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Neveazzurra, Winter sports paradise

di - 11/03/2024

Da 4Outdoor #01 del 2024, Elena Casolaro ci porta in giro tra le valli ossolane, da Macugnaga all’Alpe Devero passando per la Val Vigezzo.

“Era un mondo razionato: le pentole rotte si aggiustavano, il fuoco era l’unico mezzo per cucinare e per scaldarsi tutti i giorni dell’anno, si panificava al momento della raccolta della segale e ci si faceva bastare quello fino all’anno dopo, il letto nella stanza con la stufa era riservato a partorienti e anziani”. Siamo alla casa Walser di Macugnaga: il calendario segna gennaio 2024 ma le parole della signora Lia ci trasportano indietro nei secoli, in un paese di montagna popolato da persone che indossavano zoccoli di legno in mezzo alla neve, bevevano caffè di tarassaco e parlavano la lingua titsch. Comincia da qui il nostro viaggio nei territori di Neveazzurra, tra le valli dell’alto Piemonte: Anzasca, Vigezzo, Devero. Una montagna poco affollata e piena di storie e tradizioni, profumi, piatti tipici.

Macugnaga

Il borgo di Macugnaga all’imbrunire sembra uscito da un libro di fiabe: poche decine di casette in stile walser se ne stanno appollaiate al cospetto della parete himalayana del Monte Rosa. Le abitazioni walser sono costruite con il metodo blockbau, cioè ad incastro, e con uno strato di pietra tra il pavimento di legno e il suolo. 

Il comprensorio sciistico vanta 30 chilometri di piste tra il Belvedere e il Passo del Moro, a 2.868 m di quota. Quest’ultima zona è servita da due cabinovie dal sapore storico, che portano su fino al passo da cui si gode di uno splendido panorama sul Rosa. Qui a Macugnaga il gestore degli impianti Filippo Besozzi cerca di instaurare un dialogo con gli scialpinisti: “Per noi anche questo sport è una risorsa. Bisogna solo mettere le cose in chiaro e capire come accordarsi, così da non arrecarsi danno a vicenda. Per questo abbiamo allestito un percorso che sale fuori dal tracciato delle piste, attraversandolo solo in un punto: in questo modo gli scialpinisti possono allenarsi, senza disturbare i lavori di battitura delle piste né rischiare di essere investiti dagli sciatori in discesa” spiega.

Foto: Courtesy – Distretto Turistico dei laghi – Foto: Marco Benedetto Cerini

L’impianto ci porta in cima alle piste del Belvedere, dove la maestra di sci Beba Schranz ci mostra uno degli effetti più lampanti del cambiamento climatico in queste valli. Diverse decine di metri sotto di noi si trova il fronte del ghiacciaio, solcato da crepacci con il ghiaccio blu a vista. “Dove adesso vedete quei crepacci, fino a pochissimi anni fa portavamo i bambini, senza scendere di un metro, era una bellissima pista. Due o tre inverni con poca neve, insieme alle estati calde, hanno fatto perdere al ghiacciaio 40 metri di quota, e a noi qualche chilometro di comprensorio”. I dati sull’arretramento dei ghiacciai sono già di per sé sconcertanti, ma dare un ‘volto’ e una differenza di quota a questi numeri è se possibile ancor più spaventoso.

Val Vigezzo

Spostandoci di qualche chilometro a Ovest, ci accoglie lo storico Centro del Fondo di Santa Maria Maggiore, in Val Vigezzo. Da qui si snoda un tracciato agonistico di 15 chilometri dove hanno iniziato molti campioni: come Giancarlo Gobetta, negli anni ’70 il primo di queste zone ad approdare in squadra nazionale, ritratto in una delle fotografie, più o meno datate, appese alle pareti. “La val Vigezzo è una sorta di altipiano, quindi perfetta per lo sci di fondo. Nel 2006 abbiamo ospitato una gara di Coppa Europa con nomi importanti” raccontano i gestori dello Sci Club. “Il turismo qui portava ogni domenica migliaia di persone a sciare: oggi la neve ci mette un po’ in difficoltà ma siamo ancora un punto di riferimento. Nel comune di Malesco abbiamo un anello di 7 chilometri che permette ai ragazzi di allenarsi e ai turisti di fare fondo in un bellissimo scenario: se c’è tanta neve sembra di essere in Norvegia, è uno dei tracciati più belli delle Alpi”.

