Il mio Swiss Canyon Trail con Kailas è stato amore a prima vista, un press trip che mi ha coinvolto in un turbinio di emozioni e che mi ha fatto apprezzare una volta di più il mestiere di giornalista. Con il brand emergente Kailas ho intrapreso una collaborazione che mi fa sentire sempre di più parte di una serie di valori che vanno oltre il semplice significato di brand. La cultura cinese, così differente dalla nostra, mi ha spinto verso un confronto continuo, tracciando il percorso di una mia crescita personale, rispetto per il prossimo e valorizzazione del significato delle cose
Testo: Daniele Milano Pession | foto: Comitato Organizzatore



Amate il Pianeta!
Partire da Milano con una Fiat 500, attraversare il Colle del Gran San Bernardo e scivolare lungo le curve della Val d’Aosta fino alla Val-de-Travers non è stato solo un viaggio. È stato un ritorno alla lentezza, alla contemplazione, alla connessione profonda con la natura. Un gesto semplice, ma carico di significato: scegliere un mezzo a basso impatto ambientale per raggiungere un luogo dove il trail non è solo sport, ma filosofia di vita.

Il mio Swiss Canyon Trail
Per quattro giorni ho vissuto il Swiss Canyon Trail 2025 da giornalista, ma anche da essere umano in cerca di storie, aneddoti, cultura trail e di montagna, in una zona che non conoscevo e che proprio per questo ha sfoderato tutto il proprio fascino. Ho dormito nella valle, ho seguito gli atleti, ho tifato sotto la pioggia, ho parlato con lo staff Kailas, ho respirato la loro cultura, circondato da un’atmosfera che raramente si trova in eventi di questo livello: familiare, autentica, profondamente umana.



Val-de-Travers: dove la natura racconta
La Val-de-Travers, nel cuore del Canton Neuchâtel, è un luogo che non si dimentica. Qui la roccia scolpisce canyon millenari, i boschi si stringono attorno ai sentieri e il Creux du Van si apre come un anfiteatro naturale, con pareti verticali alte 160 metri che abbracciano il cielo. Salendo verso il Chasseron, il panorama si dilata: il Lago di Neuchâtel appare come una tavolozza d’acqua, incastonato tra vigneti e villaggi medievali, con le sue rive dorate e le spiagge sabbiose che ricordano il mare.

Il lago dall’alto con Kailas
Seguendo la corsa, sono salito per più giorni verso i confini più alti, spellandomi voce e palmi delle mani per fare il tifo e incitare i partecipanti alla gara. Da lassù tutto è stato magico: ricordo bene il primo tramonto, in cui al passare dei concorrenti in testa alla 100M la luce del giorno iniziava a declinare, cedendo il proprio trono alle acque sullo sfondo del lago di Neuchâtel in un variare di colori, che da azzurro intenso ripiombava verso il nero più scuro e cupo. Una situazione a cui non ero troppo abituato, ma che mi ha ricordato un po’ le camminate sopra Varese e Como. Quelle che, una volta in cima, lasciano spazio alle acque dei rispettivi laghi. In questi quattro giorni di viaggio, il lago è stato il mio respiro, il mio silenzio. Punto magico in cui la fatica si è trasformata in gratitudine. E così, lasciando correre libera la mente, pensavo ai trail runner che vedevo passare in quel momento, perfetto esempio di agonismo misto a meditazione, movimento, fatica e gioia.



Trail running: sport a basso impatto, ad alto valore
Il trail è uno sport che, pur consumando il nostro fisico, valorizza ciò che facciamo regalando ciò che, senza fatica, non si godrebbe mai. Si corre su sentieri già esistenti, si rispettano le stagioni, si ascolta il terreno. E il Swiss Canyon Trail è un esempio virtuoso di tutto questo. La popolazione è orgogliosa di ciò che viene organizzato, ci tiene molto, perché promuovere il territorio rappresenta la strada corretta per educare al rispetto ambientale, invita alla sobrietà e alla consapevolezza di ciò di cui tutti noi facciamo parte.

