Le due gare di mountain bike a Tokyo 2020 hanno mostrato ancora una volta il grande spettacolo che sa offrire il cross country e le Olimpiadi si sono rivelate di nuovo un grande terreno di gioco.
XCO a Tokyo 2020: le gare in pillole
In campo maschile si attendeva la resa dei conti tra il ventunenne britannico Tom Pidcock e la superstar olandese Mathieu Van der Poel, entrambi atleti multi disciplina con risultati di altissimo livello nelle rispettive bacheche.
La gara ha preso il via in una nuvola di polvere, in condizioni ferocemente calde e asciutte. Il ritmo iniziale è stato fatto dai più forti interpreti del cross country mondiale, con Pidcock che ha recuperato rapidamente dalla quarta fila sino al gruppo di testa nel giro di lancio.
Duello mancato in campo maschile
Quando la gara è entrata per la prima volta nella sezione del Sakura Drop (senza la passerella presente sino alle prove libere), si è verificato qualcosa di apparentemente inspiegabile. Van der Poel è caduto malamente al contrario degli atleti di testa che l’hanno superato con stile, quasi facendo fuori Pidcock a causa del suo errore. Anche se è ripartito e ha combattuto coraggiosamente, l’olandese alla fine ha abbandonato.
Nel frattempo, il gruppo di testa si è assottigliato in modo rapido a causa del terreno tecnico, fatto di rocce, radici e polvere. Il duo svizzero formato da Mathias Flückiger – l’atleta più in forma del momento – e dalla leggenda del cross country Nino Schurter sembrava dominare la gara, almeno fino a quando Pidcock non ha aperto letteralmente il gas.
Solo il primo dei rossocrociati riusciva a tenerlo a vista, in una gara condotta in modo esemplare – e in pieno controllo – dal giovanissimo britannico che tagliava il traguardo con 20 secondi di vantaggio. Terzo e più distaccato lo spagnolo Valero Serrano, davanti a Schurter.
Tripletta svizzera in campo femminile
La gara femminile ha vissuto una partenza frenetica con la diciannovenne ungherese Katia Vas che ha recuperato dalle posizioni di coda sino alla testa, per poi cadere in una delle prime curve dopo che la pioggia della notte ha trasformato il tracciato in una pista di pattinaggio con alcune delle linee più tecniche chiuse per sicurezza… e la famosa passerella ricomparsa sul Sakura Drop.
È poi cominciata la battaglia gomito a gomito tra le francesi Pauline Ferrand-Prévot e Loana Lecomte, la svizzera Jolanda Neff e la britannica Evie Richards. Solo l’elvetica sembrava riuscire a gestire le difficili condizioni meteo e del tracciato, mentre le transalpine perdevano terreno, ma il meglio doveva ancora venire. Prima Neff sopravviveva a una quasi caduta sul famigerato Sakura Drop dopo essere stata bloccata da Ferrand-Prévot all’ingresso (con polemica annessa nel dopo gara, guardando il breve video qui sotto potete farvi un’idea di come sono andate le cose).
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Poi la rossocrociata ha attaccato in una sezione tutta da pompare per guadagnare il ritmo necessario a superare di slancio la successiva salita rocciosa in contropendenza, dove la rivale francese cadeva nella rete di protezione mentre la sua bici rotolava giù a valle. Un rapido sguardo all’indietro e Neff si rendeva conto di non avere più ostacoli da superare, in una gara condotta con una proverbiale efficienza svizzera fino al traguardo. È stato un en plein per la piccola nazione alpina, con le connazionali Sina Frei e Linda Indergand a occupare gli altri due gradini del podio.
Tokyo 2020: 3 cose da sapere
Cosa abbiamo imparato alle Olimpiadi di Tokyo con due gare fantastiche caratterizzate da due prestazioni dominanti e alcuni errori sorprendenti.
1. Non sono solo gambe
È finita l’epoca di un cross country fatto solo di muscoli, cuore e fiato. Per fortuna il moderno cross country è anche e soprattutto tecnica e testa, e non più il duro e puro Vo2 Max.
L’esempio più lampante arriva dalla svizzera, con quattro medagli su sei conquistate nelle due gare MTB XCO alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Questa è solo la ciliegina sulla torta, perché la nazione elvetica ha senza dubbio dominato la scena negli ultimi 10 anni… il nome Nino Schurter vi dice niente?
