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MTB, un viaggio nell’Appennino Emiliano

di - 01/07/2021

Mtb, un viaggio nell'Appennino Tosco-Emiliano

La pandemia non ha cambiato le nostre priorità e abitudini in termini di vacanza attiva outdoor, ma sta contribuendo a spostare l’ago della bilancia verso questa direzione. La MTB torna ad essere protagonista nelle sue varie discipline. Se diamo uno sguardo ai dati del rapporto Isnart – Legambiente 2019 (pre pandemia) sulla presenze legate al turismo ciclistico in Italia nel quinquennio 2013-2018, il segmento ciclabile ha avuto un incremento del 51%, influendo sul totale delle presenze nel Paese con un +1,8% (dal 6,6% all’8,4%).

Mtb, un viaggio nell'Appennino Tosco-Emiliano

L’Appennino Tosco-Emiliano e la MTB

Nel periodo storico attuale, dove si percepisce ancora più forte la voglia di ripartenza, c’è un luogo nel centro Italia totalmente selvaggio, selvatico e sconosciuto al grande pubblico dei biker. Questo territorio si pone come nuova meta per una vacanza outdoor in MTB che soddisfi tutti i palati, anche quelli più esigenti.

Stiamo parlando dell’Appennino Tosco-Emiliano. Abbiamo vissuto di recente un’esperienza di “ritorno alle origini”, dove la MTB e l’outdoor sono stati protagonisti, a ridosso del Monte Cusna. È la cima più alta degli Appennini Reggiani con i suoi 2.121 metri di altitudine. È la seconda più imponente dell’intera catena dopo il Monte Cimone. Ma entriamo nel dettaglio.

Il progetto Ride The Giant

Lanciato ufficialmente a metà del 2020, il progetto Ride The Giant nasce dalla sinergia tra l’omonima scuola di MTB del Monte Cusna e la Happy Trail MTB, società ideatrice e organizzatrice della Appenninica MTB Stage Race.  L’obiettivo di questo sodalizio è il desiderio di presentare le opportunità di un’area ricca di risorse e perfetta per la pratica della mountain bike.

Nato con una vocazione naturale allo sci di alpinismo, l’Appennino Reggiano si inserisce anche nel segmento bike grazie alla presenza di percorsi naturali di grande spettacolarità pensati per tutti i livelli di esperienza, dal principiante al biker esperto, come ci ha raccontato la Presidente di Happy Trail MTB Milena Bettocchi: “Gli abitanti di questa zona, da diverso tempo, hanno cominciato a capire che il cicloturismo, ma soprattutto il mountain biking, può essere un’offerta attrattiva per questo territorio ancora del tutto inesplorato. Nonché una bella alternativa alle classiche località del nord, proprio perché situato nel centro Italia.”

mtb appennino tosco emiliano

Siamo tra l’Emilia Romagna e la Toscana

Seppure prossimo al confine con la Toscana, infatti, il Monte Cusna sorge interamente in territorio emiliano, all’interno dell’area protetta del Parco Regionale del Gigante, ora annesso al Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Il riferimento ricorrente al Gigante (Giant) non è casuale. Visto da lontano, infatti, il profilo della catena del Cusna ricorda quello di un gigante addormentato a cui si legano diverse leggende. Zona che come dicevamo prima comincia a muovere i suoi passi verso un turismo con la mtb e il cicloturismo, anche grazie all’influenza del periodo storico attuale:

“I biker in Emilia Romagna ci sono sempre stati – ha aggiunto poi Milena Bettocchi – ma grazie a un mix di fattori come l’incremento dell’utilizzo delle e-MTB e vuoi in un certo senso anche per la pandemia, abbiamo visto che l’utilizzo della bicicletta in questo territorio ha avuto una crescita importante. Il nostro desiderio, quindi, è quello di far scoprire che anche l’Appennino può essere considerato a tutti gli effetti un territorio perfetto per la pratica dell’outdoor.”