Kailas? 10 e lode!
Con il team Kailas Fuga, title sponsor dell’evento, sono stato a strettissimo contatto per ben quattro giorni. E ho avuto la conferma che lo sportbrand cinese incarna perfettamente questa filosofia. Come già ribadito, l’intera gamma di prodotti delle sue collezioni, progettate in Cina, nasce da un processo che integra materiali riciclati, tecnologie eco-friendly e una rete globale di tester estremamente articolata. Ma questa è solo la parte prodotto, da me personalmente molto apprezzata. Ciò che invece mi ha colpito in modo marcato è come Kailas si sia posta nei confronti dell’evento stesso. Integrandosi perfettamente, supportando nel modo corretto, senza mai invadere ciò che l’ambiente circostante ha saputo offrire. Presso lo stand dell’expo, che ha animato i giorni di gara, si sono respirati sobrietà e coinvolgimento totale, grazie a run guidate, test prodotto e spiegazioni semplici ma efficaci dei tecnici presenti. Nessuna invasione visiva, nessuna bandiera sovradimensionata o scritte da Picadilly Circus. Assolutamente nessuna sponsorizzazione aggressiva. Solo presenza, ascolto, partecipazione.



I risultati: il trail come sfida e celebrazione
Con oltre 3.500 partecipanti da 32 Paesi, lo Swiss Canyon Trail ha offerto sei distanze, da 16 a 166 km. Un evento che dimostra giò grande maturità a livello organizzativo, con un contesto di pubblico e sostenitori davvero massiccio. Lo Swiss Canyoon Trai si è confermato un evento fortemente voluto dalla popolazione locale che ha aderito in modo magnifico, supportando al meglio ogni singolo giorno di gara.

Gli atleti del Team Kailas
Ogni gara ha raccontato una storia a sé. Contenuto inedito e autentico fatto di personaggi e atleti conosciuti anche solo poche ore prima. Che mi hanno trasformato in tifoso in prima linea, come ho sempre amato fare durante gli eventi sportivi che ho seguito in passato. La grande vittoria di Sangé Sherpa, che ha conquistato la 100 miglia con le Fuga EX 330 ai piedi e un sorriso sulle labbra. Quella di Miguel Arsénio, che ha dominato la 111 km con lucidità e forza mentale. Quelle di María Fuentes e Anna Darmogai, che hanno portato il team Kailas sul podio della 31 km.
Un evento internazionale con l’anima di una famiglia
Eppure, ciò che rende per me speciale questa edizione non sono stati solo i numeri. Vera protagonista è stata l’atmosfera. Gli organizzatori hanno saputo mantenere l’anima di una comunità, anche in un contesto competitivo internazionale di così alto livello. Ho visto atleti abbracciarsi sotto la pioggia, volontari offrire tè caldo con il sorriso. A cui non posso non aggiungere lo splendido rapporto tra noi giornalisti. Ognuno a fare il proprio, con grande professionalità, eppure tutti insieme, da veri tifosi di un’unica curva dello stadio. I francesi, gli spagnoli, noi italiani, gli inglesi e altri ancora, tutti a condividere storie e fatiche. E Kailas? Kailas è stata sempre lì, non si è mai mossa… parte integrante di questo tessuto umano, senza mai perdere il proprio stile: tecnico, rispettoso, presente.
Un viaggio che resta addosso
Il mio Swiss Canyon Trail non è finito quando gli ultimi corridori hanno tagliato il traguardo. È rimasto nel mio racconto che spero vi piaccia, nei volti che ho incontrato, nei silenzi che ho ascoltato sotto la pioggia scrosciante. È rimasto nel mio taccuino nero, quello che mi porto sempre dietro con la matitina, che con freddo e pioggia scrive sempre lo stesso. E poi ancora nel mio cuore, che ha battuto forte e si è emozionato per quattro lunghi giorni. Nella consapevolezza che il trail è uno spazio umano dove si corre per ritrovarsi. E dove la natura non è solo sfondo, ma protagonista.