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I nodi il pettine la preparazione del ciclista

di - 09/01/2019

Il ciclista, il preparatore e la preparazione, gli strumenti e il training indoor, le tabelle: il ciclista un cantiere costantemente aperto, una macchina sportiva dove in molti casi il limite è costituito dalla centralina (la testa), più che dal motore. Il ciclismo è forse la disciplina più moderna, o comunque una delle attività sportive che ha saputo meglio metabolizzare la modernità, facendo collimare le sue caratteristiche con l’elettronica, l’informatica e gli studi sull’essere umano. Il training indoor ne è un esempio tangibile.

I nodi sono quelli che vogliamo creare, che immaginiamo ma anche una sorta di problematiche che vogliamo evitare, che potremmo identificare come il programma invernale dell’allenamento, quello strutturato per affrontare la stagione agonistica. Il pettine diventa lo strumento da poter sfruttare al meglio, un sistema che dobbiamo cucire sulle nostre esigenze, caratteristiche, disponibilità e capacità: l’aspetto principale però è saperlo usare.

grazie ad Alberto Merli per la foto

Tra poco inizieranno le gare, anche se in realtà qualche garetta su strada, a circuito è già preso il via. Febbraio sarà come d’abitudine il mese delle prime granfondo e mediofondo. Le competizioni del secondo mese dell’anno solare, o comunque quelle che si affrontano dopo la pausa invernale, prendono le sembianze di un vero e proprio verdetto, a nostro favore oppure contro, molto più delle sfide che affronteremo da metà stagione in avanti. Perché questo? Perché le sgasate dell’inizio stagione ci danno una sensazione tangibile del lavoro eseguito a secco in palestra, grazie ad altre discipline sportive, senza dimenticare le pedalate indoor con gli home trainer. Ovviamente non possiamo dimenticare le tabelle e i nuovi programmi di lavoro, del nostro preparatore o persona di fiducia.

questo è un grafico del test eseguito su JARVIS Magnetic Days del triatleta Jonathan Ciavatella

I nodi: il nodo è soggettivo, è la volontà di fare più o meno fatica, la capacità di leggersi e di dare feedback alla persona che ci segue nel nostro percorso di crescita sportiva. Il nodo è la capacità di confrontarsi, anche con se stessi. Partendo dal presupposto che lo sport è benessere fisico e mentale, noi prima di tutti gli altri, dobbiamo essere in grado di capire quando è utile fare due passi avanti, o uno indietro, sempre con l’intento di migliorare: non necessariamente chi spinge sempre a fondo è portato a far crescere la propria performance atletica, talvolta è necessario e fondamentale rallentare i ritmi per dare la possibilità al proprio organismo di metabolizzare il lavoro fatto in precedenza. “Se ti alleni significa che hai un’obiettivo e vuoi conseguirlo.” A volte il nodo può essere quel limite che sembra invalicabile ma in realtà facciamo poco per affrontarlo, di conseguenza superarlo, oppure non ci comportiamo nel modo giusto. Tutto e subito: il tutto e subito nel ciclismo non esiste, non si nasce con i 180 km sulle gambe, oppure con una seduta di rulli di un’ora affrontata simulando una cronometro; il ciclismo è la combinazione di tanti fattori che collimano tra loro. Ai 180 km ci arrivi per gradi, se non vuoi distruggerti prima del tempo. A fare una crono di un’ora, a tutta, ci arrivi passo dopo passo, incrementando lo sforzo e la sua intensità passo dopo passo, seduta dopo seduta,  anche e soprattutto grazie ad un corretto allenamento. Il pensiero di fare troppa fatica ma anche di sudare troppo, sono un nodo che spesso ci limitano nella nostra espressione: “non faccio i rulli perché sudo troppo”!!!. E allora vai fuori a -7° che quello invece fa bene. In realtà si possono fare entrambi per trarre profitto, nella giusta misura e con i giusti mezzi. Il nodo è il nostro modo di essere e il contesto in cui ci troviamo, magari quello dove siamo cresciuti: un esempio sono le generazioni più moderne. Queste fanno fatica ma la esprimono e arrivano al proprio massimo in modo differenti se messi a confronto con gli atleti del passato. Adesso la “gavetta” non esiste più e si tende ad esprimere tantissimo in tempi brevi. Ci ripetiamo: lo sport e la disciplina agonistica deve partire con i presupporti del benessere psicofisico e dalla giusta ambizione. Anche un pro, che fa il ciclista di mestiere, se perde di vista questi due fondamentali aspetti, può andare a zappare!

