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IsoSpeed di Trek il nostro punto di vista

di - 12/05/2020

IsoSpeed, perché parliamo e approfondiamo questo aspetto tecnologico delle bici Trek: perché secondo noi vale la pena argomentare una tecnologia che sfrutta gli aspetti legati a comfort e della stabilità, implementadoli sulle bici racing.

Ma che cos’é l’IsoSpeed di Trek

La prima generazione dell’IsoSpeed risale al 2012, quando prende forma il progetto Domane che porta con se il primo dissipatore e disaccoppiatore. IsoSpeed non è uno strumento inserito meccanicamente nella bici, non è una sospensione in stile mtb, non è un ammortizzatore con elastomeri. Questa tecnologia di Trek fa parte del frame, non varia la sua geometria ed è perfettamente integrata nel design delle tubazioni. Il progetto iniziale, quello utilizzato da Cancellara, prevedeva una tubazione del piantone divisa in due, con un cursore e una sorta di scala graduata. Quest’ultima permetteva di leggere il grado di flessione del tubo. Il cursore, con il suo slittamento verso l’alto o il basso, dava modo di incrementare la flessione oppure di diminuirla.

La seconda generazione

Dal successo all’evoluzione del sistema il passo è breve, non per questo facile. Il progredire di IsoSpeed e una sorta di stravolgimento del progetto, porta gli ingegneri Trek a costruire la prima bici aero con sistema di smorzamento delle vibrazioni. Madone è la bicicletta che porta con se concetti aerodinamici marcati, non è un prodotto del segmento endurance come Domane. Anche per questo motivo, la scelta di equipaggiare una bici aero racing con IsoSpeed, mette tutti al cospetto di una nuova generazione di bici ed a un rinnovato modo di interpretare la performance tecnica del mezzo. Il comfort è considerato un elemento fondamentale, così come lo sono la rigidità e la reattività. La stabilità e la fluidità di guida, la capacità di adattarsi a differenti tipologie di terreno, diventano caratteristiche che anche gli atleti pro richiedono. La seconda generazione sposta (fisicamente) lo sdoppiamento della tubazione verso l’alto. Il profilato orizzontale ha una sorta di divisorio nella sua parte inferiore, sempre dotato di cursore. Lo snodo vero e proprio è nascosto nella zona dell’inserzione tra foderi obliqui, piantone e orizzontale. Rimanendo all’interno delle bici road, questo IsoSpeed adottato anche dalla nuova Domane e dalla e-road Domane+. La tecnologia IsoSpeed diventa un cardine anche per il comparto anteriore, nella zona dello sterzo.

Quali sensazioni

Il nostro bagaglio di considerazioni, arriva da una serie di prove che abbiamo accumulato con Domane prima versione, Madone nelle versioni disco e calipers e Domane+ LT. Ora, con un pò di libertà e meno restrizioni speriamo di provare a fondo anche l’ultima release dalla Domane. A prescindere dalla bici utilizzata, non pensate ad IsoSpeed come ad un ammortizzatore di una mtb: le due cose sono molto diverse, per nulla accostabili. Una volta trovato il giusto setting del cursore e quindi del grado di flessione (entra in gioco anche il peso del ciclista e da come esso si esprime quando pedala) la bici è una road a tutti gli effetti, parecchio performante. Quando si pedala da seduti, l’azione di IsoSpeed è impercettibile, così come impercettibili diventano molti dei difetti della strada. Pedalare a velocità elevata su un tratto di pavé o sconnesso, con una bici aero ( e le ruote da 60 mm) e avere la sensazione di avere a disposizione un mezzo specifico per l’endurance non è un aspetto così scontato. Però la Madone è decisamente veloce. Quando ci si alza in piedi sui pedali la bici non si schiaccia su stessa e si può sfruttare una trazione ottimale. Non esiste un effetto cuscino e non c’è una sorta di damping, nulla di tutto questo. Ed è proprio così che si può sfruttare a pieno la  trazione, limitando eventuali slittamenti della ruota posteriore quando vi è un cambiamento di consistenza del terreno.

In conclusione

Un ciclista che ha sempre focalizzato il voler andar forte e pedalare veloce, si confronta con un certo scetticismo, perché difficilmente riesce ad assimilare l’accostamento tra racing e comfort. Al ciclista agonista, brillano gli occhi quando gli parli di rigidità e reattività. La chiave di volta è proprio questa: comfort non è necessariamente un aspetto negativo per chi ricerca la prestazione massima e a questo dobbiamo anche associare lo sviluppo dei compositi. La bici diventa reattiva anche grazie ad una migliore connessione tra mezzo e capacità di copiare il terreno: un po’ come succede per le mtb full. Inoltre la quantità di km, di ore passate in sella e di attività ciclistica, negli anni è aumentata progressivamente. Ecco che anche in questo caso il comfort diventa importante, non solo nel medio e lungo termine ma anche nel breve periodo.

a cura della redazione tecnica, foto di Sara Carena, Matteo Malaspina e Trek.

ulteriori info al link ufficiale https://www.trekbikes.com/it/it_IT/inside_trek/isospeed/

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.