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Anna Mei, un altro record per la nostra ultracycler

di - 25/01/2018

Guinnes World Record per Anna Mei che ha percorso, indoor, 371,7 km in 12 ore, all’interno de velodromo di Grenchen in Svizzera, aggiudicandosi il record di categoria 50-60 anni. L’iniziativa è stata promossa per raccogliere fondi e sostenere Debra SudTirolo, l’associazione dedicata ai bambini affetti da epidermolisi bollosa.

Prima di tutto, prima di documentare il record di Anna, diciamo chi è la nostra ultracycler.

Anna Mei è una ciclista italiana. Nasce in una famiglia di sportivi: il padre Aldo è un allenatore di tennis, mentre il nonno Vincenzo è stato primo maestro di tennis in Italia nonché capitano della squadra italiana di coppa Davis negli anni trenta. Diplomata ISEF è tuttora insegnante di educazione fisica. Nel 1996, agli albori dello Spinning in Europa, entra in contatto con questa specialità indoor. Successivamente si cimenta nelle prime gare di 24h Endurance di mtb, competizioni riconosciute dall’UCI, specializzandosi definitivamente in queste gare. Anna detiene ben cinque record: il record mondiale femminile di 1000 km indoor percorsi in 35 ore, il record mondiale femminile di 738,851 km in 24 ore, il record mondiale femminile di 398km in 12 ore, il record delle 100 miglia in 4 ore 35 minuti e quello delle 200 miglia in 9 ore e 45 minuti. Dal 2009 è testimonial di Debra Sudtirolo, lAssociazione che si occupa di aiutare i bambini affetti da epidermolisi bollosa.

“Io e la pista di Grenchen abbiamo un conto in sospeso” Dichiara Anna a mente fredda


Anna Mei, già campionessa mondiale ed europea di ultracycling, nella giornata di Domenica 21 Gennaio al velodromo di Grenchen, in Svizzera, si è aggiudicata il record di categoria 50-60 anni, pedalando indoor per 12 ore consecutive, percorrendo 371,7 km. Il record totale di chilometri non è arrivato ( il primato di 398 km che detiene lei stessa) ma Anna ne ha battuti altri: uno su tutti quello di categoria 50-60 anni, ma anche il record sulle 6 ore (187,538 Km), il record sui 100 Km (2:47:40,707 h), sui 200 Km (6:23:12,620 h) e sui 300 Km (9:32:07,840 h). Colpita dai crampi che l’hanno costretta a uno stop di oltre 30 minuti alla terza ora, Anna ha continuato nonostante questo a pedalare per completare le 12 ore e ha terminato la prova percorrendo 371,7 Km e 1486 giri.

L’obiettivo non era poi così lontano: superare 398 Km. Record che deteneva lei stessa e che aveva raggiunto nel 2015.

“Mi sono sentita legata nel mio stesso corpo,” ha dichiarato Anna Mei. “Non mi era mai successo di essere colpita dai crampi ed è stata durissima continuare a pedalare. Sono state nove ore di sofferenza e lotta ma mai di sconforto, non ho mai pensato di mollare”.

“Quello che so adesso è che io e la pista di Grenchen abbiamo un conto in sospeso.”

Anna, milanese, classe 1967, era tornata in pista non solo per battere il record delle 12 ore su pista, ma anche per sostenere Debra Sudtirolo (www.debra.it) l’Associazione che si occupa di aiutare i bambini affetti da epidermolisi bollosa, una patologia che rende la pelle di chi ne soffre molto fragile.

Si tratta di una malattia genetica che porta chi ne è affetto a dover convivere tutta la vita con vesciche e piaghe dolorose generate da ogni minimo sfregamento della pelle. Da qui il nome “bambini farfalla”, alludendo appunto alla delicatezza della loro pelle.

A questo scopo è tuttora in corso una raccolta fondi online, raggiungibile al seguente link: https://www.retedeldono.it/it/progetti/tennis-club-premeno-asd/12h4debra.

Segui Anna Mei sulla sua pagina Facebook.

 

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.