Magnetic Days JARVIS, uno degli indoor trainer più moderni che il mercato offre

Il pettine: lo strumento, il sistema, la piattaforma necessaria per lavorare al pieno delle proprie potenzialità. Gli home trainer e il pacchetto di allenamenti sono il pettine del ciclista, il riferimento per la stagione invernale in primis, fondamentali anche per il proseguo del periodo agonistico, perché nell’era degli allenamenti specifici è necessario focalizzare l’obiettivo, essere il più precisi possibile e utilizzare il rullo anche quando fa caldo. Il pettine però, bisogna saperlo usare. Essere in grado di sfruttare il training tra le mura di casa permette di avere una concezione più precisa anche quando è necessario lavorare outdoor con il power meter, quest’ultimo icona e simbolo del ciclismo moderno, che in pochi sanno realmente utilizzare: fare un allenamento specifico indoor aiuta a produrre di più, in un lasso di tempo più breve perché azzera i disturbi e le variabili che incontriamo all’esterno (vento, traffico, qualità delle strade, pendenza etc.). Non vi stiamo vendendo un allenamento al chiuso, oppure un rullo. Questa è una considerazione che si basa su fondamenti scientifici su differenti livelli. Ovviamente dall’altra parte, da quella dell’allenatore, ci deve essere una persona capace, moderna e aggiornata, intuitiva e in grado di andare oltre i protocolli, gli standard, le tabelle su carta e i numeri, perché d’altronde il ciclista è una persona fatta di carne e ossa. Ci deve essere la giusta empatia. Il pettine deve anche essere in grado di portarci, quando lo vogliamo, fuori dagli standard, dai pacchetti confezionati che vanno bene per tutti: il petttine deve essere in qualche modo personalizzabile, una cosa tanto semplice, quanto un plus non di poco conto!

Simone Buracchi durante un test con Magnetic Days

In conclusione: le prime gare e difficoltà della stagione agonistica devono essere parte integrante di un percorso che ci deve portare ai momenti di maggiore soddisfazione della primavera e dell’estate. Ogni ciclista agonista moderno si allena sui rulli (oppure fa spinning in palestra), va dal preparatore, mangia, beve, dorme e affronta alcune situazioni famigliari in funzione di un miglioramento sulla bicicletta, inutile nasconderlo. La tecnologia ci mette a disposizione tanti strumenti, sicuramente utili e fondamentali che però bisogna saper sfruttare. Anche per quanto concerne l’indoor training si va verso una personalizzazione sempre maggiore, più mirata rispetto al passato, che in parte stravolge e cambia alcune convinzioni che arrivano dal passato. Atleta, strumento e preparatore non devono essere tre mondi differenti tra loro, perché, per il buon risultato finale l’uno non può rescindere dagli altri due. Il ciclismo non è solo pedalare e spingere a fondo. Per fare il ciclista di oggi divertendosi, che sia atleta di mestiere, agonista amatore oppure semplice appassionato è obbligatorio fare più azioni contemporaneamente: pedalare e fare fatica, pensare, ragionare e tenersi aggiornati.

a cura della redazione tecnica

un grazie per le immagini ad Alberto Merli, Wolfgang Turainsky di Exept (foto cover) e magneticdays.com

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.