Appena metto gli sci da fondo ai piedi ho la sensazione di…cadere. Per me è una prima volta ed è molto strano avere degli sci così stretti sotto i piedi, ma dopo averci fatto un po’ l’abitudine apprezzo la leggerezza e mi metto a sfrecciare nei binari della pista.

Dopo aver reintegrato le energie con un pranzo a base di polenta, quale mezzo migliore delle ciaspole per avventurarsi nella neve fresca della piana di Vigezzo. Sul Giro panoramico della Baita Rosa percorriamo i sentieri usati dagli ‘spalloni’ durante il secolo scorso per il contrabbando di merci dalla vicina Svizzera. “Dopo la guerra in queste valli c’era la fame, e in molti rischiavano la vita per avventurarsi oltre il confine e riportare a casa beni che servivano al sostentamento di moltissime famiglie” racconta Federico Coretta, Guida escursionistica della zona. “Qui abbiamo una ventina di chilometri di piste per lo sci da discesa, ma la cosa più bella è il freeride. I pendii sono molto aperti e c’è poco rischio di valanghe perché ci sono alberi dappertutto: quando c’è tanta neve qui è il paradiso della fresca”.

Foto Elena Casolaro

Valle Devero

L’ultima tappa del nostro viaggio tra le valli di Neveazzurra è la Valle Devero: un comprensorio sciistico d’altri tempi, come lo skilift a gasolio dall’aria vintage che serve la parte alta delle piste. Piccolo ma a misura d’uomo, ben lontano dal concetto che si trova in altre località molto più affollate e centralizzate. Questo è uno dei pochi angoli delle Alpi in cui la neve artificiale non è arrivata: quella che c’è è naturale, ed è abbastanza per godermi qualche curva fuoripista nella fresca, oltre a delle belle discese in pista.

Qui al Devero lo sci non è per forza sinonimo di turismo di massa ed elevato impatto sull’ecosistema: nell’area sciabile sono presenti due aree di quiete del Gallo Forcello e della pernice bianca, specie animali rare presenti in questa zona.

Oggi è un sabato di gennaio, è una bella giornata di sole e freddo e le piste sono semideserte. Si scia senza doversi guardare le spalle ad ogni incrocio e senza fare fila agli impianti, e in giro si vedono parecchi scialpinisti diretti verso la cima del Monte Cazzola. “Circa la metà dei frequentatori del comprensorio scia in pista. Gli altri sono ciaspolatori e scialpinisti: se monitoriamo un paio di punti dove può esserci rischio valanghe, per il resto il comprensorio è molto sicuro, benché ci siano le attrezzature antivalanga e la capacità di usarle.

Foto: Courtesy – Distretto Turistico dei laghi – Foto: Marco Benedetto Cerini

Per quanto riguarda la discesa puntiamo più sulla qualità che sulla quantità. Vuoi cambiare pista ogni volta  o vuoi sciare? Qui abbiamo 20 chilometri di comprensorio, ma la neve è bella e si scia. E’ il posto perfetto per far imparare i bambini” racconta Gabriele Sivori, presidente della cooperativa di volontari Devero 2.0, che gestisce gli impianti e l’offerta turistica della zona.

Il nostro viaggio tra le valli dell’Ossola ci ha portato a scoprire territori ricchi: di persone che vogliono bene ai loro luoghi, di tradizioni che vengono portate avanti generazione dopo generazione, di possibilità per chi vuole andare in montagna a modo suo. La neve è anche qui un bene sempre più raro, ma la capacità di reinventarsi e aprirsi a nuove modalità di godere della montagna anche negli inverni magri è una carta vincente, e queste valli stanno iniziando a giocarla.

Puoi trovare ulteriori informazioni sul comprensorio di Neveazzurra a questo link.

Livornese di nascita ma montanara d’adozione, studia Geologia e sogna di fare la scrittrice. Adora raccontare storie e qualsiasi tipo di avventura, inoltre non sa stare ferma: è facile trovarla su qualche treno diretto verso le Alpi con uno zaino fuori misura da cui penzolano scarpette o piccozze (a seconda della stagione).