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Cannondale Topstone Carbon ecco il nostro test

di - 29/11/2019

Abbiamo provato la Cannondale Topstone, un test a lungo termine che conferma la solidità di una bici gravel che guarda molto avanti. Questa è la versione Carbon Ultegra RX, con trasmissione meccanica di casa Shimano e una componentistica tanto sostanziosa quanto efficiente.

Tutto parte dal KingPin

Ma cos’é il KingPin. Questo non è un vero e proprio ammortizzatore ma un sistema che permette di dissipare e distribuire le vibrazioni provenienti dal terreno. Non ci sono molle, inserti siliconici o in gomma, non è presente nessun tipo di ammortizzatore ad aria e con olio.

Potremmo definirlo anche una sorta di snodo che unisce i foderi obliqui posteriori al piantone con il perno Cannondale LockR thru-axle (un perno passante con cuscinetti utilizzato anche in ambito mtb).

Il concetto KingPin combina la flessione dei foderi bassi del carro posteriore e la compressione del piantone verso l’avantreno. Questo avviene grazie alla qualità della fibra di carbonio e al suo orientamento. Lo spostamento e compressione totale è di circa 30 mm. Inoltre, grazie alla sua costruzione e concetto agisce sulla stabilità, equilibrio e capacità di copiare il terreno.

Veloce, estremamente agile e divertente

Se a prima vista, data la presenza di un “sistema ammortizzante”, sarebbe lecito aspettarsi una bici dalla risposta soft. Sono sufficienti poche pedalate per rendersi conto che non è affatto così. Al contrario questa bici sorprende fin da subito per l’estrema reattività con cui risponde alle accelerazioni, cambi di ritmo e capacità di copiare il terreno.

Nei fatti la sospensione Kingpin entra in azione quando realmente serve: scendendo da un marciapiede o un ramo piuttosto che in fase di compressione in uscita da una buca sullo sterrato. E senza un aggravio di peso significativo, al contrario di quanto farebbe un vero ammortizzatore.

Il design della nuova Topstone prevede l’innesto basso dei foderi posteriori, come sulle ultime versioni della SuperSix e della CAAD13. Questa soluzione offre i vantaggi di incrementare la rigidità laterale senza inficiare in modo negativo la comodità. Un bel vantaggio è l’utilizzo del reggisella SAVE. Di seguito vi proponiamo anche un link relativo al lancio ufficiale della bici, avvenuto in estate.

Cannondale presenta la nuova gravel Topstone

La scheda tecnica della bici test, Cannondale Topstone Carbon Ultegra RX

TELAIO Cannondale BallisTec Carbon con sospensione Kingpin, con asse passante posteriore 12x142mm

FORCELLA Cannondale BallisTec Carbon asse passante 12x100mm, compatibile con pneumatici fino a 40mm

GRUPPO Shimano Ultegra 2×11, cambio posteriore Ultegra RX con ShadowPlus

GUARNITURA HollowGram con movimento centrale BB30a e corone 46/30

FRENI Shimano Ultegra R8070 Flat Mount con rotore SM-RT70 da 160mm

RUOTE HollowGram 22 Carbon, 22mm altezza cerchio, 25mm di canale interno, tubeless ready

PNEUMATICI WTB Riddler TCS Light 700×37

ATTACCO MANUBRIO Cannondale Save, alluminio forgiato 6061 angolo 6°, 100mm, con supporto per ciclo computer integrato

CURVA MANUBRIO HollowGram KNOT, alluminio 6061, reach 80mm, drop 125mm, largh. 420mm

SERIE STERZO 1”1/8-1.5”

REGGISELLA Save Carbon

SELLA Fabric Scoop Shallow Race, binari in titanio

PESO RILEVATO 8.6Kg (senza pedali)

PREZZO 3799 euro

Le nostre impressioni

A nostro parere è una delle bici che meglio interpreta il concetto di gravel “spinto”, inteso come andare oltre il limite di una bici da corsa su strade sterrate. Con la Topstone è possibile fare, divertendosi in totale sicurezza, quello che era il cross country degli inizi, molto lontano dalla disciplina estremamente tecnica che e’ oggi.

Cannondale Topstone Carbon è divertente e prestazionale, adatta anche ad un uso all day, long travel e bikepacking, una sorta di evoluzione dell’endurance senza agonismo. Puo’ essere la seconda bici per lo stradista che senta il bisogno di staccare a fine stagione come pure la bici di tutti i giorni per chi ne fa un uso misto, magari anche per gli spostamenti verso la città e viceversa. 

Interessante è la lunghezza dello sterzo, taglia per taglia,  permette di variare un eventuale approccio racing, differente da un utilizzatore ad un altro e senza sacrificare l’impatto estetico. Una bici a cui non manca nulla e il pensiero va alla totale predisposizione a portapacchi e parafanghi, anteriori e posteriori.

È una caratteristica di questa bici l’apparente indifferenza con cui passa dall’asfalto allo sterrato. Non è solo per via delle coperture, dei tubeless, delle ruote (le nuove Hollowgram ci sono davvero piaciute) ma è segno di un notevole equilibrio delle parti.

In dotazione a questa versione abbiamo le Holoowgram Carbon 22, canale interno da 22 millimetri e tubeless ready. Davvero un bel progetto, a nostro parere non solo in ottica gravel.

In salita, sui manti più compatti il “dissipatore” Kingpin quasi sparisce, mentre sullo sconnesso permette di copiare a dovere la strada a tutto vantaggio nel mantenimento di traiettoria e velocità. In salita abbiamo accostato la sua trazione ad una mtb 29er di buon livello, così come ad una endurance road disco al top della categoria.

Durante la discesa si sente il passo allungato e chi è bravo nella guida può sfruttare a pieno la tecnica che la bici mette sul piatto.Va detto che il passo lungo ottenuto incrementando l’offset della forcella a scapito del trail, rende la sterzata più rapida, a tratti nervosa, specie alle basse velocità. La Topstone gira su una moneta.

a cura della redazione tecnica, grazie a Davide Sanzogni che anche questa volta si è “sacrificato” per la causa

Matteo Malspina per le foto

abbiamo utilizzato abbigliamento Finisseur, scarpe Gaerne G.Ice Storm Gore-Tex, casco Lazer Impala e occhiali Bollé Shifter

cannondale.com

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.