Mtb, un viaggio nell'Appennino Tosco-Emiliano

La nostra esperienza “pedalata” e vissuta

Con il supporto e la guida di Ride The Giantscuola di MTB del Monte Cusnasiamo andati alla scoperta di alcuni percorsi che abbiamo pedalato per voi. Prima di avventurarci nella descrizione, è giusto fare una premessa. Abbiamo utilizzato una mountain bike elettrica full con ruote da 27,5”, scelta mirata che garantisce sterzate agili e un controllo completo del mezzo. La tipologia di percorsi pedalati, invece, è classificabile come “Enduro/All Mountain” (livello di difficoltà S2/S3). Ma la ricchezza dell’Appennino Tosco-Emiliano e la competenza di Ride The Giant, offrono tantissime soluzioni per tutti i livelli di preparazione. Dal cicloescursionista al discesista puro, dal muscolare all’hard-tailer, dal principiante al biker esperto.

La base di partenza è stata Civago (Reggio Emilia) dove c’è una delle sedi della Ride The Giant MTB School. Lo staff composto da guide di MTB che oltre ad offrire servizi di guida alla scoperta del Monte Cusna e quelli propriamente “scolastici” – con una corsistica per ragazzi e adulti (lezioni private o corsi di collettivi) – curano costantemente la pulizia dei sentieri, ne creano di nuovi e garantiscono anche il servizio noleggio e-MTB.

Mtb, un viaggio nell'Appennino Tosco-Emiliano

Una breve introduzione ai percorsi

  • Primo giorno

25 km a 1.660 metri di altitudine: partenza dai prati di San Geminiano e risalita fino al Passo delle Forbici, dove c’è una cappellina in pietra che conserva targhe e cippi in memoria della presenza del poeta Giovanni Pascoli in questi luoghi e degli scontri tra partigiani e tedeschi avvenuti il 2 agosto del 1944. Per arrivare al Passo, abbiamo attraversato il Rifugio delle Maccherie (un piccolo angolo di paradiso) e il Passo del Giovarello – sul crinale appenninico – toccando quota 1.660 metri. Poi la discesa tecnica verso Civago con il trail “Lupo Bianco” e la risalita verso il rifugio Segheria – sede della nostra prima notte – nel cuore dell’Abetina Reale, suggestivo bosco di abeti nel Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano.

Il rifugio – un’antica segheria costruita alla fine del XV secolo dal Ducato Estense e rimasta in funzione fino alla fine degli anni sessanta. È gestito da due giovani, Marcello e Sara, che qualche anno fa hanno deciso di prendere residenza in questo luogo e vivere in rifugio per garantire una continuità di presenza.

Mtb, un viaggio nell'Appennino Tosco-Emiliano

  • Secondo giorno

20 km da 1.500 a 1.800 metri di altitudine: dal rifugio Segheria al Passo di Lama Lite seguendo una forestale tutta in ascesa composta dal “trittico” Passone / Passo di Vallestrina / Bocchetta di Val Calda, tra singletrack e ampi spazi verdi dove si può ammirare tutta la bellezza di questa parte di Appennino. La Lama Lite è la vetta, alta 1.800 metri, che congiunge la dorsale appenninica alla catena del Monte Cusna. Come detto all’inizio la seconda cima più alta dell’Emilia Romagna. Arrivati al passo la fa da padrona la natura selvaggia ed incontaminata dell’estremo lembo appenninico del territorio reggiano. Si viene attraversati da una sensazione di solitudine e si è immersi nel silenzio solenne del crinale fa parlare le cime del Cusna, del Prado e del Monte Vecchio.

Il ritorno a Civago è in discesa. Si affronta per primo il sentiero CAI 681 e poi per il trail chiamato “Cerbiatto”, dove è facile incontrare questi animali. L’ultimo tratto in leggera risalita è per una forestale in direzione Passo di Lama Lite fino all’incrocio col sentiero CAI 607. In questo punto inizia la seconda discesa che porta a Civago per il sentiero della Cavallina.

