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ASO Paris Nice Challenge, noi ci siamo stati

di - 13/03/2018

Strana la mente, basta staccare il pettorale alla fine del Lombardia GF e in quei 3/4 mesi che ti separano dall’inizio della nuova stagione ci si dimentica tutto. Poi improvvisamente ti ritrovi a febbraio/marzo, alla vigilia di un nuova granfondo e piano piano ritrovi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, con tutte le sensazioni da vigilia: l’arrivo in albergo, le classiche discussioni con l’albergatore che non capisce che, piuttosto usciamo noi ma la bici dorme di sicuro in camera, che anche se si chiama bici come la Graziella è una cosa un po’ diversa. Per non dire le discussioni sulla colazione pre gara che non può essere solo un cappuccio e brioche, l’immancabile ricerca di un supermercato per comprare un rinforzino alla colazione del giorno dopo, la consultazione ossessiva delle previsioni del tempo, il risveglio 15 minuti prima della sveglia con l’orecchio teso per sentire eventuali rumori di pioggia e, finalmente, il momento più delicato, la scelta dell’abbigliamento … estivo, invernale, manica lunga o corta più manicotti?

 

Questo è stato l’antipasto della mia Paris – Nice Challenge (la Parigi – Nizza per amatori, che per la verità è più una randonnée che una gran fondo), che quest’anno ha aperto la mia stagione visto il rinvio della Granfondo Laigueglia.

E tutto è andato benissimo: bici in camera, pane e prosciutto (schifoso) al supermercato, risveglio senza pioggia e abbigliamento a cipolla misto antipioggia, che le nuvole nere all’orizzonte davano l’idea che più che un pericolo scampato sarebbe stato un conto alla rovescia per l’arrivo della pioggia, che in effetti è arrivata al km 3.

Da lì in poi, sono stati 107 km sotto una pioggerellina fine, che ha bagnato corridori e strada quanto basta per farti sentire insicuro, con temperature tra i 4 ed i 7°C e una nebbia più o meno costante. Detto così, potrebbe sembrare il prologo di una giornata da tregenda; invece, con un abbigliamento adeguato e soprattutto i copriscarpe antipioggia, anche questa è andata, non è stata certo la giornata in cui ho sofferto di più il freddo in bici e se proprio vogliamo parlare di clima è stata molto meglio dei 35 °C sull’Izoard alla scorsa Etape du Tour.

La vera sofferenza è stata semmai ripassare sulle meravigliose salite tra gli ulivi ed i village (alla francese, perché fa più figo) perché della Costa Azzurra (in parole povere, delle rocche come in Italia ne abbiamo a centinaia, che ovviamente i francesi strombazzano a chilometri di distanza come se fossero dei prodigi unici al mondo), che l’anno scorso avevano i colori del mediterraneo baciato dal sole ed oggi erano monocolor pioggia, percorrere le varie “corniche” (anche in questo caso detto alla francese) vista mare della Costa Azzurra avvolti nella nebbia che quasi nascondeva il mare e rassegnarsi allo spirito di rassegnazione in gruppo. Dei 1,500 iscritti (già pochi, probabilmente perché molti sono stati scoraggiati da Burian), 600 se ne sono infatti rimasti direttamente a casa o a letto e gli altri (me compreso) avevano chiaramente la faccia di chi pensa solo a salvare le chiappe prima dell’arrivo del diluvio, piuttosto che a godersi il giro in bici.

Si è quindi perso, purtroppo, quel meraviglioso spirito conviviale, da rimpratriata tra amici che si ritrovano  dopo l’inverno e si godono il primo sole dell’anno, che, grazie anche ad un percorso bello paesaggisticamente e tecnicamente adatto alla stagione (110 km e circa 1,800 m. D+, senza salite particolarmente impegnative), l’anno scorso aveva reso la Paris Nice Challenge una meraviglia. Peccato, perchè questa manifestazione ha davvero tutto per essere meravigliosa: una bellissima città di partenza, un clima meraviglioso (salvo annate sfortunate come questa), l’accoppiata con la corsa dei pro, un bel percorso in un’area con tante possibili alternative, dove è facile trovare un percorso nuovo ogni anno per rendere sempre nuova la manifestazione, una partecipazione internazionale e lo spirito rilassato delle gran fondo doltr’alpe.

Nonostante la pioggia, è comunque andata meglio qui che al Laigueglia, almeno questa siamo riusciti a farla!

E per l’anno prossimo, speriamo che torni il sole ed anche che gli organizzatori disegnino un percorso nuovo; non che questo sia brutto, anzi, ma avere un appuntamento fisso, per di più in una bellissima città città come Nizza, che dia anche la possibilità di scoprire ogni anno percorsi nuovi sarebbe ancora più bello.

Se poi l’appuntamento fisso fosse anche con il sole come ci si aspetta da queste parti, sarebbe proprio eccezionale.

Un grande grazie va a Simone Frassi di bklk.it

che anche questa volta si è beccato un sacco di acqua per colpa nostra! Ma lui si diverte a soffrire (così dice)…………… Prima o poi ci aspettiamo una MACUMBA che va a buon fine.

foto credits: sportograf.com

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.