Mizuno Wave Rider 28
La MIZUNO Wave Rider è una scarpa popolare: 28 le edizioni (per la precisione dal 1997) la dicono lunga sul gradimento da parte dei runner. Risulta infatti uno dei modelli più venduti tra il grande pubblico. Proviamo a entrare nel merito di questa calzatura iconico, sicuramente polivalente e pensata per un uso quotidiano e prolungato nel tempo
Testo e foto di Fabio Scipioni
CATEGORIA: polivalente
TIPO DI RUNNER: corridori neutri
PESO: 280 g (uomo), 240 g (donna)
DROP: 12 mm
STACK HEIGHT: 38,5/26,5 mm
“Identificata da sempre come scarpa stabile e dinamica, il modello numero 28 presenta novità importanti rispetto alla release precedente: la casa giapponese ha lavorato sull’altezza, il peso e alcune soluzioni tecniche.”
LA TOMAIA
La tomaia è un pezzo unico senza alcuna cucitura e con la linguetta anatomica di tipo tradizionale. Il minimalismo delle forme si traduce in un impatto visivo di stile, la scarpa è decisamente elegante. La maglia Jacquard Air la rende molto traspirante, ma è al tatto che sono più colpito: esteriormente, e soprattutto all’interno, il risultato è eccezionale, una morbidezza che difficilmente ho riscontrato. Non è un modello eccessivamente largo, sia la parte anteriore sia quella posteriore sono molto anatomiche. Alcuni dettagli sono quasi impercettibili, mi riferisco per esempio ai rinforzi sulle dita dei piedi. Alla morbidezza sull’avampiede fa un pochino da contrasto il tallone, che risulta molto fermo; non lo definirei rigido, ma sicuramente una struttura pensata per sostenere la caviglia.
Collarino protettivo
Il collarino è protettivo quanto basta, molto anatomico, a seguire i nostri malleoli; termina molto alto dietro, lungo il tendine d’Achille. I lacci sono piatti (un po’ troppo lisci!) e passano in asole molto ben distribuite lungo il collo del piede; sono state ricavate con cura come dettagli nella tomaia stessa.
L’INTERSUOLA
I sostanziali cambiamenti di questa versione risiedono nell’intersuola e la distinguono molto dai modelli precedenti. La Wave Rider 28 è dotata di una piastra in nylon biologico (deriva dall’olio di ricino), il suo nome Pebax Rnew. Piegando manualmente la scarpa, il ritorno è deciso, flette con più facilità del carbonio. Per favorire l’impatto al terreno, la piastra è stata tagliata sul tallone. La schiuma ENERZY, già sperimentata nella WR 27, è stata abbinata nel tallone alla ENERZY NEXT migliorandone il peso (circa 10 g) e l’elasticità. Importante l’intervento operato nella parte mediana, dove la struttura è stata allargata per garantire maggiore stabilità. Credo che sia una scelta logica (e corretta), visto che la Wave Rider 28 è “cresciuta” in altezza.
LA SUOLA della Mizuno Wave Rider 28
La suola della Mizuno Wave Rider 28 è in gomma Carbo X10, una mescola che è conosciuta per il sicuro grip. Ma non solo, l’X10 ha molta resistenza all’usura nel tempo. Guardando e toccando bene la suola, posso dire che comunque è stata messa molta gomma, una scelta che parrebbe voluta per migliorare l’ammortizzazione sull’avampiede. L’intaglio è profondo e scanalato per l’acqua e, a vista, sembra valido anche per uscite su sentieri o sterrati non eccessivamente accidentati.
Mizuno Wave Rider 28, il TEST
“Ho corso con la Mizuno Wave Rider 28 per circa 80 km senza alternarla ad altri modelli per averne la massima adattabilità; l’ho provata subito dopo la Neo Vista che ha in comune la stessa schiuma nell’intersuola.”
La conferma che la Wave Rider 28 sia una scarpa comoda l’ho avuta subito dopo averla calzata. La tomaia aderisce perfettamente senza comprimere, ho il piede fine, quindi non avverto punti di contatto eccessivi. Forse non è adatta a chi ha la pianta del piede larga, comunque offre un comfort raro in scarpe da corsa. Il primo aspetto che noto, cercando di muovere il piede all’interno, è quanto sia ferma nella parte del tallone. Non so se sia corretta o meno la mia sensazione, trovo molto disequilibrio tra la parte dell’avampiede, che si muove liberamente, e il tallone/caviglia molto piantati e fermi. Mi sento complessivamente molto “alto”, non sono abituato a drop così importanti; i primi passi di corsa sono stati ovviamente blandi per saggiare la reattività.
Piastra in materiale composito
Piacevolmente sorpreso dalla piastra che, pur non essendo in materiale composito, gioca la sua parte offrendo una decisa spinta; ammetto che la rigidità del tallone permette in atterraggio un bel gioco del piede, dando una efficace rotondità di movimento e contravvenendo al mio scetticismo iniziale.
12 mm di Drop, benvenuti “tallonatori”…
Ho fatto un po’ più di fatica ad adattarmi a un drop cosi alto perché, pur atterrando in maniera corretta, sento troppo il tallone sul terreno; avverto un’eccessiva proiezione in avanti, forse pure un mio gesto istintivo di adattamento. Certamente è invece un vantaggio per i cosiddetti tallonatori, che possono sfruttare al meglio il drop 12 e una mescola che risponde alle forti sollecitazioni. La mescola ENERZY ha una bella reattività: è elastica ma non eccessivamente molle. In fin dei conti, la Wave Rider non è la versione race Mizuno, ma offre già la possibilità di spunti veloci, una scarpa troppo permissiva non darebbe le valide prestazioni del modello che stiamo testando.
Sui percorsi asfaltati è molto sicura, il grip è considerevole ed è molto pronta nei cambi veloci di direzione. L’ho provata anche su strade bianche non accidentate; non la ritengo adatta per corse su sentieri, non tanto per il grip, bensì per un discorso strutturale. Infatti non mi sento sicuro con un drop così alto e, seconda cosa, la tomaia non ha protezioni particolari, quindi è inadatta a sopportare le spinte sul piede lungo terreni sconnessi. È comunque una scarpa molto affidabile, intuitiva, e permette lavori di quantità importanti. Per un runner senza eccessive velleità di cronometro è anche adatta a esperienze competitive di media/lunga distanza.