Pubblicità

La Granfondo Don Guanella vissuta da noi

di - 29/05/2018

Domenica scorsa si è svolta la seconda edizione della Gran fondo Don Guanella. Sempre organizzata a fine benefico dal GS Alpi su percorso unico e con medesimo arrivo della precedente edizione, ovvero un’erta di 200m al termine della quale si trova la Cascina Don Guanella a Valmadrera.

Stop, qui finiscono le similitudine con la precedente edizione. Cambiata infatti la partenza che ha avuto luogo nei pressi del centro sportivo di Valmadrera, cambiato il mese da ottobre a maggio e cambiato, soprattutto, il percorso.

Dopo un breve tratto a velocita’ controllata abbiamo risalito la costa orientale del triangolo lariano fino a Bellaggio. Alcune gallerie e un paio di strettoie hanno richiesto un certo di grado di attenzione da parte del gruppo ma il fondo stradale in ottime condizioni ha aiutato a mantenere traiettorie lineari evitando quei bruschi scarti che spesso sono all’origine delle cadute di gruppo nelle fasi iniziali. Giunti a Bellagio, all’estremo vertice del triangolo, si entra nel mito affrontando la salita che porta alla Madonna del Ghisallo e qui la corsa entra nel vivo. Per chi non la conosce (male! E’ una lacuna che va colmata con annessa visita al museo del ciclismo che si trova in vetta e alla chiesetta adiacente dedicata ai ciclisti) si tratta di una ascesa divisa in 2 parti di simile durezza, intervallate da un segmento addirittura in leggera discesa. Le pendenze, seppur non estreme, sono comunque a tratti in doppia cifra. Allo scollinamento, data un’occhiata al bel monumento che raffigura un ciclista a terra ed un ciclista vittorioso, efficace metafora degli alti e bassi della vita, non resta che gettarsi nella veloce discesa verso Asso. Non si tratta di una discesa tecnica, anzi, dato che i lunghi rettilinei consentono di superare agevolmente gli 80km/h.

Svolta  a destra e si torna a salire verso la Colma di Sormano, altro luogo legato alla storia del ciclismo ed in particolare del Giro di Lombardia. Per fortuna oggi non affronteremo il famigerato muro di Sormano, lasciandolo a chi ha il giusto grado di allenamento (o di masochismo) il divertimento di salirlo in altra occasione. La successiva discesa verso Nesso e’ ben più tecnica ed impegnativa ma la presenza di motostaffette e volontari ha consentito anche di divertirsi, nei limiti del buon senso per cui ognuno e’ il responsabile ultimo della propria sicurezza. Prendere una curva cieca contro mano non e’ mai una buona idea, nonostante un’ordinanza di chiusura di ben 45′ dato che i paraurti delle automobili, sfortunatamente, non sanno leggere.

Giunti a Nesso e costeggiato il lungo lago fino a Bellagio, si ripercorre la medesima strada fatta all’andata si rientra a Valmadrera, ma non e’ ancora finito il menu’ odierno. Come dessert ci sono un paio di ascese sulle classiche salite della Brianza: Colle Brianza e Oggiono, prima di ritornarne un’ultima volta a Valmadrera e affrontare la già citata erta finale che rappresenta il caffé, amarissimo in caso di crampi. Per fortuna non resta ormai che percorrere pochi metri, sempre in salita naturalmente, per parcheggiare la propria bici e rifocillarsi al pasta-party allestito nel cortile della cascina. Oltre al tradizionale menu’ molti sono gli extra che acquistabili che contribuiscono alle finalità benefiche della giornata: pizza, panini con la salamella ed ovviamente birra.

Come dovrebbe essere sempre nello sport amatoriale ma stavolta un po’ di piu’, si puo’ certamente dire che l’importante e’ partecipare.

granfondodonguanella.it

Grazie a Davide Sanzogni per il testo e le immagini

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.