Dal numero #1 di 4running – Di Francesco Puppi | foto: Camilla Pizzini
“Ho sempre creduto tantissimo nel potere del web e nella forza dei differenti canali social. Primo fra tutti, dopo il boom di Facebook, è Instagram, grazie al quale ogni atleta ha la possibilità, anche solo per un istante, di tornare essere umano e raccontare le proprie vittorie, come le proprie sconfitte. Recentemente mi ha colpito in modo particolare il profilo personale di Francesco Puppi, atleta Nike e della Nazionale Italiana, grande esponente del trail running”
Daniele Milano Pession
CHI È FRANCESCO PUPPI?
Non sono il tipico atleta di trail running. Non m’interessa nemmeno tanto esserlo e non voglio a tutti i costi differenziarmi o avere la presunzione di proporre qualcosa di diverso.
Voglio solo seguire il mio istinto ed essere sicuro di andare fino in fondo nella ricerca del mio potenziale, sia attraverso il mio modo di correre che attraverso i valori in cui credo.
Per farlo, mi interessa focalizzarmi soprattutto sull’essenziale che serve per correre sui sentieri: allenamento, chilometri, salite, discese, ritmi, riposo e poco altro.
VI RACCONTO DUE COSE SU DI ME
Il posto dove vivo non è particolarmente bello, iconico o attrattivo. Non ho la fortuna di avere le montagne fuori dalla porta.
I sentieri e gli sterrati attorno a casa si snodano nella campagna, su terreno ondulato. Sulle strade vige la legge del più forte, noi atleti – runner e ciclisti – siamo l’ultimo anello di una catena. Spesso ho paura delle macchine quando corro.
QUI È DOVE MI ALLENO
Uno dei posti dove mi alleno abitualmente è un luogo all’apparenza privo di bellezza: un anello di 5 km dove si gira sempre a destra, senza incrociare altre strade.
IL VENIANO LOOP
Sul Veniano Loop, questo è il suo nome, ho preparato qualsiasi tipo di gara. Dai 10.000 m alle medaglie che ho vinto ai campionati mondiali di corsa in montagna. Quando vado lì, in genere svolgo dei lavori lunghi di qualità. Mi concentro sullo sforzo, guardo gli split sul GPS. Fatico. Mi ascolto. Provo a non pensare a niente.
Sto lì, finché non ho finito il mio lavoro, a fare la fatica necessaria, godendo all’idea di avere superato un mio record, anche quando realizzo che è un record inutile, insignificante.
Poi torno a casa, e quelle stesse strade con i bordi rovinati e il ciglio ricoperto di pietrisco mi sembrano quasi belle.
RIPETERE… E RIPETERE
Mi è capitato di correre fino a 5 Veniano Loops in una sola sessione. Penso che ripetere sia un po’ fuori moda. Però capisco anche che in questo ripetere può non piacere semplicemente perché non hanno pazienza e coraggio abbastanza per restare lì, a far fatica. È questo ciò a cui mi riferisco quando dico che è importante allenarmi in buone condizioni, ma nello stesso tempo non essere mai troppo a mio agio.
LA MONTAGNA È LA MIA STRADA
Sono un mountain runner, ma passo gran parte dell’anno a correre su strada o intorno a una pista di atletica. Penso, senza vantarmi, di essere quello che fa meno dislivello tra i top atleti a livello mondiale (l’anno scorso era circa 100.000 m D+). Amo tantissimo la strada, la pista, le ripetute, i medi e i fartlek. Forse sarebbe più semplice per me essere in tutto e per tutto un maratoneta. Ho accarezzato spesso questa idea. Ma sento che il mio habitat naturale, il posto più affine al mio modo di essere e al mio stile di corsa è la montagna.
#ANYSURFACEAVAILABLE…
Io corro ovunque. Non esiste per me una superficie meno nobile o interessante delle altre. Voglio sperimentarle tutte. Le superfici, o interfaccia in senso fisico, mi affascinano. Presentano delle proprietà interessanti rispetto al bulk della materia, cioè alle molecole che si trovano in profondità all’interno di essa. Questa cosa per me succede anche nella corsa, e l’ho chiamata #anysurfaceavailable. #anysurfaceavailable è la capacità di correre forte ovunque.
LO SPORT PROGREDISCE
#anysurfaceavailable è anche un invito alla con-taminazione, all’umiltà, alla necessità di mettersi in gioco e di porsi in un’ottica di apprendimento per cercare la performance. Il trail deve smettere di essere autoreferenziale e aprirsi all’intero spettro di possibilità nella corsa. Deve fare quel salto verso il professionismo necessario affinché possa sviluppare a pieno il suo potenziale.
LO SPORT È DI TUTTI, È PER TUTTI!
Il trail dev’essere per tutti, inclusivo al 100%. Perché per fare trail bisogna solo avere voglia di uscire a scoprire le proprie possibilità, ascoltando il richiamo primordiale che risiede in ognuno di noi. Non servono le Dolomiti o il Monte Bianco: l’anno appena trascorso ci ha mostrato, più di ogni altro, come sia possibile trovare un po’ di avventura anche in ciò che credevamo di conoscere. Per esplorare non serve andare tanto lontano, basta provare a spingersi poco oltre il proprio limite.
OLTRE IL TRAIL RUNNING C’È UN MONDO INTERO!
E poi sì, il trail è lasciarsi ispirare dalle montagne, correre sulle creste, cercare il traverso perfetto, sentire l’intenso legame con la natura, fermarsi, increduli della bellezza che ci circonda. Ma non mi va di parlarne adesso, perché queste sono esattamente le cose per cui già lo conoscete, il trail.