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I nuovi percorsi della Granfondo del Penice

di - 06/11/2019

La Granfondo del Penice cambia pelle, una manifestazione amatoriale giovane ma al tempo stesso molto apprezzata. Il borgo di Zavattarello cede il passo a Varzi, luogo di partenza e arrivo dell’edizione 2020. Non solo la location, perché importanti variazioni ci saranno anche in merito ai tracciati.

Il castello di Varzi, uno dei simboli e dei riferimento per la cittadina pavese.

Grazie alla collaborazione con il Comune di Varzi, la Granfondo del Penice diventa in un certo senso maggiormente fruibile, considerando la facilità con cui si può raggiungere la cittadina pavese dai diversi punti cardinali. Di fatto la Granfondo del Penice, grazie alla nuova struttura dei tracciati anticipa la stagione delle grandi sfide alpine di fine Giugno e del mese di Luglio.

Siamo nel cuore della Valle Staffora, ai piedi delle come appenniniche che delineano il confine tra Lombardia, Emilia Romagna e Liguria. Questo territorio è affascinante, a tratti incontaminato (non siamo lontani da Bobbio, eletto di recente “borgo più bello d’Italia” e dalla Val Trebbia, famosa per le sue acque cristalline), poco trafficato e ricco di salite da poter affrontare in bicicletta. Non solo sport perché questi sono luoghi di cultura, dove si mangia e si beve bene. Le creste montagnose non raggiungono quote comuni alle Alpi, eppure i dislivelli positivi sono degni proprio di un tracciato alpino impegnativo. Queste strade saranno il nuovo teatro dei rinnovati percorsi della Granfondo del Penice.

La torre di Porta Soprana

La granfondo con i suoi 128 km e 2750 mdsl. La mediofondo da 92 km e 2000 mdsl.

La prima parte del percorso è comune, per la granfondo e mediofondo. Dopo lo start da Varzi sarà subito salita, una caratteristica delle granfondo santangioline. Si affronteranno i quindici chilometri che portano al Passo Penice, salita pedalabile con pendenza media del 5% (alcuni tratti superano il 10%). L’obiettivo del C.O. è quello di creare una prima selezione per affrontare la discesa che porta verso Bobbio con una maggiore sicurezza. A metà discesa si torna a salire verso il piccolo agglomerato di Vallette di Ceci, tratto di strada già affrontato in passato.

Dieci chilometri di salita piuttosto impegnativi con pendenza media del 6,2% e massima del 10%. Qui siamo nel comprensorio del Passo Brallo, zona Pregola, dopo 37 km di gara, punto in cui è fissata la divisione dei percorsi.

La granfondo

Il percorso maggiore prosegue verso Lago ed entra in territorio piacentino, per affrontare l’ascesa al Passo del Brallo da un altro versante, quello piacentino per l’appunto. Circa tredici km di lunghezza con una pendenza media che passa di poco il 5%, regolare nel suo sviluppo a tratti ombreggiata, con il suo tratto centrale ricco di curve e tornanti, una salita per nulla monotona. In direzione Varzi si svolta per Pietragavina, anche in questo caso una salita già affrontata in passato, con il 6% di pendenza media, dove i primissimi del lungo potranno incrociare la coda del percorso medio. Si scende verso Valverde grazi ad una discesa breve ma tortuosa. Un tratto vallonato porta verso Sant’Albano e via per una veloce discesa in direzione Ponte Nizza. Gli ultimi km di gara sono la strada statale che risale la Valle Staffora verso Varzi, tutti in leggera ascesa.

La mediofondo

Il tracciato medio misura 92 chilometri, con 2000 metri di dislivello. Gli atleti che avranno scelto il chilometraggio inferiore, dopo la divisione dei percorsi andranno verso Varzi per affrontare l’ascesa verso Pietragavina, attraversando la zona di Valverde, Ponte Nizza e tornando verso Varzi, come descritto sopra.

foto apertura Playfull, foto interna Varzi

a cura della redazione tecnica

asdsantangelo.blogspot.com

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.