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La mente per conquistare la maratona! 

di - 29/04/2023

Correre è una sfida incredibile con noi stessi, gesto motorio ripetuto all’infinito, che inizia proprio nella mente. Scopriamolo con la consulenza della dottoressa Beatrice Casoni, Direttore sanitario di Neurocare Bologna. 

 

La mente influisce sempre sulla performance sportiva

Una gara inizia sempre nella mente di un atleta, nella corsa come nella vita. Allenare la mente rappresenta il primo step per la disciplina necessaria a regolare l’allenamento del corpo. Un esempio? Il caso del campione Marcell Jacobs, che ha raccontato come le sue performance siano notevolmente migliorate dopo un percorso motivazionale con una mental coach.

 

Nella mente di Marcell Jacobs

Jacobs afferma che, affiancando l’allenamento mentale a quello fisico, il suo potenziale è cambiato in maniera determinante per la resilienza in gara. Ma cosa significa allenare la mente? “Significa lavorare su se stessi, sulla propria vita personale, imparando a vivere le criticità in modo costruttivo, acquistando consapevolezza di sé e dei propri limiti” spiega la dottoressa Beatrice Casoni, psichiatra e psicoterapeuta. “Acquistare consapevolezza dei propri limiti e delle proprie risorse interne è, forse, lo step più importante da affrontare per uno sportivo, sia per raggiungere il successo, sia per riuscire ad affrontare la difficoltà del mancato risultato e riprendere l’allenamento senza scoraggiarsi e sentirsi demotivati”.

 

Il risultato è un ostacolo?

“La frustrazione del risultato non raggiunto ci blocca, invece la prospettiva che quella medaglia persa, quel mondiale non vinto, quel rigore sbagliato possono essere punti di partenza per lavorare con maggiore entusiasmo è ciò che può fare la differenza in termini di resa”.

 

Attenzione al Burnout, nemico insidioso e non opportunamente riconosciuto

Partiamo dalle Olimpiadi di Tokyo 2020, e concentriamoci su cosa sia successo all’atleta Simone Biles, ginnasta statunitense fino ad allora praticamente invincibile. A un passo dalla finale a squadre, la Biles ha “mollato”, rinunciando a competere, e in conferenza stampa ha spiegato che “la pressione le ha impedito di concentrarsi e la sete di vittoria che la circondava le aveva fatto sentire il peso del mondo addosso”. A quel punto molti giornali parlarono di depressione o di “problemi mentali” quasi per definire l’atleta come una “pazza” che stava lasciando nel momento migliore della sua carriera sportiva.

E invece no, Simone Biles era stata colpita verosimilmente da quella che chiamiamo “sindrome da burnout”. Aveva semplicemente compreso che doveva occuparsi anche della propria salute mentale e non solo più dell’allenamento fisico. Il burnout negli sportivi è ormai all’ordine del giorno – spiega la dottoressa Casoni – una sindrome che crea un profondo esaurimento psico-fisico e che porta a non provare più interesse e passione per ciò che si fa. Se non riconosciuto e opportunamente trattato, il burnout può indurre anche problematiche psicologiche più gravi come sindromi ansiose e attacchi di panico, depressione, disturbi del sonno.

 

I 7 punti chiave per resistere mentalmente allo stress agonistico

  1. Una sana alimentazione, che favorisca il benessere sia fisico sia mentale. In particolare, per la mente, da studi recenti appare importante limitare l’assunzione di carboidrati complessi assumendo maggiormente quelli integrali, e completare il pasto con la giusta dose di proteine.
  2. Curare l’igiene del sonno per mantenere una buona performance cognitiva: esporsi alla luce naturale almeno mezz’ora al giorno, evitare attività intensa la sera, limitare l’uso di caffeina, limitare l’uso di dispositivi a luce blu, in particolare la sera.
  3. Affidarsi all’aiuto di specialisti della mente, per individuare e trattare eventuali fragilità di origine psicologica o trovare strategie per risparmiare energia ottimizzando l’allenamento.
  4. Tecniche di rilassamento e Mindfulness, per gestire al meglio lo stress.
  5. Adottare tecniche di cognitive training e neuromodulazione, per migliorare le capacità attentive e di concentrazione.
  6. Concedersi degli spazi, per riposare e ricaricare le energie mentali anche quando si è vicini a una gara importante. Può sembrare un controsenso, ma liberare la mente qualche ora può essere di aiuto per ritornare ancora più concentrati quando serve.
  7. Integratori di origine naturale, che possono aiutare a gestire i momenti di stress senza interferire con la performance fisica.

