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Marco De Gasperi e la corsa in montagna

di - 06/08/2021

 

Da 4running Speciale Trail 2021 – di Daniele Milano Pession

 

6 Campionati del Mondo di corsa in montagna vinti, Category Manager di SCARPA. Marco De Gasperi racconta a 4Running le sue vittorie in gara, la sua passione per la montagna e come queste lo aiutino ogni giorno nello sviluppo di nuovi prodotti e strategie per uno dei brand Made in Italy più importanti del settore. 

 

Raccontaci del tuo inizio 

Ho iniziato a correre quando ero un bambino. Mi sono avvicinato prima alla corsa in montagna classica nelle categorie giovanili. E lì, nonostante fossi un grande appassionato della corsa, non è stato subito “amore a prima vista”. 

Mio padre era stato un forte corridore negli anni ’70, ma nonostante ciò, la scelta di seguire le sue orme è stata un’idea tutta mia!

 

 

Record_Sentiero_Roma_foto Giacomo Meneghello_ wearing Ribelle Run - 7h 53_ 41
Record_Sentiero_Roma_foto Giacomo Meneghello_ wearing Ribelle Run – 7h 53_ 41

 

1996, Campione del Mondo Juniores di corsa in montagna!

Nel 1996 vinco il mio primo titolo mondiale di corsa in montagna nella categoria Juniores e l’anno successivo quello nella categoria Assoluta, cosa che non è mai capitata a nessun altro atleta. Il ’96 e il ’97 sono stati due anni strepitosi! Forse anche inconsapevolmente, un po’ per la giovane età, a cui ho sempre aggiunto una forte passione, pure un po’ scanzonata, per la montagna.  

 

 

Il primo titolo mondiale quanto ha cambiato la tua vita?

Quando ho raggiunto il traguardo del primo campionato mondiale ho capito che da quel giorno iniziava ufficialmente la mia carriera sportiva nella disciplina che avevo scelto. Dopo pochi anni sono entrato nel corpo forestale e ho cercato ogni giorno di migliorarmi anche e soprattutto dove ero più carente. 

 

E gli altri cinque titoli mondiali?

Negli anni a seguire sono arrivati gli altri campionati del mondo. A quello della categoria Juniores nel 1996, se ne sono aggiunti altri cinque da Senior, sempre nella corsa in montagna, e poi il passaggio, anzi il ritorno, alle gare di skyrunning, disciplina a cui mi ero avvicinato davvero giovanissimo. E così sono ritornato a correre sulle grandi montagne, nelle gare più particolari, contraddistinte dalla parte più selvatica della corsa, quella che forse ho sempre amato di più.

 

Quanto è stato importante il ruolo della tua famiglia per ciò che sei diventato?

Il ruolo della mia famiglia è stato fondamentale. C’era sempre l’idea di andare in montagna, e salire in montagna aveva un sapore di performance. Proprio in quel periodo iniziava l’organizzazione delle prime gare di skyrunning. Ed è stato facile iniziare. 

 

 

L’incredibile scintilla delle competizioni…

Le gare di skyrunning erano state un ulteriore stimolo. Io ero già abituato ad andare in montagna con mio padre, e questa specialità univa alla montagna la possibilità di farlo in velocità, con in ballo la performance assoluta: è proprio lì che è scoccata una scintilla incredibile. 

 

Monte Rosa Skyrace, avevi solo 16 anni…

Avevo solo 16 anni quando ho partecipato alla mia prima Alagna-Monte Rosa e ritorno, l’attuale AMA a coppie. Mio padre aveva firmato tutte le carte per permettermi di correre, e riuscii a ottenere anche un 10° posto molto significativo.

 

 

Elisa Desco, tua moglie, è da anni una grandissima protagonista della “corsa off-road”. Una coppia sempre di corsa? Che importanza ha trasmettere i valori positivi dello sport in una famiglia e ai propri figli?

La nostra vita gravita intorno allo sport e soprattutto alla corsa. Tutti pensano normalmente che automaticamente anche i figli siano orientati di conseguenza verso lo sport. 

Nulla di più falso! La mia figlia più grande ha 11 anni e per il momento non ha manifestato una grande passione per lo sport, diciamo che lei e lo sport sono come due binari paralleli. Mia figlia invece vive appieno insieme a noi la stessa atmosfera, ma per adesso si è dimostrata piuttosto pigra, pur sapendo però che ci sono anche “talenti tardivi”, quindi un po’ ci spero…

 

Dall’aprile dello scorso anno sei Category Manager per il trail running di SCARPA.

E’ stato un grandissimo cambiamento, che considero oggi come la naturale continuità della mia carriera, sebbene in modo differente. Un cambio per me molto importante, che all’inizio per certi versi mi ha un po’ destabilizzato, modificando le mie abitudini consolidate. 

 

Atleta o consumer, un’altra grandissima sfida!

Quotidianamente cerco di utilizzare il knowhow maturato in tanti anni di pratica diretta, non solo come atleta, ma come consumer, che è forse la sfida più dura! Fisicamente ti devi mettere nei panni di un atleta che non è un atleta, come per esempio un amatore che vuole provare l’ebrezza di correre per un sentiero tortuoso in tutta sicurezza, con la maggiore tranquillità possibile, per continuare ad appassionarsi sempre di più a questo sport. 

 

Una sfida sostenibile. 

Per il futuro di SCARPA c’è sicuramente un’ulteriore sensibilizzazione del brand verso la sostenibilità: processi produttivi sempre più attenti verso l’ambiente per SCARPA non sono solamente una strategia del momento, ma qualcosa che va di pari passo con lo sviluppo stesso del brand.

 

Gli atleti di SCARPA: come ti stai muovendo, hai un ruolo attivo, come t’interfacci con loro?

Il nostro team a oggi è di rilevanza internazionale, e da quest’anno abbiamo inserito un maggior numero di atleti esteri per poter coprire strategicamente nazioni che possono portare ottimi risultati anche dal lato vendite: Manuel Merillas, Daniel Antonioli, Hannes Perkmann, Gustavo Buitrago, il transalpino Aurélien Dunand Pallaz che ha vinto la Transgrancanaria (leggi qui la sua intervista). 

Tra le donne abbiamo Hillary Gerardi, Elisa Desco e Ilaria Veronese, fortissima nello sci alpinismo, che farà tanto anche nella corsa off-road. 

Corro quanto basta, pedalo a giorni alterni, parlo troppo. Nelle pause mangio. Instancabile sostenitrice di quanto lo sport ti salvi. Sempre. Le mie giornate iniziano sempre così: un caffè al volo e il suono del GPS che segna l'inizio di un allenamento. Che corra, pedali o alzi della ghisa poco importa: l'importante è ritagliarmi un momento per me che mi faccia affrontare la giornata nel modo migliore.