Devo mettere le cose in chiaro: non sono un supereroe
So che il cappuccio che fa capolino dalla mia borsa da bici può far sembrare il contrario, ma sono solo un impiegato mascherato da parolaio part-time.
Trascorro le mie giornate a gestire le responsabilità, a badare ai gatti e, in generale, a cercare di prendere al lazo i pezzi di vita che si muovono abbastanza lentamente da permettermi di afferrarli. No, non sono un supereroe. Sono solo un altro ingranaggio della macchina a due ruote.
Ma provate a dirlo ai bambini che vivono dall’altra parte della strada.
“Hai così tante biciclette!”, urlano quando la porta della mia cantina si apre di scatto per rivelare un negozio di bici improvvisato. Le biciclette escono dalle pareti della cantina, mentre altre traballano contro barattoli di vernice e attrezzi da trail building. Ce ne sono altre che ingombrano e infangano il terrazzo, ma non ci posso fare nulla.
Mentre i bambini dall’altra parte della strada spostano lo sguardo da una bici all’altra, spiego che quella verde pino con le grandi gomme tassellate serve a trasformare ogni discesa in un brivido, quella dalla snella silhouette di un nero e bronzo opachi serve a far finta che da grande sarò Nino Schurter, mentre quella col motore elettrico serve quando voglio una scusa per pedalare il più a lungo possibile dimezzando la fatica.
I bambini dall’altra parte della strada fanno un cenno con la testa per riconoscere la natura sensata del mio inventario a due ruote. Il padre sorride come se avessi appena presentato un paio di gatti come miei figli.
È uno sguardo familiare a molti di noi. Lo vediamo quando arriviamo in ufficio con una nuova fasciatura che spunta dalla manica e quando qualcuno ci chiede quanto abbiamo pagato la nuova e fiammante bici caricata sul retro della nostra vecchia auto.
Nel corso degli anni, il mio harem di due ruote ha vissuto di alti e bassi, raggiungendo talvolta un livello che oscilla tra l’eccentricità e la pura meraviglia, a seconda di chi lo chiede.
I bambini di fronte non mi chiedono mai di spiegare perché ho così tante biciclette. Lo sanno già, perché anche loro ne vogliono così tante.
Invece di un’auto ammaccata parcheggiata nel vialetto con una ruota sull’erba, i bambini dall’altra parte della strada vedono una Batmobile che può andare da 0 a 100 in tre secondi netti con due bici caricate sul tetto e altrettante sul retro. Sanno che quando parto per la gara per cui mi sono allenato tutta la stagione, indossando casco e ginocchiere, lo faccio per un motivo ovvio: ogni supereroe ha bisogno di un’uniforme.
Quello che i bambini di fronte non sanno è che quando mi guardo allo specchio non vedo un supereroe. Solo quando bussano alla mia porta con una ruota bucata e i freni che strusciano, riesco a capire cosa vedono.
Tra qualche anno, i bambini capiranno che i supereroi non esistono davvero e che, anche se esistessero, un cavaliere solitario col mantello non vivrebbe nella palazzina di fronte.
Ma per ora non importa che il mio potere di invisibilità funzioni solo al buio e che i miei tentativi di volo si concludano bruscamente con me accasciato accanto alla bici. In questo momento, tutto ciò che vedono è il mio mantello e un garage pieno di biciclette.
Qui trovate le nostre altre Storie in Sella
[immagini create con Microsoft Copilot]