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Yassine El Fathaoui

di - 27/04/2023

Yassine El Fathaoui

Se le Olimpiadi sono l’eden sportivo, per l’italomarocchino Yassine El Fathaoui le porte del paradiso si sono aperte a Tokyo. Ma, non contento della prima maglia azzurra, il quarantenne emiliano punta al grande traguardo di Parigi 2024. Dagli esordi nel calcetto con i colleghi in fabbrica alla fulminazione per la corsa, senza tralasciare le scelte stilistiche del proprio abbigliamento tecnico, ecco il racconto di una bella storia. Vediamo insieme al nostro direttore, Daniele Milano Pession, la sua storia.

 

Una storia di normale straordinarietà 

Questo è uno di quei casi in cui l’intervista telefonica si conclude con un sorriso. Dove si appoggia il cellulare sul tavolo e si resta qualche istante nella nebulosa atmosfera del “dream comes true”. La sensazione è quella di avere raccolto una storia di normale straordinarietà, o se preferite di straordinaria normalità. La voce di Yassine è stata colma di entusiasmo, ha parlato di se stesso come protagonista del piccolo sogno che sta vivendo, ma anche consapevole che, come tutto è nato, tutto avrà un epilogo.

Mentre riordiniamo gli appunti, il pensiero giornalistico corre a un titolo che potrebbe ruotare intorno a qualcosa del tipo “Non è mai troppo tardi”, perché per Yassine El Fathaoui iniziare a correre a 27 anni e ritrovarsi a 39 a vestire la maglia del tuo Paese all’Olimpiade è qualcosa che ha tutti gli elementi per un film di Hollywood. In realtà è il suo secondo Paese, perché Yassine è nato e cresciuto in Marocco, e quando è arrivato in Italia di certo non pensava a scarpette e ripetute in salita. 

 

Dal calcetto alla corsa

E poi la priorità di Yassine è il lavoro, la ragione per cui ha lasciato il Marocco per stabilirsi in provincia di Parma. 

“Nel 2007 lavoro come operaio in un’azienda dove faccio l’incontro della vita.Tra i colleghi in officina c’è Luca, un uomo che con i suoi racconti mi contagia la passione per la corsa”, complice anche il fatto che i compagni del calcetto dicevano che con la palla tra i piedi non era un granché, ma in compenso non faceva altro che correre tutta la partita. Si iscrive nel Traversetolo Running Club, società in cui conosce la sua futura moglie e di cui è presidente il suocero, ma questa è un’altra storia.

 

Lavoro e Allenamenti

Iniziano le prime gare nel territorio di Parma e dintorni, dove si mette in mostra, tanto da passare due anni dopo nel CUS Parma sotto la guida di coach Giorgio Reggiani, e qui avviene la svolta. Yassine non si tira indietro: lavora in fabbrica e si allena al campo. Si allena e lavora, lavora e si allena. Massima dedizione che colpisce persino il suo coach, che di atleti di alto livello ne ha avuti parecchi in carriera.

 

 

Il boom sui 42km di Berlino di Yassine El Fathaoui

Dopo diversi podi in gare provinciali, arriva il tempo di indossare pettorali “seri” in maratone di prestigio. Tra il 2017 e il 2018 segna buoni tempi nelle 42 chilometri di Firenze, Milano, Roma, Padova e Amburgo, ma è nel 2019 che arriva l’exploit. L’anno prima il keniano Eliud Kipchoge firma il record del mondo nella maratona di Berlino (2:01’39”) e Yassine decide che sarà la prova della capitale tedesca a fargli fare il botto. E così è stato: il cronometro si ferma a 2:11’08”. L’indomani coach Reggiani commenterà così: “Uno che lavora otto/nove ore al giorno, esce e va a fare 30 chilometri di corsa, torna a casa alle dieci di sera, deve mangiare, ha una moglie e una figlia e il mattino alle 6 si alza per andare a lavorare e fa questo tempo. Per me è lui il campione del mondo”.

Non c’è tempo per festeggiare, il lavoro nella nuova azienda aspetta Yassine: “Il giorno della gara di Berlino sono atterrato in Italia alle 10 di sera, e il giorno dopo alle 8.00 puntuali ero in officina”.

 

 

Il salto in nazionale

Piccolo dettaglio: Yassine El Fathaoui a Berlino scende di 22 secondi sotto il limite fissato dalla Federazione per staccare il biglietto per le Olimpiadi di Tokyo 2020. Per Yassine El Fathaoui la maratona a cinque cerchi sarà l’esordio in maglia azzurra. Ecco perché un sogno può diventare realtà. Anche se hai 38 anni e sei operaio nella Pianura Padana.

“Nel frattempo per me è tutto così nuovo e strano – ripete Yassine al telefono – ti faccio un esempio: essendo un atleta élite ho il passaporto biologico, e fino a pochi anni fa l’antidoping non sapevo neanche cosa fosse”.

Con l’aumento dei risultati crescono anche i carichi di lavoro e, inevitabilmente, si devono fare i conti con gli infortuni: “Peccato, perché prima degli Europei di quest’anno ho avuto un dolore alla coscia destra e lo staff FIDAL, che non smetterò di ringraziare, mi ha fermato per avviare un percorso di recupero”.

Risultati che arrivano grazie a una maggiore disponibilità di tempo perché, capita la potenzialità dell’atleta (e la serietà della persona), Ferdinando Bauzone, CEO della Fornovo Gas, azienda presso cui Yassine lavora dal 2012 (grazie a un consiglio di quel Luca Bragazzi che lo portò a correre…), gli concede l’aspettativa “a zero ore”, non retribuita, che permette al runner italo marocchino (nello stesso anno arriva anche la cittadinanza) di allenarsi sul serio. Il secondo passo è il trasferimento a Forlì dal suo allenatore Reggiani e l’entrata nel Circolo Minerva, società che non gli farà mancare le risorse economiche per poter vivere.

 

Yassine e TRS

Nel frattempo Yassine affina scelte e gusti, non solo tecnici: “Per esempio, io seguo il Giro d’Italia e tutte le corse in bici, e vedo che i ciclisti indossano i calzini a tre quarti di polpaccio, e così a TRS ho chiesto di avere calze come quelle. Perché sulla tecnicità dei loro prodotti non si discute, ma anche l’estetica ha la sua importanza”. Ride mentre lo racconta, un po’ civettuolo. “Ma anche con l’abbigliamento tecnico che mi hanno fornito per gli allenamenti mi trovo bene: sai, spesso l’umidità della pianura e il sudore dei nostri lavori non vanno tanto d’accordo”. Ecco perché Yassine nei suoi 12 allenamenti settimanali si affida all’azienda bresciana anche per l’underwear funzionale.

 

 

Guardiamo al futuro

“Beh, nel mio domani c’è un grande obiettivo, e si chiama Parigi 2024 – prosegue Yassine – non sarà facile perché il livello italiano sta tornando alto e ci sono solo tre pass per la prova a cinque cerchi”. All’Olimpiade parigina Yassine avrà 43 anni: “Sì, ma atleticamente sono nel pieno della maturità” sottolinea.

 

A cura di Daniele Milano Pession

Corro quanto basta, pedalo a giorni alterni, parlo troppo. Nelle pause mangio. Instancabile sostenitrice di quanto lo sport ti salvi. Sempre. Le mie giornate iniziano sempre così: un caffè al volo e il suono del GPS che segna l'inizio di un allenamento. Che corra, pedali o alzi della ghisa poco importa: l'importante è ritagliarmi un momento per me che mi faccia affrontare la giornata nel modo migliore.