Christian Ancione, è cicloturista appassionato di viaggi e di MTB. Tra le sue esperienze, quasi scontato farlo notare, il Cammino di Santiago. Ed è proprio durante il pellegrinaggio ciclistico che vede la luce o, meglio, nota un negozio di bici con telaio fatto in bamboo. Una folgorazione… Non appena rientrato in Italia, Christian mette in pratica la sua ottima propensione alla manualità e assembla, in garage, il suo telaio in quel materiale che, in Oriente, è considerato simbolo delle virtù di resilienza.
Questo primo telaio esiste ancora e fa bella mostra di sé, su una parete del nuovo negozio di Cicli BAM, a Sassello (SV). Sta lì in bella vista perché rappresenta il primo mattone nella costruzione di una realtà che, oggi, conta quattro soci che hanno deciso di trasformare quell’idea in un’impresa. Oltre ad Ascione, Claudio Castelli si occupa della parte commerciale, Sergio Bolla della comunicazione, mentre le mani precise e appassionate di Matteo Parodi, che ha raccolto l’eredità di Christian in laboratorio, danno forma ai telai.

Dalla plastica al bamboo
“All’inizio non pensavo potesse diventare un lavoro, ma oggi siamo qui e ci crediamo” spiega Christian illustrandoci la loro storia “I primi telai li abbiamo commercializzati nel 2015, ma la svolta per noi avvenne nel 2017 quando Dario Nardi portò a compimento un’impresa proprio a bordo di una BAM”. Il biologo italiano aveva attraversato il Sudamerica in bicicletta: 5.000 chilometri e 6 mesi di viaggio, tra deserto e Ande, per sensibilizzare sull’emergenza della presenza di plastica nell’Oceano Pacifico. Un’impresa che, oltre ad aver fatto il giro dei media italiani, che ha fugato ogni dubbio sulla resistenza e l’efficienza delle bici di Ancione.
Il messaggio green di Nardi non poteva sposarsi meglio con le bici di Christian… Ma, paradossalmente, proprio questo messaggio è stato un limite alla percezione di BAM: “Eravamo diventati ‘quelli delle bici ecologiche’ e tutta la ricerca e lo sviluppo, che stavano dietro i nostri progetti, erano come sparite dalla percezione di chi guardava un telaio BAM”. Strano, ma comprensibile, in un mondo sempre più orientato alla performance e bombardato di dati sulla disposizione della fibra di carbonio, sui guadagni di Watt, sulle micro percentuali di guadagni in performance.
Oggi i telai BAM, realizzati ancora interamente a mano da Parodi, hanno raggiunto livelli di finiture ed estetica non paragonabili a quelli di pochi anni fa.
Ecco quindi la nostra missione: sederci e pedalare su una BAM, metterla alla prova e raccontarla sia dal punto di vista della fattura sia, soprattutto, della perfomance… Sarà promossa o bocciata la specialissima artigianale in bamboo? È solo una originale bici green, o ha davvero un suo perché nelle prestazioni sul campo?




BAM, la nostra prova
- Modello: BAM Alba, gravel
- Telaio: tubi in bamboo con congiunzioni in fibra di carbonio
- Gruppo Campagnolo EKAR con guarnitura Ingrid
- Ruote: Campagnolo
- Pneumatici: Pirelli Cinturato Gravel H 35c
- Peso rilevato: 8,8 kg (taglia 54)
- Prezzo: 7.900 euro
“Alba è la nostra bici da gravel più aggressiva” ci spiega Parodi (il modello Nina è invece più adatto ai viaggi). “Recentemente abbiamo studiato un upgrade che riguarda il carro posteriore: sezionando la canna di bamboo e inserendovi della fibra di lino (una soluzione inedita). In questo modo riusciamo a rendere la bici molto più reattiva.
Le congiunzioni sono ricoperte con una fasciatura in fibra di carbonio, mentre i nodi del bamboo visibili a metà dei tubi del telaio non hanno una funzione estetica, bensì di dispersione delle vibrazioni: sono ciò che rende il telaio particolarmente confortevole“.
Ci ha spiegato Matteo che il bambù non è un legno, ma un’erba legnosa. Ha caratteristiche simili al legno, ma decisamente migliori in termini di assorbimento delle vibrazioni, rigidità, leggerezza durabilità. Può essere lavorato per produrre oggetti come pavimenti, mobili, arredi, impalcature e persino ponti.
Le canne di bamboo per i telai BAM sono selezionate e provengono da una specie ben precisa. Sono tagliate quando raggiungono i 4 anni di vita e sono stagionate, come minimo, per altri 2 anni. Per produrre un telaio, Matteo ha bisogno di 7/9 giorni di lavoro.
Per chi avesse delle perplessità, tutti i telai BAM hanno passato tutti i test obbligatori di qualità, presso l’istituto Malignani di Verona.
Come va la bici in bamboo



Abbiamo pedalato in compagnia di Claudio Castelli, su un anello per l’80% sterrato, con tratti di strade bianche, un breve single track in discesa, decisamente tecnico, con circa 800 m di dislivello.
Durante la prova la sensazione di guida è stata di facilità, immediatezza e comfort in tutte le condizioni e, anche quando sollecitata, la BAM ha sempre risposto con il carattere di una Gravel corsaiola vera. Ci ha sorpreso il modo con il quale sa trasformarsi in un attimo da placida e morbida, a graffiante e aggressiva. Di fatto ci si dimentica di essere su un telaio in legno e anche in salita la reattività è da prime della classe, soprattutto sullo sterrato.
Abbiamo voluto concludere il test con una provocazione: stressiamola sull’asfalto, come fossimo in corsa… Se una Gravel in bamboo reagisce bene anche su un terreno non propriamente adatto alla sua natura, vuol dire che non ci sono dubbi sulla bontà del progetto. Beh, sia in salita sia in discesa la “Alba” ha ampiamente superato il test: ha risposto a tutte le sollecitazioni, con ottime impressioni. In discesa sorprende per tenuta e manovrabilità e, per essere una gravel, è davvero divertente “buttarla giù” in curva.
Tutte rose e fiori? Un neo lo abbiamo trovato: alle alte velocità, la BAM paga la poca aerodinamicità e per farla correre bisogna spingere… Ma anche in questo caso era tutto ampiamente prevedibile.
Pur non rivolgendosi al mercato delle Gravel agonistiche (non potrebbe nemmeno viste le norme UCI), possiamo dirlo, la bici ha ottime prestazioni, ben oltre quello che potevamo immaginare. E se pensiamo al confort che offre il bamboo, in relazione alla prestazione, allora siamo decisamente su livelli alti in senso assoluto. Insomma, possiamo affermare senza ombra di dubbio che la “Alba” è performante, oltre che originale e green.
A chi si rivolge la BAM
Una bici così non è per tutti, sia per la sua concezione, sia per il prezzo. Il telaio si colloca infatti al di fuori dal nostro “tempo estetico”, monopolizzato da forme di tutt’altra natura. Per quanto riguarda invece il prezzo, un telaio frutto di una lavorazione artigianale di questo genere è costoso (il listino dice 5.000 euro, mentre la bici finita, in versione base, costa 6.900 euro), decisamente impegnativo per l’acquirente che possiamo definire “medio”.
Detto questo, in termini di originalità e finiture, la Alba si colloca ai piani alti del mercato. Le congiunzioni sono una vera opera d’arte e ogni telaio è ovviamente unico e non replicabile.
Ogni bamboo ha una forma naturalmente diversa e ogni BAM è una storia da raccontare.