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HO’OILO, l’inverno di Maui

di - 15/12/2016

HO’OILO significa “inverno” in hawaiiano e quello 2015-1026 il big waverider Rudy Castorina afferma che sia stato il migliore da quando vive sull’isola di Maui, tutto grazie al fenomeno atmosferico “el Niño”, che nel Pacifico ha avuto un impatto globale sui modelli meteorologici, che ha portato a una maggiore quantità di onde consistenti. “È bello aver vissuto e goduto di una tale speciale stagione, con il sostegno dei miei’ Ohana, la famiglia, gli amici e gli sponsor questo è quello che è successo.”

Abbiamo fatto qualche domanda a Rudy su Jaws.

Come e quando è possibile surfare a Jaws (direzione dello swell, del vento etc..)?
Sostanzialmente, quando il tuo spot di tutti i giorni (Hookipa, Lanes, Kanaha, Sprecks) fa close out, Jaws inizia a rompere e riesce anche a tenere una dimensione notevole, e non penso nessuno abbia mai visto Jaws troppo grosso e che facesse close out!

Come ci si arriva? Via barca, in windsurf da Hookipa…
Anche se dovessi avere un jet ski per risalire fino allo spot, il passaggio è una delle parti più rischiose e problematiche. Generalmente, infatti, vai completamente controvento, con onde di 10 metri e vento a 50km/h in faccia, in 2 o 3 rider con tutti i loro rig, su un solo jet ski.  Anche il dover armare sullo ski non è poi così facile, quindi personalmente quando mi ritrovo sulla tavola, in acqua, tiro un sospiro di sollievo!

Che tipo di tavole e vele hai bisogno per Jaws?
Anch’io ho tarato e specializzato la mia tavola, avendo questo 86L per onde grosse realizzata da Fabien Wollenweider, shaper di Tabou. Ha degli inserti sotto i pads e sulla tavola che aggiungono parecchio peso, in modo che risulti molto più gestibile e più diventa grosso, più se ne sente l’enorme vantaggio che questo comporta. La mia tavola è eccezionale e, grazie al volume, mi ha anche permesso di prendere onde in condizioni di vento leggerissimo. Ultimamente sono uscito a Jaws con vento ben sotto i 15 nodi, muovendomi appena e restando nella zona d’impatto per droppare nelle onde quasi come se fossi in surf da onda.

Come e quando devi partire sull’onda?
Quest’onda rompe quasi nel mezzo dell’Oceano, per così dire, e non c’è quindi nessun ostacolo e le onde si scatenano con tutta la loro potenza sul reef dopo aver viaggiato per migliaia di kilometri in acque profonde.
Il problema primario non è tanto la dimensione, quanto l’eccezionale velocità. È veramente una lotta riuscire a pareggiarla e partirci sopra. La sensazione che si prova quando cominci ad alzarti, sempre più su verso il cielo, su un’onda gigantesca a quella velocità è qualcosa di veramente eccezionale e mai provato in windsurf. Spesso e volentieri, purtroppo, non hai minimamente la velocità necessaria e l’onda finisce per passarti sotto.
L’unico aspetto su cui hai effettivamente controllo è la tua posizione sul picco, sia la profondità, che l’essere più vicino o lontano alla zona d’impatto. Devi riuscire a metterti in una posizione che ti permetta di prendere abbastanza velocità per riuscire a prendere l’onda ed allinearti correttamente sul picco.

Qual è la zona migliore per prendere le onde?
Anch’io utilizzo dei punti di riferimento, che cerco di raffinare ogni volta che esco. Se vedo un’onda rompere in maniera particolarmente perfetta, cerco di fare una fotografia mentale e mi creo una sorta di GPS della zona di rottura, cercando di starci vicino il più il più possibile. Così facendo, ho buone possibilità di prenderne di altrettanto belle.

Tutte le onde vanno bene o bisogna selezionare?
C’è assolutamente bisogno di selezionare, come ha anticipato Kai ed è fondamentale capire che a Jaws, l’onda sia composta da due diverse parti. La prima sezione è chiamata “North peak” e la seconda è la “West Bowl”. Questa bowl finale ha la tendenza a girare l’onda quasi a 90° rispetto alla prima sezione e capita addirittura che faccia close out se non riesci ad anticiparla o ti ritrovi troppo interno su un’onda sbagliata.

Qual è la cosa più pericolosa?
A mio avviso il pericolo principale è assolutamente l’infame WEST BOWL di cui si parlava prima.

E le manovre più difficili?
La manovra più difficile è riuscire a riportare a casa la pelle dal momento che sali sul jet ski per andare allo spot, armare, surfare, smontare e tornare a casa sano e salvo. Quello è il momento e la manovra più difficile. 😉

Come riesci a sopravvivere ad un wipeout del genere?
Per sopravvivere al wipeout ti devi abituare ed allenare apposta per il wipeout! Non servirebbe allenarsi se tutto andasse sempre bene. Ti devi allenare proprio per sopportare ed imparare a resistere quando tutto va storto. Penso che questo sia l’approccio giusto, ed io personalmente mi alleno molto sull’apnea e lavoro molto sulle tecniche di respirazione. Così facendo, espando la mia capacità polmonare e riesco anche a rilassarmi più facilmente, rallentando il battito cardiaco e bruciando meno ossigeno quando sono sott’acqua. Essere anche più flessibili e fisicamente forti può essere un grosso vantaggio, in modo da riuscire a sopportare meglio la violenza del wipeout in sè. Sicuramente poi un altro fattore è avere uno dei migliori jet ski driver in circolazione che ti possa venire a recuperare appena possibile e ti eviti di prenderti in testa altre onde. Bisogna andare per gradi, ci sono svariati scalini da fare prima di uscire a Jaws. Devi farti macinare per bene in altri posti prima di provare qui… 😉

Le tue “Dritte per Jaws”?
Allenati duramente prima di entrare con condizioni grosse. Visualizza e prevedi tutte le possibili situazioni di pericolo in cui le cose possono andare storte e come venirne fuori. Muoviti un passo alla volta e, soprattutto, rispetta lo spot, la gente e le tue sensazioni.

FOTO Pierre Bouras, 4Windsurf

Ciao a tutti, sono Fabio Calò (ITA-720), ho iniziato a fare windsurf all’età di 13 anni e da quel momento è diventata la mia più grande passione, poi la mia vita e il mio lavoro. Campione Italiano Wave nel 2013 e 2015. Vivo a Torbole sul Garda e respiro l’aria del windsurf 365 giorni all’anno.