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Immaginate un granfondista a fare bikepacking

di - 25/11/2019

Ma che cosa è il bikepacking. Ci racconta la sua esperienza Riccardo Zacchi, forte granfondista che abbiamo “sfruttato” per questa avventura. Cosa passa nella testa di un “vero stradista agonista”, quando lo fai pedalare al di fuori del contesto road. Siamo vicini ai Pirenei, versante spagnolo.

Il bikepacking

assume un’identità propria, un altro simbolo del ciclismo moderno, un ulteriore modo di interpretare e vivere la bicicletta. L’immaginazione ci rimanda alle vacanze in bicicletta. Un vivere diverso anche se per un periodo breve, la possibilità di staccarsi dalla frenesia degli spostamenti motorizzati. Vogliamo chiamarlo “slow living”, talvolta poco organizzato e a tratti goffo ma sempre affascinante e divertente. Si parla del bikepacking del passato, quando l’improvvisazione del viaggio in bicicletta faceva parte della vacanza.

Oggi possiamo identificare il bikepacking come una vera disciplina, dove la disorganizzazione ha lasciato spazio alla tecnologia e la programmazione diventa fulcro del divertimento. Organizzati quando si pedala, saper dove riposare, mangiare e rilassarsi Programmazione tramite delle applicazione che offrono dati sempre più precisi e che permettono di sfruttare strade sterrate e sentieri, bypassando le vie di comunicazione più trafficate.

La sorpresa

“Che il Bike Connection ci avesse riservato qualcosa di particolare per gli ultimi due giorni ne ero al corrente, ma mai avrei pensato in un’esperienza del genere: il bikepacking. Un termine ciclistico abbastanza recente (o perlomeno tornato di moda negli ultimi tempi) che è quasi completamente sconosciuto al sottoscritto, il quale poche volte con la bici ha abbandonato l’asfalto.

Non ho mai scelto il velocipede come mezzo di trasporto per un weekend fuori porta. Ma l’esperienza che mi viene proposta è davvero intrigante e senza precedenti, per cui accetto al volo, considerando anche il bel gruppo multietnico che si è creato durante l’evento.

Borse da bici, una cosa nuova

L’organizzazione e pianificazione delle due tappe è in mano ai ragazzi di Komoot, che hanno deciso di partire dal quartier generale del Bike Connection, per poi fare tappa ad Olot e tornare a Girona il giorno successivo. Per quanto riguarda il supporto tecnico, le borse ed accessori necessari al viaggio vengono fornite da Ortlieb, mentre le bici in nostra dotazione sono le fantastiche Niner e The Draft.

Personalmente ricevo una The Draft “Comet Eater”, telaio in acciaio e montata Sram AXS. Le ruote da 27.5 pollici e gommoni da 2.2 mi fanno un certa impressione ma sono cosciente che, per un neofita dello sterrato sono un bell’aiuto. Qualcosa fuori dall’ordinario sicuro!

Due Chiacchiere e si parte

Dopo il briefing serale in hotel arriva la parte più bella e curiosa: preparare il materiale, vestiario di ricambio e generi di sopravvivenza per i due giorni successivi. Inizialmente temevo di aver selezionato troppi indumenti e accessori ma la capienza delle borse mi ha stupito. per cui, a scapito di un paio di kg in eccesso, decido di portarmi dietro qualche comfort in più. Climaticamente ci è andata di lusso, perché le due giornate sono state a dir poco calde e soleggiate, dato che in 48h non si è mai praticamente vista una nuvola.

L’avventura inizia dunque alle 11 di mattino, dopo pochi chilometri imbocchiamo lo sterrato, dove i miei primi dubbi e timori sono stati subito spazzati via: ci troviamo su una strada bianca molto facile e scorrevole, immersi nel verde e senza particolari stress, l’ideale per prendere confidenza con il mezzo e la superficie.

Perché il bikepacking è gustoso

Dopo una quindicina di km incontriamo il primo “ostacolo”, ovvero il guado di un fiume e un bel single track che porta ad esso. Osservo le linee di chi mi precede e giunto il mio turno, con mio stesso grande stupore, non incontro grosse difficoltà nel percorrerlo, anzi “fatemelo rifare subito!”.

Via le scarpe e si attraversa il corso d’acqua. Non manca qualche momento esilarante per via di una semi-scivolata in acqua. Dopodiché si riparte alla volta della meta. Il resto di questa prima tappa è lungo una bellissima ciclabile sterrata che pian piano ci porta verso l’altopiano di Olot. Una pausa al bar per un buon cortado e non prima ancora di una sosta ristoratrice in una tipica osteria catalana, questo bikepacking me gusta!

Raggiungiamo la cittadina meta della nostra prima frazione, sono le 18. Dopo circa 63km percorsi abbiamo una media oraria 18km/h. Ci tengo a scriverlo, non per sminuire il valore della pedalata ma, al contrario, per esaltare lo spirito che contraddistingue questo genere di attività: aggregazione senza alcuno stress derivante dalla prestazione atletica.

Olot è davvero fantastica, ritrovo in essa un borgo medievale perfettamente conservato, caratterizzato da un’intesa attività artistica e culturale. Una delle particolarità di questa città è quella di sorgere sul bordo di quattro crateri vulcanici inattivi che hanno lasciato spazio a specchi lacustri. Ma torniamo al nostro bikepacking: è ora di disfare le borse, per cui via gli indumenti da bici e fuori quelli casual (non prima di aver estratto il costume per un bel bagnetto nella piscina del b&b dove siamo ospitati), si va a caccia di tapas!

È venerdì sera e siamo in Spagna. La movida non può certo mancare anche in una piccola località come in questo caso. Noi ci limitiamo a una sostanziosa cena e un giretto per le vie del centro. Ll’indomani ci sarà ancora da stare in movimento per un bel po’. Per la tappa di rientro a Girona decidiamo di anticipare un pochino la partenza, poiché il percorso è leggermente più lungo e soprattutto più tecnico.

La truppa parte col piede giusto. Il ritmo un filo più alto, una maggiore confidenza con le bici e le sezioni tecniche, in salita o in discesa si va via veloci. Molto bello il passaggio sulla Muntanya de Rocacorba, rinomato terreno di allenamento e agonismo ciclistico catalano. Anche qua non perdiamo troppo tempo. Sembra che tutti non vedano l’ora di raggiungere la località di Banyoles, dove ci è stata promessa una meritevole pausa pranzo sulle sponde dell’omonimo lago.

Uno scenario magnifico

Le aspettative non sono smentite. Il luogo è davvero incantevole così come il pasto. Forse qualche chilo in meno di patatas bravas e queso frito avrebbero reso più facile la ripartenza, forse.

Nonostante l’affaticamento digestivo ci rimettiamo in marcia per gli ultimi 30km verso Girona. Tecnicamente ci riservano qualche sorpresa e difficoltà, almeno per quanto mi riguarda ma con un filo di attenzione giungiamo tutti sani e salvi alla meta. (non prima di una volata sullo strappetto dell’hotel. La vena agonistica presente in molti di noi si è improvvisamente chiusa!).

Da rifare

Il bikepacking è un’esperienza che difficilmente dimenticgerò e che facilmente ripeterò in futuro. Qui ho davvero potuto conoscere un mondo nuovo, legato comunque alla mia passione per la bici. Ho piacevolmente dimenticato i watt-vam, classifiche, agonismo, tatticismi, per dar spazio a convivialità, risate e sane pedalate.

A cura di Riccardo Zacchi, redazione tecnica

Foto @viktorfotomaker

grazie al supporto di komoot.com

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.