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Di nuovo in sella: tornare in bici non è mai facile

di - 06/06/2020

Ritorno in sella - cover

A un mese dalla ripresa ufficiale dell’attività in bici della Fase 2, e a una settimana da una brutta caduta per fortuna senza gravi conseguenze, una riflessione su quanto sia duro ma al tempo stesso appagante il rientro in sella dopo un lungo periodo di inattività.

Sono stato senza bici più volte di quanto vorrei ricordare e per più motivi di quanti ne voglia ammettere. Inverni, alluvioni, una clavicola fratturata, due tendini della mano lesionati, e una generale propensione alla pigrizia hanno avuto il loro peso nel mio riding. Aggiungici gli infortuni occasionali, gli imprevisti della vita, il lockdown che tutti abbiamo vissuto, e sono rimasto in panchina abbastanza volte per sapere che tornare in sella non è mai veloce. O facile. O indolore.

Almeno, dovrei sapere queste cose. La consapevolezza di quanto sia cambiato nel periodo trascorso dall’ultima volta che sono stato in bici si è messa in moto molto prima dall’inizio della prima pedalata della Fase 2. Il tempo e l’incuria hanno sgonfiato le mie gomme. La mia cassetta degli attrezzi – una collezione di tool che farebbe ingelosire MacGyver – è stata cannibalizzata. Anche i miei vestiti e accessori, non più degni di un cassetto centrale del comò, sono stati da tempo degradati a una misera scatola alloggiata sotto il letto.

Bike Crash
Foto: Justin Bastien

“Tornare in bici non è mai veloce. O facile. O indolore.”

La prima uscita inizia come sempre, in un felice sussulto di eccitazione e di attesa. Ho sognato questo giorno per mesi, ma quei sogni non hanno mai incluso l’imbarazzante schiaffo della realtà di indossare un completo perfetto per il periodo in cui ero in forma. In piedi davanti allo specchio mi sembrava di essere tornato indietro di anni: tutto mi è familiare, ma più magro di quanto non ricordi. Shorts che una volta vestivano gambe magre ma muscolose il tanto di permettermi di andare in bici tutto il giorno, ora mostrano i quasi sette chili persi, tra problemi di salute per fortuna rientrati e naturale calo dell’attività fisica – solo allenamento in casa – da isolamento per Coronavirus.

Dopo due ore di perlustrazione della casa, cercando di ricordare di quale attrezzatura ho bisogno e dove ho riposto tutto, arrivo finalmente all’inizio dei sentieri desideroso di essere finalmente riclassificato allo stato di “in bicicletta”. Non sono mai stato un grande scalatore o un discesista provetto, ma ho sempre avuto un talento per l’equilibrio che mi permette di danzare su trail sfidanti con un po’ di grazia e fluidità. Mentre mi tuffo sui singletrack familiari, i ricordi di quando piombavo tra gli alberi e svolazzavo sulle rocce si confrontano con le braccia e gli occhi che si bloccano allarmati su ogni ostacolo. In questo momento, sono aggraziato come una scoreggia condita.

Poco meno di un chilometro dall’inizio della discesa, infilo la ruota anteriore in una sporgenza così piccola che non l’avevo mai notato prima. Un tizio avvolto da un completo in lycra su una affilata hardtail da cross country mi passa e, senza un briciolo di sarcasmo, dice “Dai, stai andando alla grande!”. Uno degli effetti collaterali di questo sport, lo spirito di aggregazione e fratellanza tra biker, che ci sprona a vicenda. Apprezzo la sua gentilezza, ma una piccola parte di me vorrebbe rispondergli a tono.

Mi sento teso come tanti anni fa, quando, all’Alpe d’Huez, stavo provando la mia prima Mega Avalanche, ma solo un mese fa stavo rientrando dopo circa 120 giorni di lontananza da mountain bike e sentieri. Mi sentivo come un Benjamin Button a ruote artigliate, solo che invece di ringiovanire, sono diventato un biker del menga.