Gli atleti rossocrociati hanno sempre messo in mostra grandi capacità atletiche ma anche tecniche, mai trascurate.
N1no è famoso per i suoi allenamenti brutali in stile cross-training ma anche per le whippate esibite sui salti negli eventi più importanti tra World Cup e Mondiali. Ma Flückiger e Neff non sono da meno nella padronanza del mezzo.
Al di là della caduta “ingenua”, anche Van der Poel sta progredendo con successo nelle skill tecniche, così come Pidcock ha recentemente dichiarato di voler partecipare in futuro a una tappa di World Cup DH. Questa confidenza nella guida sta diventando sempre più importante, man mano che i tracciati XCO diventano più tecnici, ma c’è ancora molta ritrosia da parte di molti atleti, dal trascurare le skill al rigettare l’utilizzo del reggisella telescopico.
Eh sì, siamo ancora sorpresi da quanti protagonisti del cross country mondiale non usano il telescopico. Il caso più eclatante è ovviamente quello di Van der Poel, seguito a ruota da Anton Cooper. Più “avanti” in termini di mentalità è il più giovane Pidcock, anche se limitato dai soli 80 mm del modello integrato sulla sua BMC Fourstroke, mentre gli elvetici Neff, Flückiger e Schurter godono delle possibilità offerte da questo componente da più tempo e con maggiore soddisfazione. Un paio d’etti scarsi in più per un telescopico fanno perdere meno tempo sulle discese veloci così come su quelle più lente e tecniche, essendo nelle migliori condizioni possibili per affrontarle in totale confidenza.
2. La preparazione è tutto
È stato difficile metabolizzare un errore del genera da parte di un atleta del calibro di Mathieu Van der Poel, capace di fare benissimo in MTB, nel ciclocross e su strada (al recente Tour de France ha passato diversi giorni in maglia gialla prima di abbandonarlo in vista della sua partecipazione a Toky0 2020). È sembrato che l’olandese si sia buttato, come un novellino, sul Sakura Drop, ma… c’è sempre un ma, in questo caso una serie.
Late breaking opinion. Ramp should never have been on MTB course at any point during Olympics. If someone is figuring out how to send a drop a few days before Olympics they are doing it wrong. Skills should already be comfortably in the bank or they should take the “B” line.
— Geoff Kabush (@GeoffKabush) July 30, 2021
Il commento di Geoff Kabush, leggenda canadese del cross country
Durante le prove del tracciato era presente una rampa che collegava il dente del gradone roccioso all’atterraggio, consentendo di copiare questa caratteristica del tracciato. Solo VdP sa cosa è successo realmente, così come la sua squadra (ci sono versioni contrastanti, anche se il team olandese, compreso il compagno di squadra Milan Vader, erano a conoscenza dell’assenza della rampa di legno).
A questi livelli bisogna curare ogni minimo dettaglio, anche e soprattutto in un evento olimpico che può rappresentare il sigillo in una carriera vissuta da assoluto protagonista.
3. Cross country sempre più appassionante
Non è un mistero, ormai da qualche anno a questa parte la disciplina regina della mountain bike sta diventando sempre più completa. La strada intrapresa dall’UCI è chiara e sta portando allo sviluppo di bici impensabili fino a qualche anno fa: full suspended fino 120 mm di travel, pneumatici prossimo alla soglia di 2,4”, geometria progressiva e reggisella telescopici, con gli interpreti che si sfidano su percorsi molti tecnici mettendo in mostra una padronanza del mezzo impressionante.
Lo spettacolo è realmente appassionante, anche se a volte sembra che si passi il limite in fatto di tecnicità, fermo restando che questi sono eventi di classe mondiale per atleti di classe mondiale.
Un aspetto secondario ma altrettanto importante è la possibilità di ottenere una copertura televisiva quasi ideale su anelli di gara non così lunghi e dal dislivello contenuto rispetto a 10 anni fa, prima della rivoluzione/evoluzione che stiamo vivendo. Anche gli spettatori presenti alle gare sono in grado di godersi uno spettacolo unico, tra le sezioni del tracciato a portata di sguardo e gli indispensabili maxischermi per le altre.
Non possiamo che essere contenti da tutta l’attenzione che si è concentrata sul nostro sport preferito, sempre più meritevole di finire con maggiore assiduità sotto i riflettori.