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The North Face Flight Vectiv: il Test

di - 22/02/2021

THE NORTH FACE FLIGHT VECTIV, il nostro speciale Test, dal prototipo al modello finale, grazie alla collaborazione con Fabio Scipioni, tester d’eccezione.

FINALMENTE IN COMMERCIO

E’ finalmente in commercio una delle calzature da trail running più discusse e ricercate di questi ultimi mesi, la THE NORTH FACE FLIGHT VECTIV.

AVEVAMO GIA’ TESTATO IL PROTOTIPO!

Grazie ad un progetto che ci ha visti coinvolti come giornalisti di settore, abbiamo avuto la grossa opportunità di testare nelle due versioni, prototipo e definitivo, la nuova TNF Flight Vectiv.

Shooting with Pau Capel and Fernanda Maciel after the Breaking 20 UTMB record, Plan de L’Aiguille, altitude 2300m, Chamonix, August 2020.

Tester d’eccezione Fabio Scipioni, trail runner di grande esperienza, che ha potuto calzare la Flight Vectiv, nella prima versione prototipo, già alla fine dell’estate scorsa. Un test assolutamente inedito che ha coinvolto Fabio in tutta una serie di considerazioni che, al di là delle caratteristiche principali descritte di seguito, ci hanno indotto a dedicare a questo nuovo modello da trail running uno spazio decisamente maggiore rispetto a quanto preventivato.

Shooting with Pau Capel and Fernanda Maciel after the Breaking 20 UTMB record, Plan de L’Aiguille, altitude 2300m, Chamonix, August 2020.

Nelle numerose uscite dei mesi passati, Fabio ha messo a dura prova la Vectiv, attraverso una serie di approfonditi test sul campo che gli hanno permesso, una volta venuto in possesso del modello definitivo oggi in commercio, di definire ancora meglio questa calzatura assolutamente innovativa.

Ad oggi la Flight Vectiv è l’unico modello da trail al mondo, dotato di piastra in carbonio integrata, esattamente come avviene oggi in numerosi modelli di calzature “road high performance”.

Shooting with Pau Capel and Fernanda Maciel after the Breaking 20 UTMB record, Plan de L’Aiguille, altitude 2300m, Chamonix, August 2020.

 

TNF FLIGHT VECTIV – Ecco Il prototipo!

Peso
334gr US 9,5 – 27,5 cm

PRIME IMPRESSIONI

– La scarpa nella sua costruzione risulta essenziale, dal peso in origine estremamente contenuto. La tomaia, come già indicato, è veramente minimale; l’incidenza del peso è dovuto certamente alla parte in carbonio ( pensiamo infatti che, a titolo esemplificativo, una soletta Ares nella stessa misura pesa 59 grammi).

– Molto apprezzabile la membrana protettiva in silicone spalmato lungo tutta la tomaia, che rende la tomaia molto sottile e leggera, anche se questo potrebbe essere un limite alla protezione delle dita del piede per un runner poco esperto.

Shooting with Pau Capel and Fernanda Maciel after the Breaking 20 UTMB record, Plan de L’Aiguille, altitude 2300m, Chamonix, August 2020.

– I tacchetti della suola sono numerosi, 39 per l’esattezza e ben distribuiti.
– Al tatto la suola è morbida e comunque anche su terreni piuttosto sconnessi, e con qualche sasso, sotto la pianta del piede non si avverte nessun disagio.

Shooting with Pau Capel and Fernanda Maciel after the Breaking 20 UTMB record, Plan de L’Aiguille, altitude 2300m, Chamonix, August 2020.

Se ci fermassimo al mero peso della scarpa, al pubblico risulterebbe una scarpa di medio valore, solo calzandola e muovendo i primi passi capiamo che è un prodotto di altissimo livello, destinato a runner decisamente evoluti.

LA CALZATA delle THE NORTH FACE FLIGHT VECTIV

La calzata è molto precisa, il piede è ben avvolto e non ho avvertito punti “scoperti”.
In posizione eretta ho sentito da subito un maggior contatto sotto l’arco plantare e nella parte metatarsale, lasciando tallone e falangi leggermente più scariche.

Shooting with Pau Capel and Fernanda Maciel after the Breaking 20 UTMB record, Plan de L’Aiguille, altitude 2300m, Chamonix, August 2020.

Il comfort in appoggio rimane ottimo e non ho percepito alcun fastidio sotto la pianta del piede, dato dai tacchetti della suola.
La scarpa risulta molto confortevole, quasi eccessivamente morbida; un bel vantaggio vista la concezione della stessa come modello per ultra distanze.

POSIZIONE DI CORSA

Fin dai primi passi, ho avuto l’impressione di essere leggermente spinto in avanti e la ricerca dell’appoggio sull’avampiede è stata quasi automatica. Non conosco il valore esatto del drop della scarpa, sicuramente tra gli 8 e i 10 millimetri.

