo. Sono in costante corsia di sorpasso, mi sento bene, il battito cardiaco oscilla tra i 139 e i 146 bpm e noto che sto guadagnando secondi.
Le gambe girano bene
Tutto funziona a meraviglia e tra me e me dico: “Al 21mo vediamo come va, e in caso taro l’andatura”. Ma al giro di boa della mezza non avverto alcun fastidio, per cui via al prossimo, il 25mo, dove so che mi aspetteranno i miei piccoli fan, i miei figli e nipoti. Superata da poco la Cattedrale di Notre Dame, li trovo tutti lì, con cartelli e urla a incitarmi. Che bella emozione! Le gambe continuano ad avere il loro ritmo, so di aver abbondantemente superato la metà della gara e il grosso è fatto. Mi godo il “Lungo Senna”, il Musée d’Orsay e la Tour Eiffel, i miei sguardi e i miei pensieri si perdono tra questi Patrimoni dell’Umanità facendomi scorrere il tempo senza percepire una gran fatica.
Verso il traguardo della Maratona di Parigi
35mo, 36mo, 37mo km, il mio ritmo è ancora buono e la folla aumenta. Ai due lati della strada un fiume di persone è lì a incitare e a gridare. È qualcosa di magico e grandioso, è pura energia che aumenta metro dopo metro. Non avevo mai vissuto una situazione simile. Una sorta di “trance ovattata” in cui gambe e testa sono esattamente la stessa cosa. Davanti a me ancora un cartello, è quello dei 350 metri. Una sensazione strana, un sorriso che mi viene da dentro, che parte dallo stomaco e mi dice: “Ci siamo Ale, ora dai tutto!”. Alzo lo sguardo, mentre rivedo l’Arc de Triomphe, il sorrido esplode fuori e spingo sulle gambe. Il fiato si fa corto, pochi battiti, intensi, infiniti, pochi metri ancora e poi è l’arrivo.
La semplicità dei numeri complessi
Tac. Stoppo l’orologio, 42.195 metri in 3 ore 22 minuti e 16 secondi. 6 minuti sotto il Peacer Pro del mio Garmin, 8 minuti sotto il limite che mi ero prefissato per la felicità, 13 minuti sotto la mia precedente maratona.
Proseguo oltre il traguardo con un sorriso e mi rendo conto che si tratta solo di “semplici numeri”. Intorno a me vedo tante persone e provo una grande soddisfazione. Solo in mezzo a tanti, eppure così uniti, che bello! Numeri che mi danno un piacere enorme, mi rendono felice, ma che sento non essere tutto. So che sono una conseguenza, che sono il risultato di aver azzardato un pochino, di essermi fatto trasportare dagli eventi al di fuori di quella linea di sicurezza, senza paura. Sento che sono semplici numeri, ma che in loro vi è un significato più grande, molto più grande.
Testo e foto: Alessandro Pegoraro