Secondo giorno 20 km da 1500 a 1800 metri di altitudine: dal rifugio Segheria al Passo di Lama Lite seguendo una forestale tutta in ascesa composta dal “trittico” Passone / Passo di Vallestrina / Bocchetta di Val Calda, tra single track e ampi spazi verdi dove si può ammirare tutta la bellezza di questa parte di Appennino. La Lama Lite è la vetta, alta 1800 metri, che congiunge la dorsale appenninica alla catena del Monte Cusna, come detto all’inizio la seconda cima più alta dell’Emilia Romagna. Arrivati al passo la fa da padrona la natura selvaggia ed incontaminata dell'estremo lembo appenninico del territorio reggiano, che nella solitudine e nel silenzio solenne del crinale fa parlare le cime del Cusna, del Prado e del Monte Vecchio. Il ritorno a Civago è in discesa, prima per il sentiero CAI 681 e poi per il trail chiamato “Cerbiatto”, dove è facile incontrare questi animali. L’ultimo tratto in leggera risalita è per una forestale in direzione Passo di Lama Lite fino all’incrocio col sentiero CAI 607, dove inizia la seconda discesa che porta a Civago per il sentiero della Cavallina.

  • Terzo giorno

27 km da 800 a 1.800 metri di altitudine: Da Villa Minozzo siamo arrivati a Garfagno attraverso una forestale panoramica e super pedalabile anche in modalità eco. Poi la risalita verso il Parco di Stracorada. Questa è un’area ad alto impatto ambientale e dalla bellezza incontaminata a 1.200 metri di altitudine, con abeti e faggi a farla da padroni.

La salita non è finita. Proseguendo su una forestale, a tratti impegnativa, si raggiungono i “Prati di Sara” (1.610 metri di altitudine), grandi praterie d’altura ai piedi del Monte Cusna.

Arrivarci in e-MTB è davvero un’esperienza indimenticabile, perché da qui si domina un ampio settore incontaminato e selvaggio dell’Appennino Reggiano, tutto da scoprire e pedalare. In tarda primavera e in estate, poi, si possono ammirare le fioriture di genziane, orchidee e garofani selvatici. Dai Prati di Sara comincia la discesa del trail “Alta Tensione” (ma grande divertimento), cui segue la risalita verso Monteorsaro a quota 1.800 metri. Il tracciato si conclude con la lunga discesa verso “Case Stantini” (frazione di Villa Minozzo).

Terzo giorno 27 km da 800 a 1800 metri di altitudine: Da Villa Minozzo siamo arrivati a Garfagno attraverso una forestale panoramica e super pedalabile anche in modalità eco. Poi la risalita verso il Parco di Stracorada, un’area ad alto impatto ambientale e dalla bellezza incontaminata a 1200 metri di altitudine, con abeti e faggi a farla da padroni. Ma la salita non è finita, perché proseguendo su una forestale, a tratti impegnativa, si raggiungono i “Prati di Sara” (1610 metri di altitudine), grandi praterie d'altura ai piedi del Monte Cusna. Garantiamo che arrivarci in e-MTB è davvero un’esperienza indimenticabile, perché da qui si domina un ampio settore incontaminato e selvaggio dell'Appennino Reggiano, tutto da scoprire e pedalare. In tarda primavera e in estate, poi, si possono ammirare le fioriture di genziane, orchidee e garofani selvatici. Dai Prati di Sara comincia la discesa del trail “Alta Tensione” (ma grande divertimento), cui segue la risalita verso Monteorsaro a quota 1800 metri, per poi concludere il tracciato con la lunga discesa verso “Case Stantini” (frazione di Villa Minozzo) attraversando tantissimo verde con campi di mirtilli, grandi ciliegi e una bellissima pineta.

In conclusione

Dal nostro punto di vista, l’Appennino Tosco-Emiliano può diventare una meta ambita non solo dai biker ma anche dagli amanti delle camminate che desiderano “staccare la spina” dalla frenesia e riappropriarsi del proprio tempo e del contatto intimo con la natura. Questa è una zona di grandi cammini e di rifugi storici con una rete di strade forestali adatte per pedalare e camminare. Ma è anche una zona dove si può fare un detox completo dalle onde elettromagnetiche. In parole povere, niente campo, niente cellulari niente notifiche. Un “back to the wild” necessario per mantenere un equilibrio sano e rafforzare le relazioni vis-a-vis. Se proprio non potete fare a meno del telefono, scaricate le mappe della zona da Google Maps e abilitate la modalità offline.

a cura di Giacomo Petruccelli, della redazione tecnica – immagini di Giacomo Petruccelli, Giacomo Podetti e Alessandro Mollo.

ulteriori informazioni sono disponibili al sito

ridethegiant.it

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.