Foto: Enrico Pozzi e Giacomo Meneghello
Tornano anche quest’anno, da maggio a settembre, le giornate in cui la montagna si concede solo a chi la rispetta in punta di pedale.
Senza bisogno di pettorali né chip: solo tu, la tua bici, e alcuni dei nomi più mitici del ciclismo mondiale. Stelvio, Gavia, Mortirolo, Cancano, San Marco, Spluga, Campo Moro: nomi che fanno brillare gli occhi a ogni grimpeur e che, per qualche ora, si trasformano in santuari a cielo aperto.
Passo Stelvio – 2.758 m
Il più iconico. Il più alto d’Italia. E, nel 2025, anche il più celebrato: sono 200 anni dalla sua inaugurazione, e il 30 agosto si festeggia con la Scalata Cima Coppi, evento simbolo dell’estate ciclistica valtellinese. Per un’intera giornata, il passo sarà totalmente chiuso al traffico su tutti e tre i versanti – lombardo, altoatesino e svizzero – trasformandosi in un’arena d’alta quota per migliaia di appassionati.
Dal versante di Bormio si parte in quota e si affrontano 21 km e oltre 1.500 metri di dislivello tra 40 tornanti, paesaggi lunari e aria sempre più rarefatta. È qui che il ciclismo diventa epica, con i suoi 2.758 metri che rappresentano il punto più alto mai toccato dal Giro d’Italia, la leggendaria Cima Coppi.
Passo Gavia – 2.652 m
È la montagna del silenzio, dove la natura domina incontrastata e la strada sembra disegnata con una matita tra ghiacciai e vallate. Il Gavia collega Santa Caterina Valfurva (SO) con Ponte di Legno (BS), tracciando un collegamento tra Valtellina e Valle Camonica.
Dal versante valtellinese, la salita si snoda per 13 km, con un dislivello di poco meno di 900 metri. Il tracciato è stretto, senza concessioni moderne, e si arrampica tra vecchie gallerie, prati d’alta quota e tornanti che hanno fatto la storia del ciclismo. Ogni curva è un inno alla fatica, ogni sosta una cartolina naturale.



Laghi di Cancano – 1.950 m
Un’ascesa affascinante e perfetta anche per chi è alle prime armi con le grandi salite. Quella che porta ai Laghi di Cancano, bacini artificiali costruiti nel cuore della Valle di Fraele, è una salita storica: la strada fu realizzata durante la Prima guerra mondiale e completata nel 1925 con la costruzione delle dighe.
Si sale per circa 9 km, con 20 tornanti regolari e un dislivello di 600 metri, costeggiando pascoli e boschi fino alle celebri Torri di Fraele, due bastioni medievali che sembrano sorvegliare l’ingresso in una valle segreta. Ideale per bici da corsa, gravel o e-bike.
Passo del Mortirolo – 1.852 m
Il Mortirolo è basso solo nella quota. Per tutto il resto – pendenze, storia, rispetto – gioca nella serie A delle salite europee. Qui Marco Pantani ha costruito una leggenda.
Dal lato valtellinese ci sono tre possibili versanti:
- da Mazzo di Valtellina: 12 km, 1.300 m D+, con tratti che superano il 18%;
- da Tiolo (Grosio): 14 km, 1.100 m D+, più pedalabile ma pur sempre impegnativo;
- da Tovo Sant’Agata: la novità più recente, con 12,5 km e oltre 1.300 m di dislivello, una delle salite più dure in assoluto per costanza e pendenza. Qui non si scherza: il Mortirolo è per chi cerca la sfida. Ma una volta in cima, il premio è tutto interiore.
Campo Moro – 2.016 m
La novità 2025 si affronta al calare del sole. La salita a Campo Moro, in Valmalenco, si potrà percorrere in notturna, in un evento speciale che promette suggestioni uniche tra le luci delle bici e la luna che filtra tra gli alberi. La strada parte da Lanzada (972 m) e si inerpica per 15 km fino ai laghi artificiali di Campo Moro e Gera. Il dislivello è importante, oltre 1.000 metri, con pendenze che raggiungono il 14%. Una salita solitaria, poco conosciuta ma di grande fascino, perfetta per chi ama esplorare e uscire dai soliti tracciati.
Passo San Marco – 1.994 m
A cavallo tra la provincia di Sondrio e la Val Brembana bergamasca, il San Marco è una salita lunga e lineare, che unisce due mondi diversi.
Dal versante valtellinese (Morbegno), la strada si arrampica per 15 km, con pendenze regolari che toccano il 10%. Più aggressiva la salita brembana: 12 km con punte al 17%, un test impegnativo anche per i più allenati. È una salita che regala panorami vasti e aperture improvvise, con pochi tratti ombreggiati e tanta montagna vera.
Passo dello Spluga – 1.906 m
Un valico storico, che collega la Valchiavenna con il Canton Grigioni svizzero. Lo Spluga è tra i più scenografici dell’arco alpino: serpentine mozzafiato, gallerie scavate nella roccia, vallate ampie e la sensazione costante di pedalare in verticale.
La salita da Campodolcino (1.086 m) è lunga 14 km, con un dislivello di oltre 800 metri. Le pendenze sono toste – fino al 15% – ma la vista ripaga ogni fatica. Una classica per chi ama la montagna vera, senza filtri.



(Fonte: comunicato stampa)