Shooting with Pau Capel and Fernanda Maciel after the Breaking 20 UTMB record, Plan de L’Aiguille, altitude 2300m, Chamonix, August 2020.

OTTIMA REATTIVITA’…ECCO IL CARBONIO!

La morbidezza della scarpa, che potrebbe essere uno svantaggio per la dispersione di energia elastica di risposta, lascia subito spazio ad un’ottima reazione in fase di spinta, certamente per effetto della piastra in carbonio presente nell’interusola e dei 4 innesti laterali nella zona dell’avampiede.

Shooting with Pau Capel and Fernanda Maciel after the Breaking 20 UTMB record, Plan de L’Aiguille, altitude 2300m, Chamonix, August 2020.

LA PIASTRA IN CARBONIO, COME FUNZIONA

Siamo oramai di fronte ad un’esplosione di scarpe con intersuola in carbonio e quali siano i reali benefici non spetta a me dirlo; qui di seguito cerco comunque di ragionare sulle mie basi di preparazione e conoscenze.
Il mio ragionamento parte dal fatto che più un corpo è rigido più la sua risposta elastica alla deformazione sarà forte.
Il carbonio è una lega molto rigida in flessione, con un’eccellente risposta elastica ma ha pochissima torsione.
La sua deformazione presuppone che l’atleta abbia un’ottima forza ed un’efficienza di corsa impeccabile; la presa di contatto al suolo deve avvenire in maniera corretta.

RUNNER COMUNE

L’atterraggio sbagliato con il tallone è un aspetto facilmente riscontrabile tra i runner e nel processo di corsa dissipa in tempi estremamente rapidi l’energia cinetica nel terreno.

Shooting with Pau Capel and Fernanda Maciel after the Breaking 20 UTMB record, Plan de L’Aiguille, altitude 2300m, Chamonix, August 2020.

Dal tallone l’azione si sposta verso l’avampiede con l’arto scarico perché il sistema di molla meccanica (fascio plantare/tendine d’Achille) non si può caricare (conseguenza dell’atterraggio sbagliato).
La piastra in carbonio mi porta a pensare cha amplifichi questo aspetto negativo, la piastra non si deforma, la molla del piede tanto meno e le vibrazioni dal terreno arrivano al ginocchio in maniera ancora più violenta.

Shooting with Pau Capel and Fernanda Maciel after the Breaking 20 UTMB record, Plan de L’Aiguille, altitude 2300m, Chamonix, August 2020.

ATLETA EVOLUTO

L’atleta evoluto può invece deformare in maniera lineare la soletta in carbonio, dal tallone fino alla punta, con un effetto propulsivo amplificato.
Ma attenzione, dovremmo capire con un ingegnere quanto la scarsa torsione del carbonio incida sul naturale movimento di elica podalica del piede, cioè quella naturale pronazione del piede nell’atterraggio: visivamente tocchiamo il terreno con l’esterno del piede, per arrivare poi al dito piccolo del piede ed in maniera naturale ruotiamo fino all’alluce.

CARBONIO DOCILE

Il prototipo della Vectiv testato in autunno, benché dotato di piastra in carbonio, non ha limitato l’azione delicata di rotazione del piede; riuscendo a lavorare al meglio, soprattutto nella sua azione propriocettiva.

Nella corsa fuoristrada l’azione esercitata dalla prima metà del piede è fondamentale per capire e tradurre a livello neuro-muscolare cosa ci passa sotto. Questo mi fa pensare che lo spessore della suola nella sua parte anteriore sia assolutamente limitato.
Ancor di più in salita, anche ripida, dove i tempi di contatto con il terreno sono più lunghi rispetto alla corsa piana, ho potuto sviluppare un’azione di corsa con una buona deformazione complessiva della piastra e con facilità, ottenendo come risultato una propulsione migliore.
A questo punto sarebbe interessante coinvolgere in questa analisi anche un fisiologo e capire quale reale beneficio possono avere i muscoli coinvolti nella corsa in salita con una calzatura di questo tipo.
Altro vantaggio dell’intersuola in carbonio che si adatta con facilità alle rotazioni ad elica del piede lo si percepisce nei traversi, dove il piede non avendo sentiero, deve giocare con le asperità del terreno.

La mia esperienza con precedenti solette in carbonio inserite in calzature tradizionali mi aveva messo in una situazione di disagio, mentre la Vectiv si è districata brillantemente e non ho avvertito nessuna spinta eccessiva laterale del piede sulla tomaia.

Il limite in queste situazioni è più determinato dall’altezza dell’intersuola, ma è una caratteristica comune a tutti i marchi di scarpe da trail molto alte.

GRIP

La sua tenuta sull’umido e bagnato (anche erba), è molto buona.

