La mountain bike non dovrebbe essere difficile da praticare. Ma alcune delle esperienze più apprezzate sono riservate a coloro che sono disposti a fare uno sforzo in più
“Solo chi osa salire davvero in alto scopre quanto profondo è il silenzio”
Anonimo
Quest’estate, in un giorno di fine giugno con un cielo blu che rifletteva il silenzio immobile del Lago di Resia sottostante, la mia guida e io abbiamo appoggiato le nostre biciclette, appena fuori dal sentiero, e abbiamo ammirato la distesa montuosa intorno a noi.
Abbiamo trascorso circa mezzora seduti su un poggio roccioso, a poco più di 2.000 metri, mangiando caramelle gommose e barrette ai cereali, riflettendo sul processo di erosione e sull’espansione e la contrazione dei ghiacciai che hanno creato una delle zone più belle dell’Alto Adige che io conosca.
E per quel lasso di tempo, mentre continuavo a ripetermi che avrei dovuto spostare la mia bicicletta più lontano dal sentiero, abbiamo avuto la vista tutta per noi, in un giovedì limpido nel pieno della stagione della mountain bike, a poco più di due ore dai milioni di persone che affollano la pianura.
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“Non potrebbe andare meglio di così”, ho detto. “Non riesco a credere che non ci sia nessun altro quassù.”
Ma d’altra parte, era piuttosto plausibile. Siamo partiti dal fondovalle e abbiamo pedalato, spinto e ansimato in salita per due ore di fila prima di fare una pausa. Il problema quando inizi a salire appena sotto il limite alpino è che diventa tutto più impegnativo. A ogni pedalata l’ossigeno si fa più rarefatto e la fatica aumenta.
Abbiamo iniziato il percorso con una lunga e monotona salita su una strada di servizio spietata, priva di caratteristiche interessanti che potessero tenerci impegnati, ma ripida e piena di rocce instabili che la rendevano esasperante.
Questi sono i miei tipi di percorsi preferiti perché bisogna arrendersi all’inevitabile sofferenza di una lunga pedalata in sella. È liberatorio nel senso che tutto ciò su cui ci si deve concentrare è arrivare in cima, quando mai ciò avvenga, ma non è per tutti e va bene così. Li capisco perfettamente.
Non è che mi piaccia particolarmente la sensazione che la mia colazione possa risalirmi in gola da un momento all’altro, ma la vista è doppiamente gratificante perché ti rendi conto che la mountain bike è già di per sé un’attività davvero tosta. Non sono in molti a praticarla e ancora meno sono quelli che vogliono affrontare i percorsi più difficili in assoluto, per quanto siano belli.

“La montagna non è giusta o ingiusta. La montagna è”
Reinhold Messner
Negli ultimi anni, l’industria e i vari movimenti di sensibilizzazione hanno fatto un grande sforzo per ridurre gli ostacoli che impediscono di diventare un appassionato di mountain bike. E io sostengo l’idea di rendere questo sport più accessibile. Le mountain bike sono costose e molti percorsi sono proibitivi o difficili da raggiungere per alcuni.
C’è una ragione chiara per cui da ragazzino ho speso poche centinaia di migliaia di Lire per comprarmi una mountain bike rigida, dopo aver aiutato mio padre in campagna per un’estate. La mia famiglia era troppo impegnata con il lavoro per portarmi in giro, così potevo pedalare liberamente sui colli intorno alla mia città natale.
Ma dopo aver trascorso molto tempo all’aria aperta, mi sono reso conto che quanto più si rende difficile qualcosa, meno persone si vedono là fuori. Uno dei modi migliori per illustrare questo concetto è osservare le differenze tra lo sci, lo snowboard e la mountain bike. I primi due, sebbene molto costosi a seconda della zona in cui si vive, possono essere relativamente più accessibili rispetto alla mountain bike.
È possibile acquistare facilmente un’attrezzatura da snowboard per principianti a meno di mille euro, risparmiando ancora per un kit usato. E puoi comunque acquistare skipass invernali per mete non così blasonate a poco più di 50 euro, senza considerare gli stagionali. A quel punto devi solo considerare il tempo e il costo della benzina e dell’autostrada necessari per raggiungere la montagna. Ma, se le condizioni sono abbastanza buone, sembra che tutti abbiano tempo e denaro a disposizione.
Rispetto alla mountain bike, le barriere all’ingresso sono piuttosto basse e, se siete come me, vi chiederete presto se lo sport che amate valga davvero la pena dopo aver trascorso un’ora in più nel traffico, aver faticato a trovare parcheggio in una località turistica e aver poi aspettato mezz’ora in fila per la seggiovia. Evviva la natura, in coda agli impianti!
Ascendere montagne innevate in inverno è molto più difficile e pericoloso che scalarle in bicicletta in estate, ed è per questo che solo una piccola percentuale di persone molto appassionate si dedica allo sci alpinismo; la maggior parte preferisce aspettare tranquillamente in fila per l’impianto di risalita.

Ma chi sceglie il percorso più difficile, proprio come chi percorre in mountain bike i sentieri più tecnici e impegnativi o attraversa un trail sulle proprie bici cariche di bagagli insieme ad alcuni amici, proverà un senso di soddisfazione e gratificazione diverso da quello che si prova quando si viene accompagnati in cima a una pista con uno shuttle o anche solo durante una pedalata di un’ora all’ora di pranzo.
Non conosco nessun ciclista esperto – che sia un fanatico delle tabelle d’allenamento, un domatore di piste da discesa o un biker avventuroso – che non abbia dedicato tempo anno dopo anno per raggiungere il livello che ha ora. La pratica rende perfetti. Chi non pratica e pretende di più di quanto sa fare si condanna da solo.
A volte bastano pochi chilometri per sentirsi liberi. Altre, ci si concede tre ore in sella e un’ora sui singletrack più remoti, dove la fatica scolpisce il paesaggio dentro di te. In entrambi i casi, la montagna accoglie chi ha voglia di ascoltarla.
Sono felice che esistano questi sentieri impervi e non vedo l’ora di ritrovare quei panorami remoti la prossima estate.

“Non è la vetta a farci grandi, ma la strada che scegliamo per raggiungerla”
Anonimo
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[foto apertura: Andrea Cogotti]