 

Lavorare sulla mente per supportare il corpo…

Si può fare con l’aiuto di esperti, psicoterapeuti e psichiatri, che sono sicuramente le prime figure a cui rivolgersi per fare una valutazione del proprio stato e impostare un percorso di supporto adeguato. Questo percorso passa attraverso strategie per affrontare lo stress, l’accettazione dei propri limiti, il lavoro sulla stima del sé e sulla propria suscettibilità al giudizio esterno. Questi esperti sono anche in grado di individuare e trattare eventuali disturbi legati ad ansia, depressione e burnout.

 

I Mental coach

Altre figure che possono essere d’aiuto sono i mental coach, come è stato per Marcell Jacobs, che possano aiutare l’atleta ad affrontare con la giusta prospettiva blocchi psicologici che impediscono di raggiungere i risultati desiderati. Esistono, poi, altre tecniche come la Mindfulness e le tecniche di rilassamento o le tecniche di cognitive training per imparare a gestire lo stress e portare la mente a uno stato di benessere e migliorare le abilità di attenzione e concentrazione.

 

Migliorare l’assetto cognitivo

Non dobbiamo dimenticare, infatti, come per ottenere buoni risultati sportivi sia necessario avere anche un buon assetto cognitivo, pensiamo per esempio ai calciatori o ai giocatori di basket. Diversi studi hanno evidenziato come siano richieste ottime capacità cognitive per rispondere agli schemi di gioco in maniera veloce, oltre all’allenamento fisico. 

 

Le tecniche di neuromodulazione

In tutto questo si inseriscono anche tecniche di neuromodulazione come il neurofeedback e la tDCS. Il Neurofeedback è un allenamento cerebrale che può aiutare a migliorare, in particolare, le capacità attentive, oltre che a gestire l’ansia. La tDCS, invece, è una tecnica di neuromodulazione che prevede l’utilizzo di una piccola corrente elettrica, assolutamente indolore e non invasiva, che viene applicata sul capo del paziente in corrispondenza dell’area cerebrale da trattare. Modulando l’attività cerebrale durante l’esecuzione di training cognitivi, è possibile aumentare la performance così come è possibile ridurre la fatica percepita durante uno sforzo fisico.

 

La Settimana mondiale del Cervello

“Le ricerche in ambito neuroscienze rappresentano la nuova finestra sul futuro.” Dal 13 al 19 marzo si è celebrata la Settimana Mondiale del Cervello. La Brain Awareness Week è una celebrazione fuori dal comune e dagli schemi. Molti gli appuntamenti in calendario. Medici, neuroscienziati, esperti di Intelligenza Artificiale, specialisti della salute mentale si sono trovati a confronto in un talk, moderato da Susanna Messaggio, e hanno relazionato su temi avvincenti che riguardano la scienza del cervello e le sue interconnessioni con la salute psicofisica il 15 marzo, presso Palazzo delle Stelline a Milano, nell’ambito dell’evento “Il cervello regista della Salute”.

A relazionare, oltre alla dottoressa Beatrice Casoni, anche la dott.ssa Isabel Fernandez, Presidente Associazione EMDR Italia, il prof. Marco Pagani, Dirigente di Ricerca presso l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISTC-CNR), il Professor Giovanni Marasco, Gastroenterologo e Dirigente Medico presso IRCCS S. Orsola, Ricercatore presso l’Università di Bologna e Referente scientifico Schwabe Pharma Italia, il dott. Tommaso Lupattelli, Specialista in Chirurgia Vascolare e Radiologia del Gruppo Gvm Care & Research, e il Founder dell’azienda Genius Robotics Sebastian Vadalà, esperto di Robotica in telepresenza.

Un simposio che ha riunito testimonianze di alto profilo, che hanno trasmesso al pubblico l’entusiasmo del progresso scientifico, e che ha centrato l’ambizioso obiettivo di divulgare gli avanzamenti della ricerca nell’ambito delle neuroscienze.

Corro quanto basta, pedalo a giorni alterni, parlo troppo. Nelle pause mangio. Instancabile sostenitrice di quanto lo sport ti salvi. Sempre. Le mie giornate iniziano sempre così: un caffè al volo e il suono del GPS che segna l'inizio di un allenamento. Che corra, pedali o alzi della ghisa poco importa: l'importante è ritagliarmi un momento per me che mi faccia affrontare la giornata nel modo migliore.