Shooting with Pau Capel and Fernanda Maciel after the Breaking 20 UTMB record, Plan de L’Aiguille, altitude 2300m, Chamonix, August 2020.

Nei terreni misti con pietre, non si percepiscono strane pressioni sotto il piede e la morbidezza della suola ci aiuta. Il limite in salita con fango è parzialmente emerso, in fase di spinta i tacchetti così morbidi hanno meno presa.

Ritengo sia un compromesso assolutamente accettabile vista la destinazione d’uso della Vectiv, che ritengo adatta a gare di Skyrace, tanto meno dei vertical.
Ultima nota non meno importante, è assolutamente importante allacciare correttamente la scarpa, facendo aderire perfettamente la tomaia.

CONCLUSIONI

Si tratta di un prodotto assolutamente entusiasmante. Il compromesso tra comfort e performance è così elevato che difficilmente si può differenziare la stessa tra prodotto da allenamento o gara. Offre prestazioni e reazioni inattese, va proposta a runner dal peso contenuto con biomeccanica molto efficiente.

IL MODELLO DEFINITIVO IN COMMERCIO

  • Peso 285 grammi
  • Drop: 6 mm
  • STACK HEIGHT/ 25 mm/19 mm

PROTOTIPO E MODELLO DEFINITIVO

I due modelli sono strutturalmente identici, per capire l’evoluzione bisogna effettivamente calzarle; il colore bianco della versione ufficiale, conferisce visivamente alla scarpa volumi superiori di quelli che realmente sono, ma si tratta di un effetto visivo.

DIFFERENZE

Prima di dare un giudizio definitivo, ho preferito utilizzare la scarpa un po’ di più per escludere che una percorrenza chilometrica complessiva non sufficiente mi inducesse ad errori.
Le differenza sostanziali stanno nella densità della suola e in alcuni dettagli della tomaia.

INTERSUOLA

La principale differenza è nella durezza della suola che risulta decisamente maggiore nel modello definitivo rispetto al prototipo. Caratteristica che si avverte non solo calzando la scarpa, ma anche al tatto premendo sui tacchetti della suola.
In attività è ovviamente più reattiva e sensibile nella percezione del terreno; la durezza permette un miglior grip.

SUOLA

La scelta della suola ritengo sia il buon compromesso per l’ultra trailer. Intendo dire che esistono suole più aggressive specificatamente per l’offroad; la Flight propone una soluzione (non è una novità questa suola perché già usata su altri modelli di scarpe) che garantisce tenuta nel fuoristrada impegnativo, ottime sensazioni su sterrati o strade bianche, possibilità di utilizzo su strade asfaltate se obbligati a percorrerle.

CONSIGLIATA PER

The North Face produce altri due modelli, Infinite e Enduris, che hanno caratteristiche di durezza (o di comfort a seconda dei punti di vista) decisamente diverse; questo mi porta a suggerire la Vectiv a runner decisamente evoluti e capaci.
Unitamente alla suola, ho potuto verificare che la la parte in Kevlar, evidenziata nell’immagine sotto, nel modello definitivo ha una trama diversa e risulta più rigida; in effetti la calzata sembra più avvolgente.
Terza ed ultima nota sono i lacci, sembrerà un dettaglio da poco ma il modello test aveva un ti po di laccio molto fine e liscio; sovente slacciando/allacciando le scarpe si formavano nodini.
A conclusione di tutto ritengo che le maggiori qualità della THE NORTH FACE FLIGHT VECTIV siano la sua geometria con suola a centina negativa che le permette di scaricare la parte metatarsale e del tallone e la facilità torsionale e di piegamento dell’intersuola in carbonio.

Daniele Milano nasce una buona cinquantina di anni fa in Valle d’Aosta. Cresciuto con la montagna dentro, ha sempre vissuto la propria regione da sportivo. Lo sci alpino è stato lo sport giovanile a cui ha affiancato da adolescente l’atletica leggera. Nei primi anni 90 la passione per lo snowboard lo ha letteralmente travolto, sia come praticante che come giornalista. Coordinatore editoriale della rivista Snowboarder magazine e collaboratore per diverse testate sportive di settore ha poi seguito la direzione editoriale della testata Onboard magazine, affiancando sin dal lontano 2003 la gestione dell’Indianprk snowpark di Breuil- Cervinia. Oggi Daniele è maestro di snowboard e di telemark e dal 2015 segue 4running magazine, di cui è l’attuale direttore editoriale e responsabile per il canale web running. Corre da sempre, prima sul campo di atletica leggera vicino casa e poi tra prati e boschi della Valle d’Aosta. Dal 2005 vive un po’ a Milano con la propria famiglia, mentre in inverno si divide tra la piccola metropoli lombarda e Cervinia. “La corsa è il mio benessere interiore per stare meglio con gli altri”