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GF Alpi del Mare, l’esordio ha conquistato tutti

di - 13/10/2025

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Di Edoardo Margiotta

Le Alpi e il Mare, due mondi che si incontrano sulle colline che racchiudono, Mondovì, in provincia di Cuneo. Profili dolci, punteggiati di piccoli borghi: uno scorcio d’Italia che i ciclisti, anche se impegnati nella competizione, sono certamente riusciti ad apprezzare. Sì, perché nel pieno dello sforzo era impossibile cogliere la bellezza di quanto circondava il serpentone di 2300 iscritti da 21 nazioni. Un numero incredibile, soprattutto se si pensa che la GF Alpi del Mare il 21 settembre era alla sua prima edizione. Merito degli organizzatori del GS Alpi, che l’hanno ideata e promossa tenendo in massima considerazione la bellezza del percorso, ma anche gli aspetti paesaggistici e di valorizzazione del territorio.

Un successo inatteso

La vera sorpresa? Il numero di iscritti, che ha più che raddoppiato le aspettative, caute proprio perché si trattava della prima edizione. Il percorso quest’anno era uno solo, scelta volta a ridurre le complicazioni ma che probabilmente dal prossimo anno lascerà il posto a due opzioni: una più impegnativa degli attuali 101,4 km con circa 1.800 metri di dislivello e una più abbordabile. Parliamo in questo caso degli agonisti, perché già per questa edizione di esordio è stata proposta la pedalata cicloturistica, con tanto di ristoro gourmet, per chi desiderava vivere la giornata senza lo stress e l’impegno insiti nella competizione. 

Percorso divertente e non troppo impegnativo

Sette salite, undici discese, pendenza massima del 17.2%. Detta così, la “Granfondo Alpi del Mare” rischia di fare paura. In realtà il percorso è veloce, scorrevole, con salite quasi tutte pedalabili, che i primi affrontano con rapporti lunghi, di potenza. A proposito dei primi: la griglia di partenza vedeva schierati due nomi molto noti nel panorama delle granfondo italiane, ossia Alberto Nardin, il più vincente nel 2025, e Luca Cavallo, trionfatore alla Maratona dles Dolomites del luglio scorso. Sono lì con me, in griglia VIP, mentre i minuti prima della partenza scorrono via tra animazione, musica, saluti delle autorità locali – che appaiono molto partecipi in questa iniziativa di valorizzazione del territorio – e la benedizione del parroco in divisa da gara, pronto a partire a sua volta.

Partenza a velocità controllata

Pronti, via! Pedaliamo dietro l’auto dell’organizzazione, superando senza problemi la prima salita e un tratto di rettilineo. Poi, allo “start” effettivo, tutti a 50 km all’ora come sempre, questa volta senza correre troppi rischi. La prima salita sgrana il gruppo, ciascuno prende il passo che può sostenere e cominciano a formarsi piccoli “treni” di concorrenti. Mi accordo a 5-6 altri ciclisti, tiriamo un po’ per ciascuno e tutto sembra funzionare al meglio. Fino alla prima discesa, impegnativa perché veloce. E qui l’entusiasmo e la spregiudicatezza del gruppo vengono ridimensionati da un paio di “lunghi”, con altrettanti ciclisti che riemergono, apparentemente incolumi, dalla vegetazione a bordo strada.

Ristori da riposizionare 

Al trentesimo chilometro circa, all’improvviso, ecco apparire il primo ristoro, il più ricco. Impressionante la quantità di cibo, una tentazione che però i concorrenti più impegnati nella gara riescono a ignorare. A proposito dell’ubicazione dei ristori: è buona regola distribuirli in modo coerente con le necessità dei concorrenti. Se per ipotesi ci fossero tre punti di ristoro, il primo dovrebbe essere solo idrico, il secondo con cibi solidi, il terzo solo idrico. Così facendo si riuscirebbe a dare supporto a tutte le tipologie di iscritti, dagli agonisti a coloro che partecipano per il gusto di passare una giornata insieme. In prospettiva 2026, dunque, consiglio di rivedere la collocazione dei ristori: al trentesimo chilometro meglio piazzare un bel rifornimento idrico, per poi spostare idealmente tra il cinquantesimo e il sessantesimo il ristoro gourmet, e chiudere con un ulteriore punto idrico tra settantesimo e ottantesimo chilometro. 

