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Daniel Antonioli e il Winter Triathlon

di - 28/04/2023

Il nostro direttore, Daniele Milano Pession, ha incontrato Daniel Antonioli e hanno parlato del Winter Triathlon e della passione di Daniel per la Montagna. Scopriamo insieme l’intervista! 

 

Chi è Daniel Antonioli

Daniel nasce a Tirano in provincia di Sondrio nel 1982, ma ancora molto giovane si trasferisce ai Piani dei Resinelli, località che prende il nome proprio dalla famiglia che ne ebbe la proprietà. Altopiano delle Prealpi Lombarde, il Resinelli si sviluppa su quote piuttosto modeste, tra i 1.200 e i 1.300 metri, popolato dai piccoli e caratteristici comuni di Abbadia Lariana, Mandello del Lario, Ballabio e Lecco, alle pendici della Grignetta, una delle montagne preferite di Daniel. Tutto ciò che Daniel ha ottenuto a livello agonistico non lo deve solo all’incredibile DNA di cui è dotato, ma a un ambiente naturale perfetto che lo ha accolto sin da bambino, permettendogli di sviluppare doti tecniche uniche. 

 

Atleta o avventuriero? 

Le montagne sulle quali è cresciuto ne hanno forgiato il temperamento. Certamente combattivo, ma allo stesso tempo contemplativo e rispettoso dei suoi posti. Molto legato alle sue zone, è riuscito a coniugare un grande attaccamento e rispetto per il territorio in cui vive con l’inesauribile voglia di scoprire nuovi luoghi.

 

 

Il rifugio Carlo Porta

Ancora molto piccolo Daniel ha la fortuna di trascorrere diversi anni al Rifugio Carlo Porta, gestito per ben vent’anni dai suoi genitori, proprio ai piedi delle Grignetta, indubbiamente tra le montagne più suggestive dell’intero lago di Como.

 

Ermanno Riva, il mio primo mentore

“Sin da piccolo, ho sempre amato districarmi tra le mie montagne con tutto ciò che avevo a disposizione, Se c’era la bici pedalavo, se quella mancava mi infilavo un paio di scarponcini, e quando arrivava la neve con i primi freddi, la scelta per gli sci di fondo diventava obbligata”.

 

 

Il Winter Triathlon, una scelta quasi obbligata?

Potermi muovere con disinvoltura con attrezzi così differenti tra loro mi ha permesso di raggiungere grossi risultati nel Winter Triathlon, grazie all’onnipresente Ermanno Riva, il mio primo allenatore. Il Winter Triathlon è per me qualcosa di speciale, perché mi permette di variare ben tre discipline differenti, in una stessa gara. 

È sicuramente lo sport che amo di più! E poi, dopo i primi risultati di rilievo, è arrivata per me una grandissima soddisfazione, quando mi hanno arruolato nel Centro Sportivo Esercito di Courmayeur. Da quel momento la mia vita è radicalmente cambiata e per molti anni ho potuto dedicarmi a tempo pieno, e soprattutto professionalmente, alla “triplice”.

 

So però che i Piani dei Resinelli non li hai mai veramente lasciati. Come concili la vita in caserma a Courmayeur e la “Grignetta”?

Sì, esatto, i Piani dei Resinelli non li ho mai veramente lasciati perché, nonostante mi piaccia molto viaggiare tra una trasferta e l’altra rientro sempre molto volentieri a casa.

 

 

Si dice anche che… per amore… sei diventato apicultore?

Nel giro di breve tempo l’apicoltura è diventata la mia passione. Ho iniziato a spostare gli alveari per ottenere mieli diversi muovendomi dalla pianura della Brianza, dove produco il miele di acacia e castagno, fino a 2.000 metri di quota con quello di rododendro. Inoltre, ho anche avuto la fortuna di conoscere Alice, la mia compagna, anche lei apicultrice per hobby, che ormai da oltre due anni a questa parte ha trasformato la sua passione in lavoro e ha aperto la propria azienda agricola ai Piani dei Resinelli, occupandosi principalmente di produrre miele. Io quando sono a casa le do una mano, perché per me rimane una grande passione e lo faccio volentieri in cambio di qualche vasetto di miele.

 

Spesso, quando parli dei luoghi in cui sei cresciuto, ti scappano termini come “amore” e “attaccamento ai luoghi”. Che importanza ha per un atleta amare il proprio territorio?

Per un atleta che pratica sport all’aria aperta è fondamentale amare la natura e i luoghi dove si vive e ci si allena. 

 

Lo stesso attaccamento che hai per i luoghi in cui sei cresciuto e in cui vivi tutt’ora ti ha portato ad apprezzare sempre di più la specialità dello Skyruning, che cosa in particolare ti ha attirato?

Questo perché uscire ad allenarsi deve essere un piacere. Se non è un piacere, credo che difficilmente si possano ottenere risultati nello sport e soprattutto portarli avanti per anni. Sì, dopo essere cresciuto in un rifugio alpino, ho cominciato a muovere i primi passi sulla Grignetta, e questo è un vantaggio perché già da bambino ho imparato ad aggirarmi su terreni tecnici. Diciamo che la montagna è il mio habitat e di conseguenza le gare su percorsi tecnici come le skyrace sono quelle che mi piacciono di più, inoltre sono quelle che mi permettono di andare in posti più veri e incontaminati, come creste e vette che difficilmente con altri sport raggiungeresti.

