Da 4running Speciale Trail 2021 – di Daniele Milano Pession | foto: Dino Bonelli
Le ultra marathon, semplici corse o veri e propri percorsi nel profondo della nostra anima?
L’italiano Michele Graglia, atleta di trail running, ci regala un punto di vista unico, tra performance, cronometro e spiritualità.
IL COVID
Mi trovavo a Bali ed ero stato costretto a rientrare a casa in tutta fretta perché stavano chiudendo le dogane per non rimanere bloccato lì. Dopo poco ho realmente preso coscienza di ciò che stava accadendo e ho subito una “débacle” notevole. Sono una persona abituata a guardare sempre avanti e programmare la mia vita. Tutte le gare cancellate, non poter viaggiare o vedere i miei genitori.
Che cosa mi ha lasciato questo periodo? Mi ha permesso di fare un viaggio introspettivo, per cercare di capire perché facevo quello che facevo. È stato un tornare alle origini e ho compreso che non corro per vincere gare o per fare record, ma perché è la mia passione. È ciò che mi permette di affrontare e scoprire me stesso e di lavorare su molti aspetti del mio carattere.
TORNARE ALLE RADICI DELLA PASSIONE
Correre pensando che corro perché è il mio tempo che mi fa essere lì in quel momento, mi piace. Il trail running rappresenta il ri-connettermi con la natura. Arrivare in cima alla montagna per scaldarmi con i raggi del sole, apprezzare e godere un paesaggio. Non correre con il cronometro per vedere quale tempo sto facendo, ma vivere pienamente, correndo, una, due, cinque ore del mio tempo.
RICONNETTERSI CON NOI STESSI
Sino a poco prima che ci colpisse il Covid, io lavoravo in un centro di meditazione e mindfullness a Maibù in cui insegnavo yoga che insieme all’allenamento mi occupavano dalle 90 alle 100 per a settimana e questo era diventato frustrante.
Prendere la decisione di dedicarmi a tempo pieno al trail running e alla mia carriera, grazie al supporto costante di sponsor come La Sportiva e Garmin, mi ha permesso di fare questo passo, perché la passione è bella, ma alla fine del mese i conti bisogna pur pagarli…
LA GARA DI BIG BEAR LAKE
Prima dell’estate, verso giugno-luglio, mi invitano a Big Bear Lake a fare la gara dell’anno. Una 100 miglia con tutti gli atleti americani più forti, già inserita nel World Tour, una UTMB tra americani! Ma purtroppo, 4 giorni prima della competizione, arriva la notizia improvvisa della cancellazione a causa di una serie di incendi.
MOAB 240, IL SECONDO SPIRAGLIO
E così, dopo mesi di allenamento, mi ritrovo in un altro buco. Provo a iscrivermi alla Moab e la mia iscrizione viene accettata. Unico problema, mi ero preparato per una gara di 100 miglia e la Moab contava quasi 400 chilometri.
OGNI GARA È UN VIAGGIO INTROSPETTIVO
Ogni gara è per me un viaggio introspettivo. Una pratica spirituale profonda, intesa come necessità personale di spingermi ogni tanto un “pochettino” oltre.
330K IN TESTA
E questa è la gara , in cui percorro i primi 330 km in testa da solo. Vedo unicamente Ashley, la mia crew, ogni 25-30 chilometri durante i check point, per il resto nulla, solo io.
Al 330° km arriva a darmi supporto un amico, che abitava lì vicino. È pronto per fare con me gli ultimi 50-60 km.
UNA VITTORIA SOFFERTA: MALEDETTO TENDINE
Durante una salita abbastanza ripida un tendine d’Achille s’infiamma pesantemente e mi costringe a “strisciare” per gli ultimi 30 chilometri, vedendo sfumare passo dopo passo il record del percorso che stavo per battere.
(Michele ha comunque vinto l’edizione 2020 della Moab 240 a mani alzate, ma con grande sofferenza, ed è l’unico atleta al mondo ad aver conquistato Badwater 135)
SI RIPRENDE
Tornato a casa, mi sono rimesso in sesto e anche la situazione Covid ha iniziato a migliorare. Alcune gare riaprivano, si poteva guardare nuovamente avanti. Siamo esseri umani assolutamente resilienti. Riusciamo sempre a farci carico di grosse responsabilità nei momenti difficili guardando avanti.
CORRERE, UN ATTO PRIMORDIALE
La ripresa ci ha così permesso di tornare a correre insieme, animati da una spinta emotiva comune, un’energia collettiva e non solo personale.
RIAPPROPRIAMOCI DEL NOSTRO TEMPO
Tornare alla nostra radice è il passaggio chiave del nostro stare bene. Lo scalino o la montagna da scalare è capire qual è la reale distanza con questa connessione, ma dobbiamo scalare e provarci.
MINDFULNESS
Mindfulness, un argomento che ho molto a cuore e di cui spesso parlo. Mindfulness è la reale presenza in ciò che noi stiamo facendo. Avere il focus dentro di noi, e non solo su ciò che si fa, è la chiave di questo processo, nella vita di tutti i giorni. La mia crescita non avviene attraverso ciò che faccio, ma dentro di me.
FUORI DALLA COMFORT ZONE, ESSERE MIGLIORI, SEMPRE
Qualunque cosa ci conduce fuori dalla nostra comfort zone, come il Covid, oltre ogni nostra sicurezza e certezza, è uno spunto di crescita personale. Siamo tutti in grado di affrontare cose incredibili e molto più difficili di quello che possiamo immaginare.
IL FOCUS DEL QUI-ORA
Non dobbiamo pensare e farci scoraggiare da quello che è stato, e neppure da quello che sarà, proprio perché perdiamo il focus sul Qui-Ora, sul presente e su ciò che realmente stiamo facendo in questo momento, perché non riusciamo a essere totalmente presenti.
Tre anni fa alla Badwater (https://www.badwater.com/event/badwater-135/), dopo 180 chilometri, ho avuto una grande crisi, e per raggiungere il traguardo ne mancavano oltre 80! Per superare un momento così duro ho pensato a ciò che ero in quel momento, al respiro, al battito del mio cuore e non a ciò che ero stato per gli oltre 180 km già percorsi o agli altri 80 che avrei ancora dovuto affrontare prima di raggiungere il traguardo.
I PENSIERI CHE INQUINANO…
I pensieri sono il nostro inquinamento interiore. Ci impediscono di essere pienamente presenti e di dare il meglio di noi stessi in quello specifico momento. Dobbiamo essere presenti nel nostro corpo, i pensieri bazzicano nella nostra testa, ma se noi riuscissimo a trascenderli, a sentirli per quello che sono, semplicemente pensieri, riusciremo a riportare il focus sulla nostra chiamata originale, che per me è il correre in natura, godere dell’aria fresca, della semplicità del gesto e di quello che la connessione con il tutt’uno mi regala.
UNICORNS & RAINBOWS
Perché nella vita non è sempre tutto unicorni e arcobaleni!
La nostra meta è di vivere la nostra esistenza pienamente, e trascendere le limitazioni personali, culturali e sociali. Bisogna, nelle gare come nella vita, abbracciare ciò che ci arriva. Le tempeste sono sempre all’orizzonte. Se riesci a creare il tuo equilibrio interiore, ciò che capita fuori non importa. Se io riesco a riportare nella vita di tutti i giorni le lezioni apprese nelle ultra maratone, queste chiavi di lettura mi permettono di affrontare meglio le difficoltà della vita e di essere una persona migliore.