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Il test del gps Bryton Rider 420T

di - 04/12/2019

Bryton Rider 420 è l’voluzione del modello 410 e si differenzia da questo per l’aumento delle funzioni disponibili, oltre ad un hardware migliorato. Quattro tasti per una maggiore semplicità di utilizzo, più leggero e compatto del suo predecessore ha un valore alla bilancia dichiarato di 66 grammi.

Semplice e ben fatto

Il display LCD con diagonale da 2.3” occupa buona parte della superficie superiore del dispositivo e si avvale della tecnologia Optical Bonding. Questa soluzione garantisce una visione nitida e quasi priva di riflessi da qualsiasi angolo di osservazione, rendendo allo stesso tempo lo schermo più robusto agli urti e prevenendo la formazione di condensa. Non solo, perché l’Optical Bonding permette di azzerare le differenze di spessore tra schermo e telaio esterno, limitando l’accumulo di sporco quando il device è utilizzato in ambito off road. Il livello di impermeabilità è classificato IPX7.

Ben 78 funzioni e ricaricabile anche tramite power bank quando si è in movimento

Le funzioni disponibili sono 78, raggruppate in 12 macro-famiglie (Ora, Velocita, Distanza, Altitudine, Energia, Temperatura, Frequenza Cardiaca, Cadenza, Potenza e Analisi Pedalata). I campi possono essere al massimo otto all’interno di una sola schermata. Le schermate sono nove utilizzabili in totale. Due i profili bici che si possono impostare. Non pone virtualmente limiti alla durata delle uscite grazie ad una batteria con 35 ore di autonomia, ricaricabile tramite power bank anche durante la registrazione.

Cinque reti satellitari disponibili

Per quanto riguarda il comparto navigazione il Bryton Rider 420 ha pieno accesso alla rete satellitare globale (GNSS) potendo sfruttare le informazioni da 5 diverse reti (GPS, GLONASS, Galileo, Beidou e QSZZ). È inoltre possibile caricare sul dispositivo percorsi in formato .gpx provenienti da piattaforme di terze parti oppure sincronizzare automaticamente i percorsi da Strava, Komoot, RideWithGPS oltre che naturalmente realizzati tramite BrytonActive, sia in versione web da PC che utilizzando l’applicazione per smartphone. Questi percorsi possono poi essere seguiti tramite una funzione avanzata che guida, letteralmente curva dopo curva accompagnando alla destinazione finale. Sempre tramite BrytonActive si possono creare degli allenamenti e trasferirli sul ciclo-computer.

Ant+ e Bluetooth per i power meter

Bryton Rider 420 supporta i sensori di cadenza, velocità, frequenza cardiaca e misuratori di potenza sia ANT+ che Bluetooth Low Energy (BLE). Rispetto alla generazione precedente, rinforza la sua già ampia compatibilità per i Power Meter, sempre ANT+ e BLE, estendendola ai modelli installati nei pedali grazie alla possibilità di definire la lunghezza di pedivella. Non supporta la trasmissione Di2. Il ciclo computer è disponibile in 3 allestimenti: 420E (base), 420H (con fascia cardio) e 420T (con fascia cardio e sensore di cadenza, quello oggetto della prova). I prezzi di listino suggeriti sono rispettivamente 129.95 euro, 169.95 e 189.95 euro.

La configurazione anche tramite la app Bryton Active

Si può proseguire nella personalizzazione agendo direttamente sul dispositivo, oppure una volta che i sensori sono stati associati e il Bluetooth del ciclo computer è stato attivato. Il resto della configurazione può essere effettuato dalla già citata applicazione per cellulare Bryton Active (completamente rivista rispetto alla precedente BrytonBridge, ora davvero ben fatta e semplice da leggere anche per gli amanti di dati, numeri e valutazioni), disponibile sia per Android che per Iphone.

Riguardo alle tracce, nel tab di Bryton Active detto Percorsi, è possibile tanto creare direttamente quanto importare rapidamente percorsi dai già citati Strava, Komoot, RideWithGPS. All’interno di questa sezione, trova posto anche una semplice interfaccia per la creazione di allenamenti che possono prevedere fasi di riscaldamento, carico, recupero, piuttosto che un certo numero di ripetizioni con obiettivi di potenza, frequenza cardiaca, velocità o cadenza. La durata di queste fasi può essere espressa tanto in tempo quanto in distanza.

La nostra prova

Appena tolto dalla scatola il Rider 420 stupisce per la sua leggerezza e alla bilancia conferma di essere sotto i 70 grammi, confermando il peso dichiarato. I quattro tasti disponibili sono molto distanziati tra loro. Praticamente impossibile toccare involontariamente il tasto sbagliato. La configurazione è molto intuitiva, un aspetto fondamentale quando si associano i sensori al ciclo computer. L’abbinamento che può avvenire sia tramite il protocollo ANT+ che BLE.

In caso di sensori in grado di operare su entrambi i canali viene privilegiato il BLE se attivo, più stabile ed efficiente dal punto di vista dei consumi. Unica pecca è che solo un sensore per ciascuna tipologia può essere accoppiato al dispositivo. Quindi, spostando il ciclo computer da una bici ad un’altra con sensori diversi, va ripetuta la veloce procedura di associazione. Però è doverosa una precisazione: ci stiamo confrontando con un device di una fascia di mercato media, che ha le stesse funzioni di un dispositivo di gamma superiore. La possibilità di abbinarlo a strumenti, come ad esempio i power meter è un valore aggiunto non da poco.

Abbiamo verificato che lasciando abilitata in automatico la calibrazione della quota la precisione della rilevazione altimetrica si è rivelata ottima, ad ogni uscita e con qualunque condizione meteo. Esiste anche una vera e propria modalità di risparmio energetico ma si consiglia di utilizzarla solo in spazi molto aperti. Questa funzione potrebbe creare qualche difficoltà di ricezione nelle zone boschive più fitte, durante le giornate grige e nebbiose, oppure in punti dove il segnale satellitare non è ottimale. Davvero utile è la funzione detta “Imposta Griglia” che consente di personalizzare, tramite lo smartphone, fino a cinque pagine in cui visualizzare da 2 a 8 campi di informazione.

a cura della redazione tecnica, grazie a Davide Sanzogni, foto di Davide Sanzogni

ciclopromo.com

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.