 

Che valore ha per te oggi far parte del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur?

Dopo aver fatto parte del Centro Sportivo Esercito come atleta, oggi sono diventato skiman. Per me è un grande onore essere nel Centro Sportivo di Courmayeur, lì sono cresciuto come atleta a contatto con i maggiori esponenti italiani degli sport invernali. Questo mi ha aiutato molto nella mia evoluzione sportiva, inoltre io arrivo da una famiglia di Alpini, i miei nonni erano alpini, mio padre anche. Quindi è un motivo ulteriore di orgoglio tenere alto il nome degli Alpini nelle competizioni. 

 

Con il brand SCARPA si tratta di un rapporto ormai consolidato. Che ruolo hai nello sviluppo dei progetti legati a calzature e abbigliamento?

Esatto, sono ormai tre stagioni che collaboriamo e per me è stata una grossa opportunità perché, oltre alla sponsorizzazione, ho iniziato a contribuire allo sviluppo dei materiali, delle scarpe principalmente, insieme a un gruppo di altri atleti sotto la supervisione di un grande amico e atleta come Marco De Gasperi. Quindi, chi meglio di lui può capire le esigenze degli atleti e trasferirle poi nello sviluppo dei prodotti…

 

Quanto è gratificante per un atleta essere parte di un progetto ed essere a stretto contatto con il reparto R&D?

È molto gratificante perché essere a diretto contatto con chi progetta e sviluppa il prodotto è una gran cosa. Avere un rapporto diretto anche con i designer, e poi vedere magari uno dei tuoi suggerimenti sviluppato sul prodotto finale, è davvero una grande soddisfazione. 

 

Quali sono i prodotti con cui ti trovi meglio, sia in gara sia in allenamento?

Preferendo i terreni più sconnessi e alpini, le scarpe che prediligo sono prodotti che si trovano meglio in questo tipo di condizioni. Per le gare, un modello più essenziale come la Golden Gate Kima, una calzatura da competizione che ho usato quasi in tutte le prove quest’anno. Trofeo Kima compreso, da cui prende il nome. È leggera, studiata per la massima performance, ma allo stesso tempo con una buona protezione. Mentre per l’allenamento, soprattutto d’inverno, preferisco una scarpa come la Ribelle Run Kalibra. Oltre che proteggermi dalle asperità del terreno, mi scherma anche dalle intemperie atmosferiche e dal freddo. 

 

DF Sport Specialist, una sponsorizzazione o qualcosa di più?

A Sergio Longoni mi lega un rapporto di grande amicizia e stima. L’ho conosciuto quand’ero ragazzino, con lui ed Ermanno Riva ho fatto i miei primi allenamenti in Grigna. Sergio ha sempre fatto il tifo per me e mi ha aiutato e stimolato fornendomi l’attrezzatura sportiva fin dalle mie prime gare, anche se in molte classifiche mi posizionavo nell’ultima pagina. Qualche anno dopo, con i primi risultati, sono diventato ambassador DF Sport Specialist.

 

Quest’anno hai compiuto 40 anni, un’età molto importante per un atleta. Qual è la vittoria del Winter Triathlon che ricordi con maggior calore e perché?

Di testa 40 anni non li sento, ho ancora lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di gareggiare di 20 anni fa. Fisicamente, invece, mi sento cambiato, in gara non riesco più a fare certi “fuori giri”, in compenso ho più resistenza sulla distanza a ritmi regolari. La vittoria che non scorderò mai è quella ai Campionati Mondiali di Winter Triathlon del 2005 a Štrbské Pleso (SLK) quando, contro ogni pronostico, conducendo una gara perfetta, a poche centinaia di metri dal traguardo raggiunsi e sorpassai la testa della corsa. In realtà mi fu riconosciuto solo il titolo di campione del mondo Under 23, essendo iscritto in quella categoria, il titolo Elite andò al secondo “assoluto”. Ma per me quella soddisfazione valeva più dei titoli ufficiali.

 

Con tutta l’esperienza maturata, sia sui campi di gara sia nella tua lunga carriera, hai ancora tanto da vincere, ma anche tanto da insegnare. Che rapporto hai con gli atleti più giovani? Ti piacerebbe insegnare?

Credo che l’esperienza insegni più di ogni altra cosa, ma auguro a ogni giovane sportivo di avere dei buoni maestri che sappiano trasmettere la passione e i valori dello sport. Io ho avuto questa fortuna, spero a mia volta di poter essere di ispirazione per qualcuno. Con i giovani atleti sto molto bene, mi riempiono di energia ed entusiasmo.

 

Di Daniele Milano Pession

Corro quanto basta, pedalo a giorni alterni, parlo troppo. Nelle pause mangio. Instancabile sostenitrice di quanto lo sport ti salvi. Sempre. Le mie giornate iniziano sempre così: un caffè al volo e il suono del GPS che segna l'inizio di un allenamento. Che corra, pedali o alzi della ghisa poco importa: l'importante è ritagliarmi un momento per me che mi faccia affrontare la giornata nel modo migliore.