Arrivo in centro 

La gara prosegue, il percorso è ben segnalato e presidiato. Pochissime le occasioni in cui qualche auto è riuscita a sfuggire ai blocchi, senza mai creare situazioni di reale pericolo. Dopo tante salite e discese la gara affronta un tratto pianeggiante, molto veloce, che porta rapidamente a Mondovì. Il traguardo è in pieno centro, nella città storica, al termine di una salita non impegnativa ma che, dopo 100 km di gara “a tutta”, lascia il segno. L’arrivo è suggestivo, anche se di spazio in piazza ce n’è poco. Il villaggio è nella zona bassa, perciò è necessario percorrere in senso inverso una piccola parte del percorso, facendo attenzione a non ostacolare chi è ancora in gara. Al pasta party non ho partecipato ma, osservando la lunga coda, ho l’impressione che fosse un po’ sottodimensionato rispetto al numero di partecipanti: gli organizzatori, del resto, non potevano immaginare di superare i 2000 iscritti. 

Ottimo inizio

Il GS Alpi e i suoi partner, a partire dal costruttore di biciclette premium Officine Mattio, tutti fortemente radicati nel territorio, hanno vinto la scommessa. A giudicare dall’entusiasmo di tutti, partecipanti e organizzatori, l’edizione 2026 sarà ancora più sontuosa. Il periodo è quello giusto, la seconda metà di settembre, con il clima ancora mite, a tratti piacevolmente caldo come quest’anno. E il percorso è perfetto per scatenare gli agonisti e allo stesso tempo non mettere alla corda chi ha altri obiettivi.

Il punto di vista

di Fabio Banfi

La mia partecipazione è stata in forse fino alla fine, a causa della rovinosa caduta in allenamento il giovedì precedente la gara. Ma fortunatamente è stata la bici ad avere la peggio, non il ciclista. Il giorno stesso della disavventura, prima ancora di metabolizzare lo spavento, ricevo un messaggio da Edoardo: “Ti abbiamo trovato la bici per correre domenica, non puoi mancare”. Il sabato mattina un giretto era necessario per impostare una posizione in sella quanto meno credibile e prendere un po’ di confidenza prima di partire per Mondovì.

La serata di sabato scorre piacevolmente, tra il ritiro del pacco gara e la cena in compagnia di altri partecipanti, alla ricerca di informazioni e suggerimenti sul tracciato, del tutto inedito. L’orario di partenza più rilassato del solito e il privilegio di avere la griglia VIP mi regalano qualche ora di sonno in più rispetto alle altre granfondo.

Sulla linea di partenza fa impressione l’impatto delle oltre 2.000 maglie create ad hoc per l’evento, con altrettanti ciclisti pronti a vivere una giornata all’insegna del divertimento. Si, perché il clima è quello di una festa dello sport, l’agonismo si percepisce appena, smorzato dalle battute dello speaker. Benedizione del parroco, mai così vicina al ciclismo in quanto anch’egli ciclista, con citazione della mamma “mi raccomando… vai piano” e si parte.

I primi chilometri scorrono a velocità controllata, a ruota degli apripista, ma appena la strada si allarga viene dato il via volante ed il ritmo diventa subito proibitivo. Un attimo di tensione nell’affrontare in gruppo una discesa velocissima, oltre i 75 km/h, ed è subito salita. Il drappello di testa si allunga e si frammenta metro dopo metro, sotto il ritmo tremendo impresso dai più forti. Stringo i denti e cerco di restare in buona compagnia cercando di sfruttare i cambi e la scia per fare la differenza, consapevole che sarà una gara veloce, senza salite particolarmente lunghe. A tratti riesco anche a godermi gli splendidi paesaggi della zona, scorci mozzafiato di colline a perdita d’occhio. Peccato non aver potuto assaggiare le tante prelibatezze locali del ristoro gourmet, avrei perso il gruppo buono, anche se ripensandoci ne sarebbe valsa la pena!

La gara si conferma molto veloce e senza tregua, i tratti vallonati si alternano a continue variazioni di ritmo e intensità. Purtroppo a dieci chilometri dall’arrivo, sul tratto pianeggiante, mi esplodono letteralmente i crampi ad entrambe le gambe, probabilmente per via della posizione non corretta sulla bici e devo mollare il gruppo di cui ho fatto parte per tutta la gara. Inizia una “crono” in solitaria… dietro, il vuoto, fino a quando vengo raggiunto da un gruppetto che mi porta al traguardo. Chiudo 67° assoluto e settimo di categoria, gratificato dal percorso decisamente bello e dall’organizzazione di gran livello. Arrivederci al 2026!