Mega Alpe d'Huez - mass start
L’emozione della mass start alla Mega dell’Alpe d’Huez – foto: UCC

“Mi sento teso come tanti anni fa, quando, all’Alpe d’Huez, stavo provando la mia prima Mega Avalanche”

Il mio piede cerca maldestramente di trovare il pedale a sgancio e mi rimetto in marcia, ricordandomi che sotto la ruggine c’è qualcuno che è bravino in bici. L’odore della terra e del sudore si uniscono in un abbraccio che conosco bene, apparendomi desiderabili come il profumo di una fragrante torta di mele cosparsa di cannella, rigenerando magicamente l’autostima.

Dopo una serie di jolly inaspettati e pause precedentemente non necessarie per riprendere fiato, smetto di pensare a quello che dovrei fare e lascio che le abilità radicate nel corso degli anni prendano il controllo. Le mie braccia si rilassano – almeno un po’ – e i miei occhi scrutano il sentiero più avanti. Presto pedalerò abbastanza velocemente da sentire una fresca brezza in una giornata perfetta.

A quanto pare, è proprio vero, una volta imparato ad andare in bici, non lo scorderai mai. La pelle dei palmi delle mani mi brucia un po’ quando si risvegliano i calli incisi da anni di pedalate. Purtroppo, sembra che il mio posteriore non abbia calli così radicati, e in questo momento mi sento Fantozzi alla Coppa Cobram. Seriamente, come si fa a girare in mountain bike quando l’unico conforto che i principianti hanno per il loro significativo dolore al culo proviene da qualche idiota avvolto dal domopak con scarpe da tip tap che assicura loro che il dolore andrà via con più tempo passato in sella?

Heroes Inspire Heroes Ep 1
Foto: Scott Bike

“A quanto pare, è proprio vero, una volta imparato ad andare in bici, non lo scorderai mai.”

Una nuvola spessa si solleva sulle montagne e il cielo, un tempo di un blu intenso, inizia a scaricare minuscole gocce di pioggia. Pedalata bagnata pedalata fortunata. Il ritorno in bici non avviene in un giorno, per quanto lo voglia. È invece un processo iniziato nel momento in cui mi sono ritrovato lontano dalla MTB e che finirà molto tempo dopo che avrò riconquistato forma e confidenza.

La battaglia tra i ricordi di vecchi tempi gloriosi e mesta condizione attuale è umiliante e frustrante a dir poco, ma chi se ne frega! La battaglia vera si svolge in bici.

Certo che fa male. Che le mie gambe sembra sacchi di cemento bagnato. Che braccia e spalle sono trafitte da migliaia di sottilissimi spilli. L’attrattiva della mountain bike è negli ostacoli, sapendo che ci saranno sempre rocce troppo grandi da superare, pedalate troppo lunghe da finire, e che non importa quanto bene si conosca il sentiero davanti a sé, troverà sempre il modo di sorprendervi.

Quando rientro in casa, mi crogiolo nella familiarità di questa sensazione. Le mie gambe sono stanche ma la mia mente è tranquilla. La doccia calda mi chiama. Mi metto davanti allo specchio, sorridendo alla silhouette nera lasciata dalla catena sul polpaccio e agli schizzi di fango sul retro degli shorts. Quando mi siedo per togliermi le scarpe da bici, l’indolenzimento del mio sedere mi sconvolge. Mi conforta il pensiero che il dolore passerà. Mi serve solo un po’ più di tempo in sella.

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Cristiano Guarco - 4bicycle - portrait 211127

Ciao a tutti, sono Cristiano Guarco, appassionato da una vita di mountain bike ma anche del movimento ciclistico in ogni sua forma. Da circa 20 anni ho fatto della mia passione la mia professione, una grande fortuna raccontare questo mondo, per parole e immagini, che tanto mi ha insegnato e continua a insegnare ma anche ispirare.