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Garmin Beat Yesterday Awards 2022

di - 22/03/2023

Abbiamo incontrato Marcello Villani, vincitore per la categoria TRAIL per i Beat Yesterday Awards, premio messo in palio perda Garmin, con oltre 1.000 candidature. Marcello è indubbiamente un performer di altissimo livello, ma prima di tutto un uomo comune, esattamente come tutti noi. Scopriamo il suo racconto attraverso le domande del nostro direttore Daniele Milano Pession. 

 

I Beat Yesterday Awards raccontati da Garmin

Letteralmente ‘beat yesterday’ significa ‘migliorati’, ma per noi ha un significato ancora più alto e assoluto. Assaporare l’essenza della vita attraverso le proprie passioni e i propri sogni. Preparare corpo e mente per realizzare qualcosa di straordinario. Beat Yesterday non sarà mai l’impresa di cui tutti parlano, non è la vittoria che resterà per sempre nella storia dello sport. Beat Yesterday è la realizzazione di persone comuni che si mettono in gioco sacrificando tempo ed energie per riuscire in qualcosa che la maggior parte degli altri definisce impossibile. Beat Yesterday non è essere più bravi o più forti di altri, ma avere la volontà di non fermarsi a ciò che si è, per scoprire chi si vuole essere veramente.”

 

5 award category per 5 sognatori

Trail, Truck, Cycling, Triathlon e Marine, sono queste le 5 Awards category che hanno premiato altrettanti protagonisti, accomunati da ciò che si può solo immaginare e che può diventare realtà: un sogno. 

 

 

Beat Yesterday Awards: Qualcosa di diverso, unico e irripetibile

I Beat Yesterday Award di Garmin non sono nati per premiare la performance fine a se stessa, ma il sogno che ha permesso a 5 sportivi selezionati di raggiungerla. Perché dietro a ogni impresa, piccola o grande che sia, c’è sempre un sogno, una speranza, una rivincita, un desiderio raggiunto. 7 anni sono tanti, oltre 1.000 candidature, tutte mosse dallo stesso spirito. Testimonianze che, se vogliono essere uniche, devono essere comunque esempio per migliaia di nuove candidature. Ai Beat Yesterday Awards non hanno mai vinto i più forti e basta, ma coloro che hanno saputo trasmettere, raccontando le loro imprese, molto di più, di più umano. 

 

Marcello Villani, il vincitore della categoria Trail dei Beat Yesterday Award di Garmin

Marcello Villani secondo Garmin

Garmin ai Beat Yesterday Awards ha voluto presentarlo così: “TRAIL Category: il protagonista è un appassionato di corsa, nello specifico di trail running, anche se non è nato in montagna. Questa passione lo porta presto ad affrontare gare di ultra trail, come il Tor des Géants e l’UTMB. Nonostante la passione, queste gare sembrano non colmarlo del tutto a livello emotivo. La risposta è ancora una volta la montagna, ma in una nuova forma, quella dell’alpinismo.

Così parte per una nuova avventura, che lo porta a scalare il suo primo 7.000. Un approccio per lui inesplorato alla montagna, che gli permette di capire, forse per la prima volta, la grandezza della montagna e della natura. Se la montagna dice ‘No’, occorre rispettarla e ascoltarla: ne va della propria vita. Scopre così che la montagna a volte è rinuncia: ed è questo che fa di chi l’ascolta un vero e proprio alpinista.”

 

Ciao Marcello e benvenuto su 4running.

Buongiorno a te! Grazie infinite per questa intervista!

Come sei arrivato ai Beat Yesterday Awards? Come nasce il tuo rapporto con lo sport?

Beh, ho sempre amato l’outdoor, fin da piccolo, e non ho mai smesso! La mia passione per la natura mi ha portato a praticare sport di vario genere. Dalle immersioni subacquee all’alpinismo, dal parapendio alle corse di endurance. In particolare poi la montagna è sempre stata il mio punto di riferimento!

 

Quando ti sei innamorato del trail running?

