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I ragazzini quelle maledette furie del nord

di - 14/06/2019

Le maledette furie del nord, tre ragazzi giovanissimi e prepotenti che sembrano voler sconvolgere le gerarchie di un ciclismo su strada da sempre legato al rispetto dei ruoli. Per aprire questo articolo abbiamo utilizzato un’immagine del più giovane dei tre, Remco Evenepoel, con la sua prima vittoria da professionista, ieri Giovedì 13 Giugno, al Baloise Belgium Tour

Remco Evenepoel, ancora un bambino, con un viso sempre sorridente.

Un nuovo corso del ciclismo sembra essere ufficialmente iniziato, quello che vede protagonisti gli “atleti multidisciplina”, non solo legati alla bicicletta ma, citiamo ancora Evenepoel, ragazzi giovani che arrivano da tutt’altro sport (lui era un predestinato per il calcio), dirottato alla bicicletta per divertimento. Si parte però da qualche stagione a dietro, da quando i Van Aert e i Van der Poel, rispettivamente classe 1994 e 1995, se le davano di santa ragione già nelle categorie giovanili, spesso andando più veloce degli elite, degli U23, nel ciclocross. Qui si parla e si scrive di tre fenomeni, che per ora (su strada) primeggiano in una classica, in alcune frazioni di tour di breve durata e che, non hanno ancora affrontato corse a tappe di tre settimane. Tutti e tre devono ancora crescere e dimostrare il valore reale.

Ma, senza girare tanto intorno all’argomento, quali possono essere i fattori che permettono ad atleti del genere di essere così superiori?

La genetica e il motore che uno si porta dentro, prima di ogni altra cosa, gente che comunque abbina alle qualità fisiche una vita completamente dedicata allo sport. Nel caso dei due ciclocrossisti, la parte fondamentale è la capacità (allenata e sviluppata) di sostenere sforzi a frequenze elevatissime, cardiache e di potenza, impensabili per uno stradista puro, molto più abituato alla linearità dello sforzo. Poca distanza, una quantità ridotta di km nella giovane e giovanissima età: anche questo può influire, perché tutte e tre le furie del nord non hai mai affrontato degli allenamenti fiume, infiniti, nella giovanissima età. Potrebbe non essere un caso. Una nuova generazione di atleti che oltre a pedalare pensa anche ad altro, una schiera di corridori che usa la tecnologia a favore del training (per loro stessa ammissione) ma senza farne una malattia.

VDP vince l’Amstel Gold Race con un’azione da finisseur incredibile e una volata irresistibile.

M. Van Der Poel: olandese, il predestinato, quello che non poteva che nascere campione. Papà Van Der Poel, mito del cx, nonno Poulydor, un bel biglietto da visita. Domina nel ciclocross, vince nella mtb, vince con la bici da strada, sua l’ultima edizione dell’Amstel Gold Race. Eppure, la strada, per lui, rimane prima di tutto un modo per allenarsi. Un mostro nella guida della bici, road e off road.

Van Aert, il suo strapotere nella crono dell’altro ieri è stato quasi imbarazzante, ieri ha vinto anche allo sprint. Una maglia verde al Giro del Delfinato non è poca cosa al primo anno ufficiale nel World Tour.

V. Van Aert: Belga, bandiera di una generazione che stà stravolgendo, prima il ciclocross e poi la strada, in generale il ciclismo in Belgio prima di tutto. Non è figlio d’arte come l’olandese e per questo gli va dato atto di una forza superiore. Da molti è stato descritto come uno degli atleti (ciclisti) più forti di sempre, con una forza difficilmente quantificabile, capace di esprimere dei wattaggi impensabili per una persona normale. Meno bravo nella guida del mezzo, rispetto a VDP, non pratica mtb, per lo meno non a livello di competizione. Rispetto all’olandese non ha mai nascosto le sue ambizioni nella categoria pro road, con la volontà di vincere le classiche del Belgio: Fiande e Roubaix su tutte. Nel frattempo si è portato a casa due tappe al Giro del Delfinato, crono e sprint, facendo lo shampoo a velocisti di primo piano con esperizna alle spalle.

E. Evenepoel: classe 2000, neppure 20 anni ma già da tempo nominato da molti. Lui è la causa della petizione (scherzosa) promossa da alcuni corridori pro, che non sono riusciti a seguirlo ieri nella sua azione che lo ha portato alla vittoria. Definito come veemente, posseduto dal demonio, un diavolo e molto altro! In realtà tutto ciò ci gusta parecchio. Lui, ciclisticamente parlando arriva dalla crono, nel 2018 ha vinto europei e mondiali, sia a crono che in linea, poi passato direttamente alla Deceunink-Quick-Step

Ci siamo dimenticati di qualcosa o qualcuno? No, non siamo scordati di Sagan, perché il primo vero atleta multidisciplinare del ciclismo moderno è stato lui. Da lui in molti hanno preso spunto e lo prendono tutt’ora, esempio di uno sport che non è più solo fatica, dedizione e sacrificio ma anche divertimento, piacere di conoscere la tecnica della bici, capacità di condividere, andando oltre a quell’aurea di mistero che ha sempre caratterizzato il nostro sport.

Sagan vittorioso al Tour of California in Maggio.

FENOMENI

Beata gioventù, benvenuta prepotenza ciclistica, via i vecchi cliché! E la sensazione è che siamo appena agli inizi.

a cura della redazione tecnica, foto di Bettiniphoto (Bianchi), CorVos (Shimano)

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.