Abbiamo avuto modo di provare grazie alla collaborazione di Giulio Iviani, ingegnere a capo del progetto per Heru Sails, e Marco Aggravi, speedman nel team Starboard, il prototipo di una vela dal profilo alare per il freestyle.
Ci siamo incontrati in Conca venerdì 13 marzo in una giornata soleggiata con una bella Ora sui 16-18 nodi. Giulio Iviani ci spiega che questa vela è solo una prova, è nata dalla modifica di una misura più grande. Oltre all’aspetto tecnico, quello che ci interessava era principalmente provare l’ingresso in planata di questa vela dal profilo alare, ovvero con due superfici diverse in modo da generare più portanza, come funziona un’ala di un aereo per intenderci.
Il progetto vela alare deriva dalla già esistente Soft Wing Sails, vela Freeride, CLICCA QUI, il concetto è poi stato esportato per lo Slalom, CLICCA QUI, e ora tocca al Freestyle/Wave.
Tornando al test, la vela provata era una 4.7, molto alta di albero e corta di bugna, ripetiamo che la vela in questione è stata una modifica di una già esistente. Abbiamo provato la vela con un albero Unifiber RDM 100% carbon con curva Hard Top. Il vento dopo una prima fase molto leggera, nell’arco del pomeriggio ha rinforzato fino ai 16-18 nodi. Generalmente in queste condizioni utilizzo per il freestyle la 5.2. Avevo forti dubbi sul poter solo planare con una vela così piccola. Nonostante i miei timori devo ammettere che alla prima raffica sono entrato in planata. Ho provato a pompare per accelerare ma la vela risultava molto, troppo, rigida tra le mani e non ottenevo l’effetto “respiro” che desideravo. Ad ogni modo planavo, anche se non acceleravo.
Quindi per quello che mi riguardava, ovvero toccare con mano il concetto del profilo alare, posso confermare che la portanza della vela è superiore a parità di vento con una vela “normale” e di misura maggiore.
La vela risulta essere anche estremamente leggera, anche in manovra aerea. Ho riscontrato invece poca dinamicità nei cambi mura come per esempio le virate, virate elicottero etc. dove la zona dell’albero risultava essere molto pesante e tendeva ad abbassarsi sull’acqua.
La potenza in bugna era praticamente inesistente e non permetteva di eseguire le manovre sfruttando la sua potenza. Sembrava che la vela funzionasse solo per il profilo alare nella zona dell’albero. Ciò nonostante non ho avuto alcun problema nel eseguire alcune manovre base come Spock e Flaka. Differenza invece riscontrata per esempio negli Speed Loop dove l’assenza di potenza nella bugna non permetteva una rotazione ottimale e in controllo, stesso discorso per le manovre più complesse del Freestyle.
Possiamo affermare quindi che il progetto alare per le vele freestyle e wave potrebbe avere degli sbocchi interessanti ma ci sono ancora un po’ di cose da sistemare… ma non è anche questo il bello della ricerca e sviluppo negli sport? Vedremo quando la vela, modificata, sarà eventualmente messa in produzione.
Il particolare tecnico della tasca della zona boma chiusa con una cerniera, come sulle vele da Slalom
FOTO Giulio Iviani, FotoFiore