Il 5 agosto 2007! Mi trovavo sulla mia montagna preferita, la Pania della Croce, nel gruppo delle Alpi Apuane, e vidi per la prima volta una gara di corsa che si disputava sullo stesso sentiero che io, tipico escursionista con tutto il possibile e l’immaginabile nello zaino, percorrevo lentamente e con fatica. Mi chiesi chi fossero quei matti, tutti “ossa e muscoli”! Furono necessari alcuni anni prima di riuscire a scardinare il concetto che “in montagna non si corre”, ma poi sono diventato uno di loro, inaugurando la mia “carriera” proprio su quel sentiero! Nella mia idea originale, infatti, avrei dovuto fare solo quella gara, ero curioso di vedere se riuscivo ad arrivare in fondo nel massimo tempo a disposizione! E invece…

 

Garmin ti presenta come un trail runner che, sognando, ha alzato progressivamente l’asticella, sino a oltre 7.000 metri di quota!

Ringrazio innanzitutto Garmin per questa bellissima opportunità che mi ha dato! Beh, sì, è proprio così, sono partito dai 21 km della mia primissima gara per arrivare agli oltre 300 delle varie PTL, Tor des Géants, Swiss Peak. E, mentre aumentavano km e dislivello sulle gare, contestualmente passavo dalle montagne di casa ai 4.000 delle nostre Alpi, per arrivare poi alla spedizione al Lenin Peak (7.134 metri s.l.m.), una montagna di 7.200 metri! 

 

Beat Yesterday Awards

 

Un tassello dopo l’altro

Una volta messo un tassello, messo bene intendo, mi piace l’idea di provare a metterne un altro. E così, dopo aver imparato tanto dalle lunghissime gare di trail running, ho realizzato che il successivo tassello sarebbe dovuto essere qualcosa di diverso dalle competizioni. Qualcosa che mi avrebbe potuto dare nuovi stimoli di analisi e crescita.

La scelta di partire insieme a Francesco Saviozzi (il mio inseparabile amico e compagno di avventure) per il Lenin Peak è stata dettata da uno specifico motivo: la quasi totale assenza di difficoltà tecniche. Sulla carta il vero grande punto interrogativo sarebbe dovuto essere la quota! Purtroppo non è andata come ipotizzato. Il maltempo ha stravolto tutti i piani e ci ha costretto a rinunciare alla vetta. La tempesta di vento e neve che ci ha colti a oltre 6.000 metri di quota ha letteralmente sommerso la nostra tenda obbligandoci, l’indomani, a tornare giù, con molta cautela e molta fatica.

 

Beat Yesterday Awards

 

Sei un grande amante dell’outdoor, che cosa ti ha insegnato sino a ora lo sport?

Se torno indietro alla mia prima gara di trail running, vedo una persona completamente diversa. Ma anche se torno indietro di 10, 8, 5, 2 anni, qualche mese fa. Ogni volta che decido di intraprendere un “viaggio” so che non tornerò quello di prima. Tra i tanti insegnamenti c’è sicuramente l’essere onesti con se stessi, non necessariamente perfetti, ma in sintonia con quello che stiamo facendo. Un’altra grande scoperta è stata la resistenza a fatiche incredibili. Non avrei mai pensato di poter correre e camminare per 5 giorni di fila andando su e giù per le montagne della Valle d’Aosta, dormendo 5/6 ore in totale. 

Ma anche l’arte di arrangiarsi con il minimo indispensabile e l’adattamento a situazioni diverse da quelle previste, il superamento degli ostacoli e la flessibilità nel cambiare programmi, basandosi però su principi saldi come la sicurezza e l’entusiasmo. 

Non scordiamoci che queste cose le facciamo per il nostro piacere (più o meno in differita rispetto all’evento a cui partecipiamo)! Da qui mi viene spontaneo aggiungere un altro insegnamento: lamentarsi non serve a nulla, anzi è dannoso! Ho maturato la convinzione che ricercare nelle situazioni più paradossali qualcosa per cui vale la pena farsi una risata è davvero utile, non solo durante lo sport! Ah, c’è un’altra cosa fondamentale, quasi scordavo! La doccia! La doccia ti rimette al mondo! Sottovalutiamo questo aspetto perché possiamo fare la doccia quando vogliamo. Ma giuro, in ognuna di queste avventure, la doccia è stata un vero alleato, un silenzioso amico che riesce a mitigare perfino la fatica!

