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Rupe Clothing: laboratorio sartoriale contro i colossi del fast fashion

di - 26/08/2023

RUPE Clothing è un brand (appena) nato con un sogno: produrre vestiti per l’arrampicata e per il tempo libero in modo sartoriale e sostenibile. I vestiti RUPE sono come quelli dei nostri nonni: vengono cuciti a mani nude in Italia e durano una vita. Ho fatto due chiacchiere con Mattia Calise, uno dei fondatori del brand, che mi ha raccontato la loro storia.

 

Ciao Mattia, come nasce il progetto RUPE?

RUPE nasce nel febbraio 2022 dall’incontro tra me, Chiara Telazzi e Silvia Renoldi: ci siamo conosciuti grazie a un amico comune in valle dell’Orco, ci siamo piaciuti e abbiamo deciso di lavorare insieme. Ci sono tanti brand che fanno vestiti per arrampicata fighissimi in modo industriale, noi volevamo farlo in modo diverso: abbiamo preso il coraggio a quattro mani e lanciato la nostra sfida al fast fashion.

Chiara è sarta: prima di fondare RUPE cuciva felpe per i suoi amici e lavorava come artigiana vendendo i suoi prodotti nei mercatini. Ha messo dunque nel calderone del progetto tutta la sua esperienza e la sua fantasia nel progettare i capi. Io invece, che ho lavorato nel marketing sportivo, ci ho messo quello che so sul digitale e sul lancio dei prodotti. C’è poi Silvia, terza anima di RUPE, che si occupa di scovare e testare i migliori tessuti.

Fino a pochi mesi fa ogni singolo capo firmato RUPE era cucito da Chiara: uno dei nostri motti è infatti “Sarta Chiara, cuci per noi”. Nel 2022 lei da sola ha prodotto 455 felpe, arrivando a picchi di 12-13 pezzi al giorno durante gli eventi. Adesso il brand sta iniziando ad appoggiarsi ad altri laboratori, tutti comunque in Italia e che lavorano in modo sartoriale, mai industriale.

Uno dei vostri pilastri è la sostenibilità: che accorgimenti utilizzate?

Siamo abituati ad avere vestiti che costano poco e durano poco: nel giro di qualche mese cambiano colore, poi si girano loro le cuciture e sono da buttare. Questa necessità di comprare continuamente nuovi capi è ciò che principalmente produce inquinamento nel mondo del tessile. L’idea di RUPE è che riusare è meglio che riciclare: i nostri prodotti, se lavati nel modo corretto, durano 30 anni. Questo soprattutto grazie ad una scelta accurata dei tessuti, che naturalmente paghiamo un po’ di più.

Abbiamo scelto, ad esempio, di non utilizzare il cotone riciclato nei nostri capi da arrampicata, perché resiste molto poco all’abrasione anche dopo poco tempo di utilizzo. Riusciamo però a usarlo per la linea di t-shirt, anche queste fatte a mano.

Le felpe RUPE si vedono sempre più spesso nelle valli frequentate dai climbers: sono il capo più iconico?

Effettivamente il design delle felpe si fa riconoscere: sono il primo prodotto che abbiamo lanciato e ci ha dato molte soddisfazioni.  Spesso le persone acquistano una felpa, vedono che dopo sei mesi di lavaggi è come nuova e si incuriosiscono, magari viene loro voglia di provare anche i pantaloni o qualche altro capo.

 

MANIFESTO RUPE

Facciamo cose nate per resistere, sulle cime dei monti, allo stress della città e nei giri in lavatrice. Le facciamo in Italia, a mani nude, attenti a ogni minimo dettaglio per una produzione che è nata dal basso e punta sempre verso l’alto. Lo facciamo per noi e per tutti quelli che la vita è un viaggio e per uscire è meglio mettersi qualcosa di buono addosso

 

State partecipando a tutti gli eventi del mondo climbing: è un modo per unire l’utile al dilettevole?

Siamo un brand appena nato e partecipare agli eventi è fondamentale: le persone vogliono provare i vestiti, e quelle sono occasioni perfette. Abbiamo partecipato al Melloblocco come sponsor, accanto a brand che sono colossi nell’arrampicata: è stata una soddisfazione immensa.

Gli eventi sono anche occasioni per fare gruppo con gli atleti e gli ambassadors. Abbiamo fondato un brand di vestiti di arrampicata anche perché ci piacciono le persone che orbitano in questo ambiente, l’abbiamo visto come un modo per entrare in contatto con il mondo dei climbers.

Rispetto a tanti ambienti sportivi per cui ho lavorato, questo è stato quello dove mi sono trovato meglio con le persone: molto inclusive, abituate ad adattarsi e attente agli aspetti ambientali ed etici.

Quando c’era da scegliere il criterio con cui selezionare gli ambassadors, non volevamo che fosse solo una questione di grado, capacità alpinistiche e meriti sportivi. Poniamo attenzione soprattutto sull’inclusività nell’andare in montagna, sull’essere dei “trascinatori” e dei punti di riferimento in questo ambiente. E, soprattutto, ci piacciono le persone che hanno voglia di stare insieme e condividere qualcosa che vada oltre il grado di una via.

L’ultimo capo che avete lanciato?

È il nostro primo capo in tessuto tecnico, i pantaloni da trekking. Abbiamo scelto di realizzare questi pantaloni con un taglio da jeans elegante: sono perfetti per andare al lavoro o per un primo appuntamento, ma non si tirano indietro davanti a una sessione di arrampicata in palestra o ad una corsetta al parco. Li stiamo testando in questi giorni, ma i primi feedback sono ottimi.

RUPE CLOTHING

Livornese di nascita ma montanara d’adozione, studia Geologia e sogna di fare la scrittrice. Adora raccontare storie e qualsiasi tipo di avventura, inoltre non sa stare ferma: è facile trovarla su qualche treno diretto verso le Alpi con uno zaino fuori misura da cui penzolano scarpette o piccozze (a seconda della stagione).