Ti sei chiesto perché Garmin ha scelto proprio te per vincere ai Beat Yesterday Awards?

Penso di essere stato scelto perché ho voluto parlare di un tema, la rinuncia, che molto spesso viene sottovalutato. Come dicevo prima, in ogni circostanza possono capitare imprevisti, talvolta piccoli, talvolta grandi, talvolta enormi, che ti obbligano a cambiare i piani o addirittura a desistere. Rinunciare non fa mai piacere, ma è comunque da mettere in conto ogni volta che ci si pone in gioco. C’è poi una differenza sostanziale tra le mie passate esperienze e la spedizione al Lenin Peak. Mentre nelle varie competizioni “rinunciare” significa essenzialmente fermarsi, e magari rifocillarsi al caldo in attesa che l’organizzazione ti venga a prendere, in montagna, e a maggior ragione in alta montagna, bisogna saper rinunciare prima che la situazione diventi irrimediabile.

Tra l’altro, nel corso dei mesi successivi a questa esperienza, ho maturato una convinzione: non essere arrivato in cima alla vetta ha reso ancora più “intimo” l’intero viaggio. Pensa, se fossi arrivato in cima al primo tentativo, avrei potuto riempirmi di sensazioni non vere, come per esempio che scalare un 7000 sia facile, che basta la volontà e tutto il resto viene di conseguenza, che volere è potere, e chi più ne ha più ne metta.

Invece sono qui a parlare di quanto sia incredibile la potenza della natura, di quanto ti senti piccolo mentre la tenda viene schiacciata dal peso della neve, di quanto tutto il tuo futuro dipenda dallo scegliere o meno di andare avanti o tornare indietro. Insomma, nella mia rinuncia ci sono tanto insegnamento, tanta consapevolezza acquisita, tanto rispetto per qualcosa che amo e che temo allo stesso momento.

 

Rinuncia? Quando bisogna saper rinunciare?

Saper rinunciare è un valore, esattamente come mettersi in gioco. Io penso che, al pari di altre qualità, anche la rinuncia sia un’attitudine da allenare.

Purtroppo, non esiste una bilancia dove mettere da una parte “tornare a casa” e dall’altra “andare avanti”, ci sono sensazioni e presentimenti che possono avverarsi come no. E queste, mio personalissimo parere, sono tanto più vere quanta più esperienza si è maturata: “saper rinunciare” dipende dalla sensibilità che abbiamo nell’essere in grado di interpretare cosa succede dentro e fuori di noi. 

 

Qual è il più grande insegnamento ricevuto dallo sport?

Beh, se dovessi proprio sceglierne uno, potrei dirti che uscire dalla propria zona di comfort sempre con stimoli differenti è il meccanismo migliore per conoscersi.

 

Beat Yesterday è un punto di arrivo o solo un piacevole imprevisto?

È bellissimo far parte di tutto questo! Beat Yesterday per sua definizione non può essere un punto di arrivo. Anzi, idealmente vorrei poter essere scelto di nuovo, perché ho ancora tanta voglia di vivere nuove ed entusiasmanti avventure dove potrò mettere in gioco quel che so in favore di qualcosa di ancora a me ignoto!

 

Domanda logica… il tuo prossimo sogno?

In questo momento non saprei dire quale sarà il prossimo “viaggio” che farò. Il fascino dell’alta montagna è indiscutibile, e ho un conto in sospeso con il Lenin Peak, ma non so ancora se sarà la prossima meta. Non mi dispiacerebbe affrontare qualcosa di diverso, magari dove fa particolarmente freddo (magari il Polo Nord?) o… perché no, dove fa particolarmente caldo (un deserto?)! Vi terrò aggiornati!

Di Daniele Milano Pession  |  foto: archivio personale

Corro quanto basta, pedalo a giorni alterni, parlo troppo. Nelle pause mangio. Instancabile sostenitrice di quanto lo sport ti salvi. Sempre. Le mie giornate iniziano sempre così: un caffè al volo e il suono del GPS che segna l'inizio di un allenamento. Che corra, pedali o alzi della ghisa poco importa: l'importante è ritagliarmi un momento per me che mi faccia affrontare la giornata nel modo migliore.